Il suono dell'universo.

lunedì 9 dicembre 2013

Atucà alla Città del Libro di Campi


  









Ecco gli appuntamenti salentini di Atucà:

Venerdì 13 ore 10.00 inizio
 Istituto Comprensivo "Magistrato Giovanni Falcone" Via R.Isabella, snc zona Gelsi  COPERTINO (Lecce)

  Venerdì 13 ore 22.00 ANNULLATO
  The Loft, via Lecce 1 TRICASE(Lecce)

 Atucà, è un indio di razza Guaranì, uno dei più antichi, numerosi e decimati popoli d’Amazzonia. Instancabile e affabulatore, lancia messaggi in modo accattivante e coinvolgente con le sue conferenze nelle Università, alla gioventù, in circoli Unesco, associazioni o anche al pubblico che popola i suoi spettacoli di ‘bolas’, antichissima arma indigena, e ‘bombo leguero’, mantenendo viva la fiammella di temi tragicamente attuali ma che appaiono lontani e sbiaditi in occidente.
Presente alla Eco’92 con il Cacique Josuè Xavante, Capo delle Comunità Santa Cruz  De Xavantina, Matogrosso del Nord, Atucà  si impegna sui temi di intercultura, educazione alla convivenza e alla convivialità delle differenze, alla conservazione della diversità biologica e culturale,  all’alimentazione.

Tra le partecipazioni di maggior rilievo si evidenziano:

-          Eco ’92 – Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro

-          Festival di cultura indigena organizzato dallo stesso Atucà Guaranì e promosso dal Ministero di Cultura argentino nel 1998

-          Master biennale Internazionale in istituzioni e Culture Costituzionali Comparate dell’Università degli Studi di Lecce: 3 incontri di 4 ore ciascuno sul tema: ‘Diritti indigeni in Sud America’ 2007/08

-          Festival contro il razzismo, Bonn – 2007
-          Fiera SANA di Bologna 2011, 23° Salone internazionale del naturale
-          Club Unesco di Lucera, novembre 2011. Tema: i diritti delle comunità indigene che dipendono dalla foresta e degli ambienti forestali in pericolo a causa degli interessi di affaristi senza scrupoli.
-          Convegno ‘Ambiente e gruppi locali’, 15 febbraio 2012, presso l’Associazione Italo-Americana di Trieste, patrocinio della Provincia di Trieste, collaborazione dell’Associazione Italo-Americana FVG, dell’American Corner di Trieste e del Centrum Latinitatis Europae, Aquileia ( Udine ).
Gli argomenti che tratta durante le sue conferenze riguardano la questione della protezione del territorio indigeno, della problematica culturale vissuta in molti paesi sud-americani e delle cause della distruzione della foresta amazzonica con conseguente rottura dell’equilibrio ecologico del suo Habitat naturale e della cultura tradizionale indigena oltre che dell’estinzione di numerose etnie. Una storia che gli astanti possono visualizzare anche attraverso i suoi disegni in carboncino e acquarello che fermano alcuni momenti di vita e lotta indigena.
La sua è, dunque, una conferenza completa di storia, tradizioni e, la dove possibile, esegue una breve dimostrazione di alcuni rituali ritmici effettuati con strumenti realizzati con tronchi d’albero e cuoio di capra, con la boleadera, arma tradizionale dei nativi sud americani  di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay che si effettuavano già precedentemente all’arrivo delle autorità cattoliche venute dalla Spagna all’epoca della missione Gesuita.


 

 
 

 
 

venerdì 6 dicembre 2013

Idrocarburi in Puglia: istanze di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio

petrolioegas.it
In Italia oggi esistono 1.010 pozzi produttivi di cui 615 in terraferma in 88 concessioni e 395 a mare in 45 concessioni. -

