Il suono dell'universo.

martedì 24 luglio 2012

La Polizia Federale conclude le investigazioni sulla morte del leader Guaranì Kaiowa.

Secondo la Polizia Federale del Mato Grosso do Sul, il cacique Nìsio Gomes è stato assassinato da membri di un impresa di sicurezza e il corpo è stato occultato.

Cacique Nisio Gomes
La Polizia Federale di Ponta Porã/MS ha concluso questa settimana la seconda fase delle investigazioni dell’inchiesta poliziesca avviate allo scopo di appurare gli avvenimenti occorsi in occasione dell’attacco all’accampamento indigeno Guayviry, nel comune di Aral Moreira del 18 novembre 2011. In seguito all’assalto è rimasto vittima il cacique Nisio Gomes.

In seguito alle inchieste si è giunti a 23 persone indiziate delle quali 18 si trovano in prigione per detenzione preventiva in vista dell’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, frode processuale e corruzione di testimoni. Tra gli indiziati anche un funzionario del Funai, Fondazione nazionale per gli indios, per i crimini di banda armata e coazione nel corso del processo avendo tentato di costringere un’importante testimone a cambiare la sua deposizione rilasciata presso la polizia. Ad ogni modo i nomi degli indiziati non saranno divulgati dalla Polizia Federale così come i dettagli specifici sulle investigazioni in quanto il caso è protetto dal segreto giudiziario.
Tra le persone trattenute, 10 sono legate ad un’impresa di sicurezza privata della città di Dourados, inclusi il proprietario e il direttore e 6 sono fazendeiros della regione di Ponta Porã/MS e Aral Moreira/MS. Uno di questi fazendeiros è presidente di un Sindacato Rurale nello Stato del Mato Grosso do Sul. Infine tra i detenuti compare un avvocato del Paranà.
Le nuove prove raccolte dalla Polizia Federale confermano che effettivamente il cacique è stato nascosto dai fazendeiros, mandanti dell’attacco agli indios.

La Polizia Federeale comunque sta ancora indagando sul posto in cui il cadavere è stato occultato. Si sa che alcuni tra i fazendeiros sappiano con esattezza dove si trovi il corpo ma nessuno di loro ha mostrato interessa a collaborare con gli investigatori.
Questo sarebbe uno dei motivi principali che giustificherebbero il prolungamento del periodo di prigionia in quanto la strategia dei fazenderos consiste nel negare qualsiasi coinvolgimento con il crimine (sebbene in questo modo entrino in contraddizione con le prove raccolte). Ma una volta messi in libertà difficilmente il corpo sarà ritrovato data la vastità delle aree non abitate della regione di frontiera con il Paraguay.

Dopo la morte del cacique Nicio Gomes e l’occultamento del suo corpo, alcuni tra i fazendeiros indiziati hanno tentato di rendere maggiormente difficile il lavoro della polizia arrivando a corrompere un indio appartenente ad un'altra aldeia che fingesse di dare un aiuto agli investigatori ma passando invece informazioni sbagliate.

I fazendeiros e l’avvocato detenuto hanno indotto il suddetto indio a dire alla polizia che il cacique Nìzio era vivo e abitava con alcuni familiari in una aldeia del Paraguay in quanto, secondo loro, la polizia non avrebbe avuto modo di verificare questa notizia e ci sarebbe sempre stato il dubbio sulla sua morte.

Il cacique Nisio e suo figlio durante una manifestazione
Intanto, dopo un intenso lavoro di investigazione, la polizia è riuscita a provare che l’indio stava fornendo una falsa pista. L’indio ha infatti deciso di dire la verità sul caso Gomes e ha dichiarato che il cacique è  effettivamente morto ed era stato pagato dai fazendeiros per raggirare la polizia. In cambio i fazendeiros avevano promesso una grande quantità di denaro (della quale una piccola parte era stata effettivamente corrisposta) e la difesa di un avvocato nel caso fosse stato necessario. All’indio era stato anche promesso di adottare le necessarie misure affinchè fosse eletto consigliere alle prossime elezioni.

