Il suono dell'universo.

lunedì 27 maggio 2013

Malformazioni congenite a Gela

Atto a cui si riferisce:
C.4/18404 [Frequenti casi di malformazioni nei neonati a Gela]
 

 

 Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4 - 18404 presentata da FRANCESCO BARBATO
martedì 6 novembre 2012, seduta n.714
BARBATO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:

a Gela (Caltanissetta) si registrano da alcuni anni frequenti casi di malformazioni nei neonati;

in data 3 novembre 2012 Repubblica edizione Palermo a firma di Lorenzo Tondo riferisce di: « Bimbi con sei dita alle mani o ai piedi. Alcuni nati senza un orecchio, altri senza il palato. Idrocefali con teche craniche di dimensioni abnormi. I numeri dicono che a Gela le malformazioni sono sei volte superiori alla media. Numeri in costante aumento, finiti sul tavolo della Procura che ha aperto una nuova inchiesta per far luce sulle responsabilità. Sul banco degli imputati i veleni della raffineria. Sogno di Enrico Mattei trasformatosi presto in incubo quando i figli di Gela cominciarono a cadere sotto la scure degli agenti chimici che dal 1965 inquinano la città. Sono una trentina i casi al vaglio di un pool di periti. Trenta bambini con gravi malformazioni causate dalla contaminazione ambientale. Le loro famiglie, ora, chiedono giustizia » ed ancora: « Si chiamano endocrine disruptors, distruttori endocrini. Sostanze artificiali prodotte da inquinanti come quelli emessi dalle raffinerie, in grado di intaccare i recettori ormonali, causando tumori, difetti alla nascita, disturbi dello sviluppo. Le falde di Gela ne sono imbottite. Nel 2003, il geologo Giuseppe Risotti e il chimico Luigi Turrito, incaricati allora dal sostituto procuratore Serafina Cannata, consegnarono una relazione secondo cui nella falda sottostante lo stabilimento giacevano 44 mila tonnellate di gasolio proveniente dalle perdite dei serbatoi. In quello stesso anno a Gela, uno studio realizzato dal genetista Sebastiano Bianca, uno dei massimi esperti nel campo, e dall'epidemiolago del Cnr Fabrizio Bianchi, riscontrò in città un'incidenza del 4 per cento di malformazioni sui neonati e più di 520 bambini affetti da patologie genetiche. Ipospadie all'apparato genitale, deformazioni cardiovascolari, malformazioni agli arti e all'apparato digerente. "La situazione è preoccupante - afferma il dottor Bianca che lavora al caso come consulente tecnico per conto della Procura - qui, da 15 anni, le malformazioni genetiche sono costanti e di gran lunga superiori alle media". "Abbiamo raccolto dati e testimonianze - dice il procuratore capo di Gela Lucia Lotti - ed è la prima volta che un pm interviene in una causa civile contro le società del sito industriale. Quello delle malformazioni è forse l'aspetto più eclatante dell'indagine. Ma è solo un pezzetto dell'inchiesta. Andremo avanti per togliere una dopo l'altra le ombre, anche storiche, che hanno per troppo tempo offuscato la salute dei cittadini" » ;     
nell'articolo, si citano anche i casi di Milazzo ed Augusta (sempre in Sicilia), il primo, interessato da un polo industriale dove i casi di malformazione denunciati da medici e famiglie sono in forte aumento, mentre nel secondo caso, uno dei più imponenti poli petrolchimici italiani, nel 2000 il 5 per cento dei bambini è nato con malformazioni. Dopo un'indagine sulla vicenda, sei anni più tardi la Syndial, società del gruppo Eni, sborsò circa 11 milioni di euro per i cento casi di bambini malformati - :

se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, di quali dati dispongano e se intendano monitorare i territori segnalati mediante uno screening dei nati dal 1965 ad oggi coinvolgendo medici generici locali, asl e ospedali; in particolare, se intendano munirsi di dati sulla contaminazione e sulle conseguenze per la salute umana e la sicurezza alimentare in termini di coltivazioni agricole ed allevamenti. (4 - 18404)

venerdì 24 maggio 2013

Manifestazione no-Troika: 1° maggio a Firenze


di Chiara Madaro

Tutti a Firenze sabato 1°maggio per unirsi nella manifestazione contro la Troika. L'iniziativa, partita dal Portogallo, verrà sostenuta in contemporanea in tutti i paesi europei. La marcia partirà da Piazza della Repubblica alle 17.00.
Per info aggiornate:

https://www.facebook.com/events/464530163634485/?ref=14


Nello stesso blog in cui ti trovi puoi leggere il comunicato degli organizzatori:
http://amandaje.blogspot.it/2013/04/leuropa-si-unisce-contro-la-troika.html

venerdì 17 maggio 2013

Petizione contro le trivelle in Adriatico

di Chiara Madaro
 
 













I passati governi hanno avviato numerosi permessi di ricerca e perforazione nel basso Adriatico coinvolgendo anche aree marine protette come quella delle Tremiti. Questo provocherebbe danni irreversibili per le regioni che si affacciano su queste acque e che basano la propria economia su pesca e turismo. L'Adriatico è, fondamentalmente un mare chiuso e un incidente come quello della Deepwater Horizon in Messico, sarebbe disatroso. Inoltre è provato che la raccolta di gas e petrolio è, in ogni sua fase, dannosa alla salute umana in quanto provoca danni irreversibili al DNA, al sistema cardiaco e a quello neurologico: declino intellettuale, mancanza di concentrazione, difetti della memoria e dell’apprendimento, elevati livelli di irritabilità, stati di depressione, confusione, perdita di appetito, mal di testa, scarsa memoria, svenimento, ansia, affaticamento. Durante un’interrogazione al Senato presentata nel novembre 2011 si rammenta: ”In particolare è stato dimostrato che in condizioni di stress recede il livello di altruismo e di cooperazione tra gli individui e si registra un incremento delle condotte aggressive”. Le ricadute sulle relazioni sociali, sulla salute e sulle capacità intellettive degli italiani d'origine e d'adozione sarebbero gravissime.
Costi sociali insostenibili, dunque, ma anche relazioni danneggiate con le nazioni europee che si affacciano sulle stesse coste.
I Presidenti delle Regioni italiane del basso Adriatico tentano da anni di interrompere questa spirale di follia che andrebbe a favorire solo le compagnie petrolifere, in gran parte straniere, che chiedono di operare sul nostro territorio perchè il sistema normativo italiano è, notoriamente, carente e garantisce sostanziale impunità rispetto al danno ambientale. La bonifica, poi, avviene sempre meno a carico del soggetto responsabile del danno; non è quindi un costo accessorio alla produzione ma un costo sociale addebitato ai cittadini stessi.
Preservare il nostro territorio, la nostra società e la salute dei nostri figli e delle generazioni future è segno di civiltà. Inoltre il petrolio e il gas dell'Adriatico terminerebbe in pochi mesi lasciando danni irreversibili. Sarebbe più intelligente investire il denaro che il nostro paese perderebbe con l'"avventura petrolchimica" con altre forme di energia pulita e sostenibile. Il sole non si spegne mai.