 
E' l'idea di sviluppo che hanno in serbo per noi, una delle poche regioni italiane ad essere rimasta fuori dalla follia petrolifera. Una scelta che ha prodotto importanti risultati a livello occupazionale nell'indotto turistico e della produzione agricola di pregio che in pochi anni ha superato di gran lunga i dati Emiliani.  Mettendo a confronto Puglia ed Emilia Romagna, in quest'ultima si nota un rapporto inversamente proporzionale tra la crescita della raccolta di idrocarburi e il turismo. Gli idrocarburi stanno di fatto riducendo la varietà della capacità produttiva delle tante regioni che hanno dato il via libera ad un'economia basata su olio nero e gas. Quali sono le valutazioni che vengono fatte quando si parla di costi e benefici? Quale valore viene dato a quelle che con distacco vengono definite 'esternalità'? insorgenza di malattie gravi, terreni non più coltivabili, deviazione delle masse turistiche, contaminazione di falde, aria e terra hanno un costo altissimo per tutti noi.
http://www.greenreport.it
Quali le conseguenze? 14 associazioni ambientaliste hanno sottoscritto e inviato ai Ministeri competenti una relazione sulla 'Ricerca di idrocarburi in Mediterraneo e impatto sull'ecosistema marino e sulla vita dei Cetacei' - fanghi e fluidi perforanti utilizzati (miscele a base di oli minerali, gasolio, idrocarburi, acqua e materiali sintetici, i  quali risultano saturi di BTEX - benzene, toluene, ethyl-benzene, xylene, metalli pesanti - mercurio, arsenico, vanadio, piombo, zinco, alluminio, cromo, bario, berillio, cadmio, rame, nichel, argento e ferro, oltre a piccole quantità di materiale radioattivo, come gli isotopi 226 e 228 del radon [4-6]) e per le perdite inevitabili di idrocarburi durante l'estrazione. Nel caso in cui si verificassero eventuali incidenti e scoppi (molto frequenti anche in Italia) la situazione sarebbe disastrosa. Pertanto la contaminazione ambientale causerà magnificazione e bioaccumulo lungo tutta la catena trofica al cui apice si trovano i cetacei, sentinelle della salute dell'ecosistema marino -

mercoledì 27 novembre 2013

Contaminazione da Acido Fluoridrico: 26 milioni di persone negli Stati Uniti sono in pericolo a causa di un composto tossico.



Traduzione di Chiara Madaro 


Uno studio realizzato da lavoratori di 23 raffinerie petrolifere statunitensi dimostra che i sistemi di sicurezza esistenti sono inefficienti rispetto alla fuga di un gas straordinariamente tossico: l’acido fluoridrico (HF).

Secondo il documento, le soluzioni di HF, usate per produrre gas con alti livelli di ottano, minacciano i lavoratori e le vicine comunità. Secondo i ricercatori, circa 26milioni di persone sono esposte al rischio di osteoporosi, malattie cardiovascolari e morte prematura.

Sebbene la concentrazione massima concessa in luoghi di lavoro è dello 0,00002%, nella realtà la percentuale è superiore di migliaia di volte. Una nube con dosi mortali di acido fluoridrico può estendersi fino a 40 km dal luogo in cui è avvenuta la fuga.




http://www.usw.org/our_union/international_executive_board?id=0007
 Gary Beevers
“Se la fuga avvenisse a Houston, potrebbe spazzare via un intero edificio per uffici” ha esclamato Gary Beevers, rappresentante dell’associazione di lavoratori. La divulgazione di questa importante informazione si deve all’impegno di un sindacato che denuncia anche le carenze dei sistemi di controllo del filtraggio dell’aria e delle acque di superficie e sotterranee.

Le raffinerie rappresentate dal sindacato sono diffuse in 13 stati tra cui Texas, Illinois, California, Luisiana, Pensilvania e Washington e lavorano circa 3,3 milioni di barili di greggio al giorno e 12.000impiegati. Nonostante ciò, le condizioni di lavoro sono ad alto rischio e solo i proprietari accettano di negoziare miglioramenti delle misure di protezione senza che vengano stabilite scadenze.

“Non chiediamo che cambino tutto in una notte” assicura Beevers “Chiediamo solo che siano buoni gestori di ciò che hanno. Suggeriamo ispezioni annuali, non ogni 5 anni”.

(ndr) Gary Beevers è vicepresidente internazionale di USW, United Steelworkers, Sindacato americano per l'industria pesante

venerdì 22 novembre 2013

Fracking Argentina: Chevron si allea con YPF


di Richard Smallteacher su: http://www.corpwatch.org/article.php?id=15894

Traduzione di Chiara Madaro

YPF, compagnia petrolifera dello stato argentino, ha firmato un accordo con l’omologa statunitense Chevron per estrarre gas di scisto e petrolio usando la tecnologia del fracking nelle Ande meridionali. Gli attivisti ambientali e gli indigeni locali si stanno preparando alla lotta per fermare questa controversa tecnologia.

 

Il Fracking – abbreviativo di ‘fratturazione idraulica’ – utilizza tecniche di perforazione orizzontale allo scopo di perforare per miglia nella profondità della terra pompando milioni di galloni di acqua, sabbia e dannose sostanze chimiche in modo da rompere le formazioni rocciose ed estrarre il gas contenuto all’interno di esse.

Chevron afferma che investirà 1,24 miliardi di dollari per aiutare YPF a perforare 1.500 pozzi in un’area di 5.000acri della regione di Vaca Muerta, nella provincia di Neuquén, nell’Argentina meridionale.