Prima dell’attacco all’accampamento Guayviry, lo stesso indio era stato pagato dai fazendeiros per tentare di negoziare con il cacique Gomes: in cambio del pagamento di una grande quantità di denaro il suo gruppo avrebbe dovuto lasciare il territorio abitato. Ma avendo ricevuto una risposta negativa da parte del cacique, i fazendeiros decisero di contattare un’impresa di sicurezza privata allo scopo di realizzare l’attacco all’accampamento.

Le armi utilizzate nel corso dell’attacco erano state fornite dai fazendeiros. Le armi in questione sono calibro 12 con munizioni classificate come tra le ‘meno letali’ sebbene vale la pena sottolineare che se lo sparo avviene ad una distanza ravvicinata o se l’arma viene usata in maniera non adeguata, essa può essere tanto letale quanto una munizione comune.

Una delle persone catturate che ha partecipato all’esecuzione, nel corso dell’interrogatorio ha confessato che il cacique era stato colpito, di aver partecipato alla sottrazione del corpo dal luogo dell’attacco e di aver verificato la morte effettiva dell’indio. Lo stesso indiziato ha inoltre precisato che il cacique aveva perso poco sangue come effettivamente è stato verificato dalla relazione periziale nella quale si legge che è stato trovato poco sangue sul luogo del misfatto.

Traduzione: Chiara Madaro


La storia del programma sovietico sulle armi biologiche

18 Luglio 2012 di Steven Aftergood

Nel 1972, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e altre nazioni hanno firmato la ‘Biological and Toxin Weapons Convention’, Convenzione sulle armi tossiche e biologiche, che avrebbe dovuto vietare la circolazione e la produzione di armi biologiche. Tuttavia in quegli anni in Unione Sovietica era attivo un programma di massiccia espansione di armi di questo tipo. Si trattava di un programma offensivo iniziato negli anni 20 e continuato sotto la Federazione Russa almeno fino alla metà degli anno 90.

La sorprendente storia delle armi bioogiche sovietiche è raccontata in un nuovo lavoro scritto da Milton Leitenberg e Raymond A. Zilinskas (Harvard University Press, 2012): “Il programma bellico sovietico: una storia biologica”.

Il programma sovietico sulle armi biologiche (BW) è stato di gran lunga il più vasto e sofisticato programma mai intrapreso da qualsiasi nazione sul tema ed è stato intensamente protetto da una rete di reticenze e mascherato da numerosi strati di inganno e disinformazione.

“Le più importanti strutture del programma rimangono inaccessibili agli estranei ancora oggi, scrivono Leitenberg e Zilinskas “ed è attualmente considerato un crimine per chiunque nell’odierna Russia divulgare informazioni sul programma BW”. Inutile dire che rimangono chiusi gli archivi ufficiali e i funzionari del governo russo sono poco propensi a rilasciare dichiarazioni sul tema o negano l’esistenza del programma.

Per circa 10 anni Leitenberg e Zilinskas sono riusciti ad intervistare circa una  dozzina di ex scienziati sovietici coinvolti nel programma BW e decine di altre fonti. Le loro rivelazioni sono servite a far avanzare lo stato delle ricerche dei due studiosi e a divulgare informazioni mai messe in luce da precedenti relazioni. Incidenti ben noti come quello dell’epidemia di antrace di Sverdlovsk del 1979 possono quindi essere visti in una nuova luce. Molti altri aspetti emersi le lavoro di Leitenberg e Zilinskas sono invece rimasti completamente sconosciuti al pubblico.

Gran parte del libro è dedicata alla descrizione della vasta infrastruttura sovietica di ricerca e produzione, incluse le descrizioni dei vari istituti, della loro storia , del loro potenziale lavorativo, della natura delle loro ricerche, almeno per quanto è stato possibile appurare. Nel testo vengono affrontati argomenti tanto affascinanti quanto terribili come:

