Il suono dell'universo.

mercoledì 8 dicembre 2010

I rifiuti della discordia.

di Chiara Madaro.

Differenziata mancata, discariche colme, aree protette violate. I rifiuti di Napoli dominano da mesi la cronaca nazionale. Un tema che valica i nostri confini offrendo al paese un’immagine decadente e disorganizzata. Un tema che apre una ferita aperta – il rapporto tra Nord e Sud Italia – e che investe inesorabilmente tutto lo Stivale. Il cuore della questione è balzato al grosso dell’opinione pubblica alcune settimane fa per merito di Roberto Saviano e così anche i non addetti ai lavori scopre che ‘la monnezza’ viaggia e che al Sud non viene smaltita solo quella prodotta dai locali.
Il fatto è che malgrado la gravità della situazione, malgrado le tossiche esalazioni che vengono emanate nelle strade e nei vicoli di Napoli danneggiando i più vulnerabili bambini e anziani, il Capo dello Stato non ha ancora ricevuto un serio decreto a soluzione della vicenda.
Così per risolvere la faccenda si richiede il volontario intervento delle altre Regioni italiane.
Ma la bacchetta magica del ‘ghe pense mi’ non funziona sempre a dovere così proprio le regioni che vantano successi in ogni campo si tirano indietro affermando di non essere in grado di dare un contributo.
Ed è così che si apre un botte e risposta tra Vendola, che dichiara da subito la disponibilità della Regione Puglia, e Zaia che, al contrario, si dà latitante. La pretestuosità delle giustificazioni di Zaia inducono la Puglia a ritirare quindi la disponibilità a ritirare i rifiuti Veneti allo scopo di sostituirli con quelli della più bisognosa Campania.
«A Vendola rispondo solo con un dato, dice Zaia, noi importiamo dalla Puglia 42 mila tonnellate e ne esportiamo 21 mila».
La replica di Vendola non si è fatta attendere: «Apprezzo molto la furbizia del presidente Zaia, il quale finge di non sapere la differenza tra recupero e smaltimento di rifiuti. Infatti il Veneto conferisce in Puglia “monnezza” da portare in discarica e noi pugliesi inviamo in Veneto rifiuti che sono materia prima per aziende di recupero, come il caso della circa 40mila tonnellate di ceneri leggere che la Regione Puglia esporta in Veneto per il successivo recupero come materiale per l’edilizia. Una bella differenza».

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