Ma questo è solo l’inizio della storia. “YPF ha firmato accordi con Dow, la compagnia petrolifera situata a Neuquén e con Winter, compagnia tedesca. Inoltre sta negoziando con Exxonn, Apache, Total, ed altre. Diego di Risio del Southern Petroleum Observatory, una ONG che registra l’estrazione del petrolio nel paese ha detto all’Earth Island Journal che ‘Chevron a YPF non stanno semplicemente stringendo un accordo, stanno creando un precedente per l’intero settore’.

Greenpeace spiega l’impatto di questa estrazione: “La fratturazione di un singolo pozzo richiede un enorme volume d’acqua: circa 9.000-29.000 metri cubi (tra i 9 e i 29 milioni di litri). I prodotti chimici costituiscono circa il 2% del liquido di fatturazione cioè tra i 180.000 e i 580.000 litri. Solo il 15-80% del fluido iniettato viene recuperato. Il resto rimane sotterraneo dove è fonte di contaminazione delle falde acquifere.

“Non stanno prendendo solo la terra”, spiega Lautaro Nahuel delle comunità indigene Mapuche di Neuquén all’Earth Island Journal. “Tutte le specie viventi di questa regione sono interconnesse. Sarà coinvolto il fiume di Neuquén, il fiume con cui ci dissetiamo”.

La contaminazione da fracking si è mostrata in modi insoliti. Ad esempio alcune comunità negli Stati Uniti hanno visto l’acqua del rubinetto prendere fuoco in aree dove si opera il fracking. Guarda questo video su YouTube e questo articolo sulla rivista Time).

Secondo una ricerca svolta a Youngstown in Ohio, dove i residenti sono stati colpiti dal terremoto durante la vigilia di Natale nel 2011 e nuovamente a Capodanno, il fracking può anche aumentare drammaticamente il rischio di terremoti.

Questa tecnologia sta affrontando una feroce opposizione da parte di un certo numero di governi europei. La Francia ha vietato il fracking nel 2011 e la Bulgaria lo scorso gennaio. La Romania ha una moratoria su questa tecnologia e anche la Repubblica ceca sta valutando l’opportunità di esprimere un divieto.

I vari gruppi ambientalisti di tutto il mondo stanno facendo il passaparola sulle caratteristiche di questa tecnologia e organizzano proteste. Il villaggio di Balcombe, a sud di Londra, ad esempio, ha vissuto importanti proteste a riguardo. All’inizio di questa settimana  la Royal Canadian Mounted Police ha fermato una protesta e un blocco nella First Nation (nativi) di Elsipogtog organizzata per fermare un progetto sul gas di scisto  a Rexton, nel New Brunswick.

I Mapuche intendono partecipare a questo movimento internazionale in crescita. “Siamo pronti a difendere il fiume, la terra, le piante, affinchè possiamo continuare a vivere e sviluppare noi in quanto popolo”, dice Nahuel.  

Intanto Chevron è all’avanguardia nell’esportazione della tecnologia del fracking a livello globale. Il Financial Times riporta di come questa multinazionale stia tentando di ottenere concessioni in Europa orientale in modo aggressivo. “Per anni ha esplorato una superficie corrispondente alla frattura geologica che si estende dal Mar Baltico al Mar Nero”, scrive Guy Chazan. “Un pezzo cruciale per il suo puzzle è arrivato in maggio, quando ha ottenuto il diritto di negoziare un contratto per la raccolta di gas di scisto in Ucraina. C’è un arco quasi continuo di concessioni che si estende dal sud-est della Bulgaria e arriva al nord della Polonia. Nella sola Romania le aree coprono 2.700Kmq.

mercoledì 13 novembre 2013

Diritti umani e attività minerarie

Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite per i diritti dei popoli indigeni, James Anaya
 Il 6 novembre 2013, lo Special Rapporteur per i diritti dei popoli indigeni ha partecipato in videoconferenza al seminario su affari e diritti umani organizzato dal Coordinamento delle Organizzazioni Indigene dell'Amazzonia Brasiliana. I leader indigeni delle varie regioni brasiliane hanno partecipato alla tre giorni di Brasilia per migliorare le proprie capacità e conoscenze sui diritti umani dei popoli indigeni in un contesto di attività economiche, incluso l'agribusiness, le compagnie idroelettriche, del gas e del petrolio e le imprese minerarie.

Fonte: http://unsr.jamesanaya.org/

lunedì 11 novembre 2013

Strumenti internazionali per le popolazioni locali contro Tap

di Chiara Madaro.