  • Nel tentativo di migliorare le proprietà belliche degli agenti BW, gli scienziati sovietici hanno trascorso anni di lavoro per creare una ‘chimera’ virale, ovvero un organismo che contiene materiale genetico proveniente da due o più organismi.
  • Altri scienziati hanno lavorato per eliminare il "epitopi" sulla superficie degli agenti BW esistenti al fine di renderli irriconoscibili a tecniche diagnostiche regolari. Usando un agente  modificato, "i sovietici avrebbero reso notevolmente più difficile per la popolazione attaccata identificare il patogeno causa del focolaio della malattia risultante e iniziare un trattamento tempestivo."
  • Un progetto il cui nome in codice è Hunter (Okhotnik) ha cercato di sviluppare ibridi di batteri e virus, tali che l'uso di un antibiotico per uccidere i batteri potrebbe innescare il rilascio del virus. "A differenza di altri programmi nazionali di BW, che senza eccezione hanno utilizzato solo tecniche di microbiologia applicata classica o tradizionale, il programma sovietico post-1972 aveva un aspetto futuristico. Impiegando la manipolazione genetica e altre tecniche di biologia molecolare, i suoi scienziati sono stati in grado di infrangere le barriere che separano le specie...."
  • Il programma Soviet BW sembra essersi avvantaggiato della declassificazione che avvenne negli anni 70 di un gran numero di documenti di origine statunitense sul programma BW. E’ così che è stato possibile appurare che il design del bomblet sovietico BW Gshch-304 è simile al bomblet declassificato US E-130R2. Nel 2001 il Governo degli Stati Uniti ha cercato di riclassificare molti documenti ma “nulla poteva essere fatto a riguardo se si pensava alle relazioni che erano circolate liberamente per più di 35 anni”.
  • La qualità dell'intelligence statunitense sul programma sovietico BW ha lasciato molto a desiderare. "L’Intelligence sulle attività Sovietiche BW è relativamente scarno per il periodo pre-1972; magro e spesso di dubbio valore durante gli anni 1970-1979; un po' meno scarno e di migliore qualità durante gli anni 1980-1990. Dopo il 1990, poco è stato declassificato. "C'è un numero sconosciuto di rapporti ancora classificati riguardanti il programma sovietico BW prodotto dalla CIA e forse da altre agenzie che non abbiamo a disposizione," scrivono gli autori. Lo stato di declassificazione è tale che "Siamo stati in grado di raccogliere informazioni molto più facilmente da interviste con ex scienziati sovietici e da documenti ufficiali declassificati”.
  • Quello che gli autori chiamano “il terribile errore degli Stati Uniti” ovvero il programma di inganno e disinformazione intrapreso dal governo statunitense negli anni 60 avente come obiettivo l’Unione Sovietica il quale implicava falsamente che gli Stati Uniti avessero un programma clandestino sulle armi biologiche. Questa sfortunata campagna può aver rafforzato l’idea sovietica che gli Stati Uniti avessero terminato il loro programma di offesa BW, una convinzione che ha spinto e forse legittimato il programma sovietico BW.
  • Oggi la situazione rispetto al BW nell’ex Unione Sovietica è "ambigua e insoddisfacente" scrivono Leitenberg e Zilinskas. Esiste la possibilità che la Russia mantenga parti del programma BW in violazione della BWC. O forse la situazione è migliore di quanto si potrebbe temere.
In 23 capitoli gli autori esaminano minuziosamente molte sfaccettature di questa storia, delle strutture coinvolte e del funzionamento del programma sovietico BW. Ma dopo 900 pagine i lettori vengono informati che molto resta ancora da scoprire.

"Noi non siamo stati in grado di rispondere definitivamente alcune delle domande più importanti," osservano. Domande senza risposta riguardano questioni fondamentali come la motivazione e lo scopo del programma. Perché l'Unione Sovietica perseguiva lo sviluppo e l'acquisizione di armi biologiche? Chi doveva essere preso di mira dalle armi biologiche sovietiche – gli Stati Uniti? La Cina? L’Europa? – e in quali circostanze? E cosa succede ora?

Dopo un breve periodo negli anni di Eltsin durante il quale i funzionari russi hanno riconosciuto questa attività, «l'attuale posizione ufficiale della Russia è che nessun programma BW offensivo è esistito in Unione Sovietica».

* * *
La storia del programma sovietico di armi biologiche è stato rivisto dall'autore David Hoffman, esperto in politica estera, il mese scorso.