Le popolazioni salentine e alcune delle amministrazioni locali, sono in questi mesi sottoposte a pressioni e preoccupazioni in merito alla realizzazione di progetti quali la Trans Adriatic Pipeline (Tap). A fronte di decisioni che sembrano già prese dall'alto e ad insaputa degli stessi sindaci, quali mezzi esistono per fermare quella che viene definita una follia senza senso?
Nel 2009 l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto annuale su 'Le Relazioni tra i cambiamenti climatici e i diritti umani', il primo in tema di cambiamenti climatici da parte di Unhchr. La Relazione fa riferimento alla Dichiarazione di Stoccolma (1972) la quale all'Art.1 afferma che :"esiste un fondamentale diritto alla libertà, all'eguaglianza, ad adeguate condizioni di vita in un ambiente la cui qualità sia tale da permettere una vita di benessere e dignità". Il documento è stato redatto in una chiara ottica di interdipendenza tra ambiente e diritti umani. Ed è in tale ottica che la Relazione al Cap.III ricorda come gli Stati abbiano l'obbligo di proteggere gli individui da minacce prevedibili per i diritti umani. Qui la visione è riportata nel quadro dei cambiamenti climatici ma facendo riferimento a principi fondamentali e, per questo, diritti irrinunciabili.
Anche la giurisprudenza della Corte Europea sui Diritti Umani ha dato alcune indicazioni su come il fallimento delle misure prese contro rischi prevedibili possa essere indirizzata alla violazione dei diritti umani. La Corte ha anche individuato la violazione del diritto alla vita qualora le autorità statali non adottino una pianificazione territoriale delle politiche di emergenza adeguate.
La Relazione del 2009 di Unhchr ricorda, inoltre, il principio di precauzione espresso all'Art.3 della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, Unfccc, in cui si afferma che la mancanza di piena certezza scientifica non deve essere usata dagli Stati per posticipare quelle decisioni che potranno prevenire e minimizzare le cause dei cambiamenti climatici mitigandone gli effetti dannosi.
Il Tribunale Permanente dei Popoli, poi, ricorda il Principio di Autodeterminazione dei Popoli.
I popoli posseggono oggi una serie di strumenti potenti anche se non sempre recepiti dagli Stati in maniera sufficientemente soddisfacente. Uno degli ultimi documenti è la Relazione prodotta da un gruppo di esperti del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) e pubblicata nel 2013, "Lo Stato della Scienza degli interferenti endocrini - 2012", la quale afferma che "La salute umana e le specie viventi dipendono dalla capacità di riprodursi e svilupparsi normalmente. Ciò non è possibile senza un efficiente sistema endocrino". Sistema che, viene affermato, è gravemente incapacitato da dalla sostanze chimiche contenute dagli idrocarburi (gas, petrolio e carbone)  e dai loro sottoprodotti.
 
 
 

domenica 10 novembre 2013

La ‘strage consapevole’ degli interferenti endocrini e gli effetti avversi dei combustibili fossili.


Al

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

ed al

Ministero dello Sviluppo Economico

 

 

Il testo che segue è stato inviato al Ministero competente tra le osservazioni che i cittadini potevano elaborare entro l'11 novembre 2013 contro l'ipotesi dell'avvio dei lavori di Tap 

La ‘strage consapevole’ degli interferenti endocrini e gli effetti avversi dei combustibili fossili.

Ragioni di ordine economico e sanitario contro la costruzione della Trans Adriatic Pipeline (Tap) in Puglia

 

 di Chiara Madaro

Abstract

 

Il presente studio intende:

o   informare i destinatari circa gli effetti avversi degli endocrine disruptors, interferenti endocrini, presenti negli idrocarburi

o   chiarire che il gas è a tutti gli effetti un idrocarburo e che, dunque, è scorretto pensare o diffondere l’idea che sia meno dannoso di petrolio e carbone

o   rammentare i costi sociali ed economici della diffusione di epidemie imputabili agli endocrine disruptors – e quindi agli idrocarburi - quali autismo, diabete o malattie neurovegetative come Parkinson e Alzheimer che colpiscono ormai in età precoce cioè in una fase ancora lavorativa degli esseri umani.

 

 

Indice

 

Pg. 3 - Una strage consapevole

Pg.6  - Il meccanismo degli endocrine disruptors

Pg.7  - Epidemie

  • Epidemie: i numeri dell’autismo
  • Epidemie: i numeri di Parkinson e Alzheimer
  • Epidemie: i numeri del diabete

Pg.9  - Conclusioni

Pg.10 - Autori di riferimento

Pg.10 - Sitografia

Pg.11 – Note di rilievo sull’autrice

Una strage consapevole

 

Mentre si diffonde la notizia dell'inizio dei lavori di bonifica per l’Ilva e che saranno necessari almeno 100 anni perché a Taranto la situazione ambientale si normalizzi rispetto all'inquinamento indotto dall’acciaieria, in Salento imperversa la battaglia contro Tap.

E vengono in mente le 713 pagine della recente sentenza sul caso Eternit in cui i giudici parlano di ‘strage consapevole’ da parte di chi gestiva l’impianto e di cinismo perché, malgrado fossero ormai chiari gli aspetti nocivi dell’amianto,  ci fu un tentativo di minimizzare gli stessi allo scopo di continuare la produzione. La portata di quei comportamenti fu di tale straordinaria portata che ancora oggi il pericolo prosegue; l’amianto si trova oggi in scuole e ospedali e le bonifiche comportano costi elevati e rischi.

Temi che hanno molto in comune con il tentativo in atto di fare della Puglia l’hub energetico dell’Europa, un punto di passaggio e raccolta di idrocarburi per il nord dell’Unione e per la Svizzera e che, come spiegato nei siti delle compagnie petrolifere inglesi, troverebbero nella realizzazione del gasdotto Tap la testa d’ariete a propositi di portata ben più vasta. Sintomo di un approccio antiquato e non ulteriormente percorribile alla questione dell’approvvigionamento energetico.

La dott.ssa Theo Colborn, presidente di Tedx, Endocrine disruption exchange e Professore Emerito presso l’Università della Florida dal suo sito informativo ricorda come già gli antichi romani fossero a conoscenza dell’incidenza sulla salute umana di alcune sostanze e minerali. Una consapevolezza talmente consolidata che i condannati a morte anziché essere giustiziati, venivano costretti ai lavori forzati nelle cave di piombo.

All’avvio del terzo millennio non possono sfuggire ai nostri intelletti le numerose evidenze scientifiche sull’incidenza delle tante componenti chimiche contenute nei combustibili fossili sulla salute della mente umana o sulla lesione del genoma degli esseri viventi.

Più avanti verrà dimostrato come affermare che le emissioni di CO2 saranno ridotte al minimo non solo è insufficiente ma è scorretto e sintomo di pericolosa ignoranza o criminale incoscienza da parte di Tap. Le sostanze chimiche contenute nei combustibili fossili non si limitano all’anidride carbonica.

Dall’estrazione alla raffinazione, dalla distribuzione allo stoccaggio, dalla lavorazione alla destinazione dei reflui nel sistema fognario, che si tratti di petrolio, di gas o di carbone, il percorso dei combustibili fossili è dannoso in ogni sua tappa.

Dire che il gas sia meno pericoloso del petrolio o del carbone è, dunque, inesatto. Negli Stati Uniti, dove l’esperienza dell’estrazione di gas anche non convenzionale dura da anni, gli esperti hanno raccolto prove schiaccianti in merito alle conseguenze della contaminazione da idrocarburi. La fame di energia e la necessità di svincolarsi dall’approvvigionamento di paesi politicamente instabili, il pericolo proveniente dal dover competere con paesi in cui la produzione industriale è in crescita spasmodica, paesi come la Cina, con cui il dialogo è difficile, hanno indotto gli Stati Uniti a raccogliere il gas anche in zone densamente popolate. Le conseguenze sulla salute degli esseri viventi non hanno tardato a mostrarsi.

Secondo numerosi e accreditati studi scientifici, quando si parla di combustibili fossili è inevitabile fare riferimento anche al fatto che le sue componenti chimiche siano note anche come endocrine disruptors, distruttori endocrini. Queste componenti chimiche danneggiano le cellule e i tessuti degli organismi degli esseri viventi attraverso diversi meccanismi. Essi non solo deteriorano in maniera diretta le membrane cellulari o le varie componenti intracellulari: gli xenobioti (componenti chimiche esterne) possono anche alterare la comunicazione tra le cellule e quindi rompere l’organizzazione di cellule e tessuti. Oggi la scienza ripone sempre maggiore attenzione ai distruttori ormonali  che agiscono in maniera diretta o indiretta sulla naturale capacità degli ormoni.

Secondo la Dott.ssa Colborn, i disordini del sistema endocrino hanno assunto proporzioni epidemiche e riguardano le disabilità di apprendimento e comportamentali, autismo, problemi nella gestione degli stati d’animo, infertilità, sviluppo gonadico abnorme, cancro degli organi riproduttivi, esordio puberale anormale, diabete, obesità, reazioni asmatiche e allergiche ecc. Le sostanze chimiche derivanti dai combustibili fossili stanno già deprivando l’umanità della sua integrità e la sorte della razza umana non può ulteriormente essere messa a rischio a causa del fallimento di antiquati test tossicologici nell’individuare i danni causati dall’esposizione alle componenti chimiche.

I cambiamenti al sistema nervoso centrale possono provocare autismo, deficit dell’attenzione e disordini da iperattività, Parkinson e Alzheimer. Gli effetti sul sistema riproduttivo, invece, possono portare all’infertilità, a difetti del feto, a endometriosi, a cancro al seno, alla prostata ed alle gonadi. Altri danni vengono arrecati al sistema metabolico e quindi diabete e obesità.