Nel 2010 il governo ha firmato un accordo con l'ex Repubblica Sovietica di Armenia a collaborare nel controllo e distruzione degli agenti patogeni pericolosi e in altri sforzi per prevenire la proliferazione di armi biologiche. L'accordo, uno dei tanti, è stato pubblicato all'inizio di quest'anno.





Traduzione: Chiara Madaro; da http://www.fas.org/

lunedì 16 luglio 2012

Londra 2012: sicurezza a rischio

di Chiara Madaro

L’abilità delle forze di polizia inglesi, la gloriosa Scotland Yard, la mitica precisione britannica cedono il passo al disordine e all’incertezza in questa estate 2012.  Mancano ormai pochi giorni all’avvio della XXX Olimpiade. Dal 27 luglio al 12 agosto Londra diventerà per la terza volta, dopo il 1908 e il 1948, capitale mondiale dei giochi olimpici.
Ma gli ultimi giorni prima dell’inaugurazione non rimangono privi di polemiche. Sul banco degli imputati sale proprio la capacità organizzativa e i preparativi dedicati alla sicurezza. Il numero del 12 luglio del “The Guardian” denuncia una crepa profonda nei preparativi per la sicurezza degli olimpionici affidata al G4S, agenzia privata di sicurezza. Alcune reclute hanno parlato di ‘farsa assoluta’ nei processi selettivi e rivelato l’esistenza di percorsi selettivi estremamente caotici e che a distanza di due settimane dall’inizio della cerimonia di apertura delle Olimpiadi non erano state fornite né uniformi né orari né era stata dispensata una corretta formazione sull’utilizzo di mezzi per la visione ai raggi x. La Federazione della polizia delle West Midlands ha poi espresso preoccupazioni in merito al fatto che il G4S sia in grado di possedere la preparazione adeguata per la protezione della Ricoh Areana, lo stadio che ospiterà il torneo di calcio.
Il G4S ha, infatti, ottenuto un contratto di 284 milioni di sterline per la messa in opera di 13.700 guardie ma solo 4.000 sono già attive. Altre 9mila sono attese e in preparazione. Per far fronte a questa carenza, giovedì, il G4S ha addirittura inviato una richiesta urgente ai poliziotti in pensione chiedendo loro un aiuto per un sostegno supplementare con richiesta di disponibilità immediata.
Tim Steward, ex ufficiale carcerario ha affermato di essere stato reclutato da G4S in marzo come leader della squadra ma di aver rifiutato l’incarico a causa di grossolani errori.
Uno studente ha poi dichiarato di aver speso 650 Sterline in fatture di hotel e viaggi per poter assistere all’addestramento in previsione di un guadagno pari a 2.000 Sterline per la durata dei giochi  ma teme di non essere assegnato ai turni promessi e di non riuscire nemmeno a coprire le spese. La pagina Facebook di G4S è zeppa di denunce di questo tipo.
Bè… non ci resta che assistere allo svolgersi degli eventi e… incrociare le dita!!!
http://www.guardian.co.uk/sport/2012/jul/12/london-2012-g4s-security-crisis
: http://www.utat.it
foto: http://www.g4s.com/; http://news.daylife.com

lunedì 2 luglio 2012

Biotech: Monsanto, semi geneticamente modificati e coltivatori brasiliani.