Da una prospettiva economica e della sicurezza nazionale – dice Colborn – i costi sono troppo alti per tardare ulteriormente nel prendere misure preventive e riparatorie.

Solo per l’autismo, le spese che sia le famiglie che lo Stato devono sopportare sono altissime. Quando si mettono sul piatto della bilancia costi e benefici riguardo l’estrazione e la lavorazione del gas, si dovrebbero tenere in considerazione anche questi fattori. Chi occupa posti in Parlamento non può far finta di niente giacchè rientra nei compiti della politica informarsi per il bene dei cittadini e del Paese.

L’estrazione, la lavorazione e il bruciamento di combustibili fossili (gas naturale, petrolio e carbone) introducono vaste quantità di sostanze chimiche tossiche per il nostro ambiente e per i nostri organismi. Queste sostanze e decine di centinaia di prodotti chimici sintetizzati da esse, sono ormai presenti in ogni ambiente della Terra, incluso il grembo materno. Concentrazioni estremamente basse di queste sostanze possono danneggiare il sistema endocrino interferendo con l’intricata e delicata rete delle naturali interazioni chimiche basilari per lo svolgimento delle normali funzioni dell’organismo e della sua capacità di sviluppo.

Non c’è fine agli inganni che gli endocrine disruptors possono giocare sui nostri organismi: maggiore produzione di alcuni ormoni, minore produzione di altri, imitazione degli ormoni, trasformazione di un ormone in un altro, interferenze nella segnalazione di ormoni, impulso ad una morte prematura delle cellule, competizione con nutrienti essenziali, accumulo negli organi che producono ormoni.

Ma il problema non è nuovo neanche per il nostro Paese. Ci sono state interrogazioni parlamentari che hanno chiesto delle azioni sul grave caso delle malformazioni neonatali di Gela, a Caltanissetta. La stampa locale riferisce di ‘Bimbi con sei dita alle mani o ai piedi. Alcuni nati senza un orecchio, altri senza il palato. Idrocefali con teche craniche di dimensioni abnormi. I numeri dicono che a Gela le malformazioni sono sei volte superiori alla media. Numeri in costante aumento, finiti sul tavolo della Procura che ha aperto una nuova inchiesta per far luce sulle responsabilità. Sul banco degli imputati i veleni della raffineria. A Gela il polo petrolchimico lavora dal 1965 e gli endocrine disruptors hanno già mostrato le loro conseguenze.

In Italia è nato il progetto europeo Life-Edesia (Endocrine disruptors in silico/in vitro – Evaluation and Substitution fon Industrial Applications) allo scopo di sostituire le tante sostanze dannose utili alla creazione dei tanti utensili o prodotti per l’igiene personale con sostanze più sicure ma altrettanto valide per gli usi industriali.

A fronte di uno sforzo di tali proporzioni è comprensibile avere dei dubbi sui benefici dichiarati da Tap ma anche sul senso dello stesso Life Edesia il cui valore verrebbe di fatto annullato dalla Trans Adriatic Pipeline.

 

Il meccanismo degli endocrine disruptors

Così come i metalli pesanti, anche gli idrocarburi tendono ad accumularsi in alcuni tessuti degli esseri viventi. Attraverso cibo o bevande contaminate o per via cutanea, queste sostanze si diffondono rapidamente perché liposolubili e dunque in grado di attraversare le membrane cellulari e depositarsi nei tessuti adiposi e negli organi drenanti (reni e fegato). Da qui vengono metabolizzati in pochi giorni ed eliminati. Ma nel frattempo hanno avuto modo di legarsi a DNA ed RNA provocando, dunque, alterazioni genetiche. E’ quello che  succede alle cellule di chi vive a costante contatto con queste sostanze e non ha modo di metabolizzare ed eliminare quegli endocrine disruptors che sono nel pesce, negli ortaggi e nella falda. Nel già citato caso di Gela, si registrano gravi patologie quali le malformazioni congenite totali: il 6% in più ovvero 6 volte superiore rispetto alla media nazionale. Si parla di spina bifida, microcefalia, cardiopatia, ipospadia (malformazione dell’apparato urogenitale), difetti del sistema nervoso, riduzione degli arti, onfalocele (una patologia congenita della parete addominale, a causa della quale i bambini nascono senza muscoli né pelle nella zona ombelicale per cui gli organi addominali – fegato, intestino e stomaco – fuoriescono avvolti solo da una membrana trasparente), difetti minori (appendice preauricolare, piede torto posturale, angiomi, criptorchidismo, dislocazione congenita dell’anca) e si registrano casi di neoplasie e cancri per una media che è il 10% superiore rispetto alla media nazionale, mentre i cancri al polmone arrivano al 20% in più. Questi ed altri dati possono essere reperiti in uno studio di qualche anno fa curato da Fabrizio Bianchi, Sebastiano Bianca, Fabrizio Minichilli, Anna Pierini e Mariangela Protti per il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sezione Epidemiologia dell’IFC di Pisa e per l’Azienda ospedaliera G. Garibaldi, Servizio di Genetica Medica di Catania. Si tratta comunque di dati sorpassati che, data la natura del problema, nel tempo hanno assunto proporzioni esponenziali. Sarebbero necessarie ulteriori ricerche, così come richiesto di recente in Senato (Atto n. 4-08112 Pubblicato il 7 agosto 2012, nella seduta n. 787), ma quello che, invece, succede è che chi si azzardi ad avvertire ed informare sulle ricadute sanitarie di un’economia basata sugli idrocarburi, venga poi minacciato di denuncia per immotivato allarme.

 

Epidemie

Le malattie indotte dagli endocrine disruptors sono numerose e terribili. Le malformazioni genetiche neonatali colpiscono soprattutto le città o le aree geografiche che ospitano centrali o pipeline che lavorano o trasportano gli idrocarburi.

Ma esistono malattie che colpiscono un numero sempre maggiore di cittadini al punto che è possibile parlare di epidemia. E il dato è tanto più preoccupante se si pensa che colpiscono cittadini sempre più giovani. Malattie che nell’immaginario collettivo appartengono a persone anziane affliggono anche i quarantenni.

Il rapporto tra cittadini attivi e non attivi o in stato di dipendenza aumenta e i costi diventano insostenibili. Lo Stato italiano spende molto poco rispetto ad altri paesi europei e la crisi ha ridotto di molto le già insufficienti risorse destinate alla sanità pubblica. Le famiglie vengono lasciate sole, i familiari finiscono per non poter lavorare e vendere la casa pur di prendersi cura dei propri cari. Le conseguenze sociali e finanziarie sono più che evidenti.

In questo breve studio si è scelto di non prendere in considerazione il problema delle neoplasie – tema su cui già Lilt validamente combatte – e fornire qualche dato sul numero di malati e sulla spesa pubblica generata dalla diffusione di alcune tra le più diffuse malattie: autismo, Parkinson e Alzheimer, diabete.

Epidemie: i numeri dell’autismo

Negli ultimi anni i bambini che si ammalano di autismo in Italia sono 1 su 150/200, con un aumento del 1000%. Circa vent’anni fa gli ammalati erano 1 su 2000. Negli Stati Uniti i dati sono ancora più tragici.

Numeri in aumento verticale che fanno parlare di epidemia.

Interessi estremamente limitati, difficoltà di relazione e nella comunicazione. Chi soffre di autismo a livelli gravi non è nemmeno in grado di esprimere bisogni primari come la sete o la fame. Il senso di frustrazione che ne deriva può sfociare in comportamenti aggressivi verso se stessi o gli altri. Problemi che necessitano di cure e terapie specifiche che vanno dalla logopedia alla psicomotricità a tecniche nuove come l’Analisi comportamentale applicata. Queste terapie inducono un miglioramento visibile rispetto alla malattia ma anche costi insostenibili per le famiglie. Si parla in media di una spesa che si aggira intorno ai 900 euro al mese ma può anche superare questa cifra, c’è chi spende 1.700 euro. Spese non fatturabili. Cifre che solo una famiglia benestante può consentirsi di spendere. Le famiglie vengono di fatto abbandonate a se stesse. Il mondo della scuola, impreparato a sostenere l’emergenza, il personale insufficiente. In tutto ciò lo Stato è assente.

Epidemie: i numeri di Parkinson e Alzheimer

Il mondo della scienza parla di malattie neurovegetative come Parkinson e Alzheimer come di una vera e propria emergenza clinica e sociale. Ad oggi in Europa si contano 7milioni di ammalati di Parkinson e 30 milioni di Alzheimer. Numeri che nei prossimi venti anni sono destinati a raddoppiare.

Dati preoccupanti anche perché l’età degli ammalati si abbassa tragicamente. Il Parkinson non è più un problema degli anziani: 10 malati su 100 hanno meno di 40 anni.

Per la Comunità Europea si tratta di un onere sempre più gravoso per la società e per l’economia in quanto il rapporto tra popolazione attiva a non attiva aumenta e riporta i dati relativi aggiornati al 2005 sui costi complessivi diretti e indiretti per la cura del morbo di Alzheimer e di altre forme di demenza stimabili nell’ordine dei 130 miliardi di Euro cioè 21mila euro per paziente.

Solo in Italia l’Alzheimer colpisce circa 600mila persone mentre i malati di Parkinson superano le 250mila unità. L’impatto sociale è devastante anche perché si tratta di malattie progressive che hanno un ciclo di circa dieci anni durante i quali l’autonomia del paziente si affievolisce sempre di più richiedendo alle famiglie un impegno e costi insostenibili. Oltre il 75% delle cure viene fornito dalle famiglie che si trovano a dover affrontare il dramma di emergenze sanitarie irrisolte.