La Monsanto, la più grande corporation produttrice di semi esistente al mondo, dovrà pagare circa 7.5 miliardi di dollari ai produttori di soia brasiliani. L’azienda, che in passato aveva colpito con sanzioni legali i contadini sospettati di pirateria, si ritrova ora dalla parte degli indagati, I contadini, infatti, hanno a loro volta fatto causa all’azienda e hanno vinto. La produzione di soia geneticamente modificata (GM) è iniziata nel 1998 con semi introdotti illegalmente dall’Argentina. Gli agricoltori avevano in un primo momento ben accolto il prodotto in quanto resistente all’erbicida ‘Roundup’, un altro prodotto Monsanto, rendendo la pianta più resistente. Questo aveva indotto il presidente Luiz Inacio "Lula" Da Silva a legalizzare la soia ‘Roundup Ready’ nel 2005 nonostante le proteste degli ambientalisti. Il Brasile è infatti il più grande produttore mondiale di soia. Il 26% delle esportazioni agricole del Brasile sono rappresentate dalla soia. Lo scorso anno si sono registrati ben 30,3 milioni di ettari di colture geneticamente modificate e la maggior parte di queste coltivazioni erano di soia. La soia viene poi esportata in Europa, dove viene usata per l’allevamento del bestiame e per i biocarburanti e in Cina, dove l’industria della carne diventa sempre più fiorente e cresce il fabbisogno di mangimi per animali. Dopo aver iniziato a fare affari con i produttori brasiliani, la Monsanto ha aumentato il prezzo dei semi del due per cento obbligandoli inoltre a firmare un contratto in cui si impegnano a non salvare le sementi prodotte dai loro campi per i futuri raccolti penalizzando poi gli agricoltori che non avevano tenuto rigorosamente separata la soia GM da quella tradizionale imponendo loro una ulteriore tassa del 3%. A questa mossa è seguito un dibattito per stabilire se i contadini avessero consapevolmente o meno mescolato i due ceppi finchè nel 2009 un gruppo di sindacati rurali del Rio Grande do Sul, ha trascinato la Monsanto in tribunale affermando che la separazione tra semente GM e non GM era praticamente impossibile a causa dei venti che trasportano i pollini ovunque e dunque la tassa che l’azienda aveva imposto non era corretta. Nell’aprile 2012 il giudice ha stabilito che le tasse Monsanto erano illegali rilevando inoltre che il brevetto del seme ‘Roundup’ era scaduto nel paese. In conseguenza di tale affermazione è stato stabilito che che l’azienda interrompa l’imposizione delle tasse, i guadagni che da essa ne derivano ma anche di restituire quanto già intascato dal 2004. L’importo dovrebbe ammontare a 2 miliari di dollari. La Monsanto si è quindi appellata contro la sentenza peggiorando tuttavia la propria posizione. Il 12 giugno 2012 la Suprema Corte del Brasile ha deciso all’unanimità che quanto stabilito dalla Corte del Rio Grande do Sul è estendibile e valido per l’intero paese. In conseguenza di ciò è aumentato il numero dei coltivatori coinvolti e con esso anche la cifra che Monsanto dovrà sversare: 7,5 miliardi di dollari. Inoltre il processo ha chiarito un ulteriore fatto ovvero che la legge brasiliana consente ai contadini di conservare i semi e moltiplicarli. 
Jane Berwanger

 ’D’altra parte - dice Jane Berwanger, avvocato difensore dei contadini – non esiste legge al mondo che imponga ai produttori di pagare sempre per le stesse sementi’. Ma Monsanto non si arrende e dichiara che ‘Fino al momento in cui la causa non avrà una fine e i giudici non avranno preso una decisione definitiva, il metodo delle royalties per il biotech continuerà a funzionare normalmente sulla base di garanzie giuridiche stabilite’. E’ interessante notare, comunque, che nel 2008 il Chemical Research in Toxicology ha pubblicato uno studio condotto da Gilles-Eric Seralini, docente presso l’Università di Caen, che indicava il Roundup è letale per le cellule umane. In base a queste ricerche dosi anche di molto inferiori rispetto a quelle utilizzate nelle colture di soia, causano la morte cellulare in poche ore mentre nel 2010 l’embriologo Andrès Carrasco, ricercatore presso il Consiglio nazionale della ricerca scientifica e tecnica e direttore del laboratorio di embriologia molecolare presso l'Università di Buenos Aires, ha dimostrato che il glifosfato, ingrediente attivo del Roundup, è estremamente tossico per gli embrioni di anfibi già a dosi 1.540 volte inferiori rispetto a quelle usate su terreni agricoli.

  Fonte:Carmelo Ruiz-Marrero, 'Monsanto Faces $7.5 Billion Payout to Brazilian Farmers', CorpWatch Blog, June 28th, 2012.

Traduzione a cura di Chiara Madaro
Foto Jane Berwanger :http://sul21.com.br