 

Critici i dati relativi ad una delle regioni più inquinate, la Campania. Qui si parla di 60mila casi, 80mila prendendo in considerazione le demenze correlate. Secondo il biochimico americano Gregory Petsko, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, Professore di neurologia e neuroscienze al Weill Cornell Medical College, afferma che quando all'Alzheimer aggiungiamo il Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia da prioni (Creutzfeldt Jakob) e le altre "minori" malattie neurodegenerative, il quadro è ancor più preoccupante.

Epidemie: i numeri del diabete

Secondo dati ISTAT aggiornati al 2012, negli ultimi vent’anni la possibilità di contrarre il diabete è aumentata del 60%, dato impressionante se si pensa che nel 1993 la percentuale era ferma al 3,4. Gli italiani che si sono ammalati di diabete hanno superato le 3.268.00 unità, il 5,5% della popolazione nazionale.

Secondo la Federazione Nazionale Diabete, Fid, è lecito parlare di epidemia. Le statistiche precedenti avevano sottovalutato la gravità del problema. Chi si ammala ha tra i 40 e i 60 anni e si trova, dunque, in età lavorativa. Le previsioni dicono che nel 2025 il numero dei diabetici supererà i 380milioni.

In Italia i costi del diabete erodono il 9% delle risorse: 9,22 miliardi di Euro all’anno.

 

Conclusioni

Ad oggi sono state identificate circa 60 sostanze chimiche tra gli endocrine disruptors, agenti esogeni che interferiscono con vari aspetti della naturale fisiologia degli ormoni. Il danno che queste sostanze arrecano al potenziale riproduttivo e alla salute, hanno di recente generato uno sforzo di comprensione da parte della comunità scientifica e del pubblico e il mondo della politica non può tirarsene fuori.

Sono in corso epidemie generate da quella che alcuni scienziati hanno chiamato la ‘Fossil Fuel Connection’ mentre la società chiede di andare incontro a fonti di energia sostenibili quali minieolico e fotovoltaico che garantirebbero autonomia energetica e numerosi posti di lavoro togliendo alle mafie l’affare miliardario dei mega impianti. Nel nostro paese è stato, invece, introdotto un intricato intreccio normativo  che ha portato all’estero circa 100.000 posti di lavoro altamente specializzato assicurati dall’industria delle energie alternative.

Nel nostro paese esiste una forma di schizofrenia che deve essere superata e può essere superata se si lavora all’univoco tentativo di restituire all’Italia credibilità e affidabilità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Autori di riferimento

Kaye Kilburn H. MD, è Presidente e direttore di Neuro-Test, Inc., Pasadena. CA, ed è stato professore di medicina e direttore del laboratorio di scienze ambientali dell'Università di Southern California Keck School of Medicine per 26 anni.

Maria Rita D’Orsogna,e Thomas Chou, Department of Mathematics, California State University at Northridge,Los Angeles, CA 91330-8313, Department of Biomathematics,

David Geffen School of Medicine, University of California, Los Angeles, CA 90095-1766

Neil Carman, Ex funzionario del Texas per l’ambiente e direttore del Lone Star Chapter per l’aria pulita del Sierra Club, la più antica ed importante organizzazione ambientale negli Stati Uniti

Theo Colborn, presidente di Tedx, Endocrine disruption exchange e Professore Emerito presso l’Università della Florida

 

Sitografia










Note di maggior rilievo sull’autrice

  • Laureata con Lode  in Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere  dell’Università del Salento con una tesi di 335pg su “La sfida delle Nazioni Unite: il Protocollo di Kyoto e il diritto dell’umanità e dei popoli indigeni all’ambiente. Il caso dell’Amazzonia brasiliana”.
  • Master di II Livello su protezione dell’ambiente globale e politiche internazionali “Nuove professioni: l’ambiente come opportunità”  presso Università della Tuscia e patrocinato da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 2009/2010; tirocinio presso Archivio Pace Diritti Umani, Cattedra Unesco dell’Università di Padova con la pubblicazione di un Dossier su Diritti umani dei popoli indigeni e ambiente consultabile sul sito http://unipd-centrodirittiumani.it/. Titolo della Tesi finale: “Equilibri dinamici: reati ambientali e genocidi, economia ed etica, foreste e diritti umani”.
  • Collabora con ‘La Nuova Ecologia’ e ‘Libera Informazione’
  • Creatrice del blog http://amandaje.blogspot.it/ titolo: Sea Shell – il suono dell’universo; soggetto: diritti umani, ambiente, legalità