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venerdì 22 novembre 2013

Fracking Argentina: Chevron si allea con YPF


di Richard Smallteacher su: http://www.corpwatch.org/article.php?id=15894

Traduzione di Chiara Madaro

YPF, compagnia petrolifera dello stato argentino, ha firmato un accordo con l’omologa statunitense Chevron per estrarre gas di scisto e petrolio usando la tecnologia del fracking nelle Ande meridionali. Gli attivisti ambientali e gli indigeni locali si stanno preparando alla lotta per fermare questa controversa tecnologia.

 

Il Fracking – abbreviativo di ‘fratturazione idraulica’ – utilizza tecniche di perforazione orizzontale allo scopo di perforare per miglia nella profondità della terra pompando milioni di galloni di acqua, sabbia e dannose sostanze chimiche in modo da rompere le formazioni rocciose ed estrarre il gas contenuto all’interno di esse.

Chevron afferma che investirà 1,24 miliardi di dollari per aiutare YPF a perforare 1.500 pozzi in un’area di 5.000acri della regione di Vaca Muerta, nella provincia di Neuquén, nell’Argentina meridionale.

Ma questo è solo l’inizio della storia. “YPF ha firmato accordi con Dow, la compagnia petrolifera situata a Neuquén e con Winter, compagnia tedesca. Inoltre sta negoziando con Exxonn, Apache, Total, ed altre. Diego di Risio del Southern Petroleum Observatory, una ONG che registra l’estrazione del petrolio nel paese ha detto all’Earth Island Journal che ‘Chevron a YPF non stanno semplicemente stringendo un accordo, stanno creando un precedente per l’intero settore’.

Greenpeace spiega l’impatto di questa estrazione: “La fratturazione di un singolo pozzo richiede un enorme volume d’acqua: circa 9.000-29.000 metri cubi (tra i 9 e i 29 milioni di litri). I prodotti chimici costituiscono circa il 2% del liquido di fatturazione cioè tra i 180.000 e i 580.000 litri. Solo il 15-80% del fluido iniettato viene recuperato. Il resto rimane sotterraneo dove è fonte di contaminazione delle falde acquifere.

“Non stanno prendendo solo la terra”, spiega Lautaro Nahuel delle comunità indigene Mapuche di Neuquén all’Earth Island Journal. “Tutte le specie viventi di questa regione sono interconnesse. Sarà coinvolto il fiume di Neuquén, il fiume con cui ci dissetiamo”.

La contaminazione da fracking si è mostrata in modi insoliti. Ad esempio alcune comunità negli Stati Uniti hanno visto l’acqua del rubinetto prendere fuoco in aree dove si opera il fracking. Guarda questo video su YouTube e questo articolo sulla rivista Time).

Secondo una ricerca svolta a Youngstown in Ohio, dove i residenti sono stati colpiti dal terremoto durante la vigilia di Natale nel 2011 e nuovamente a Capodanno, il fracking può anche aumentare drammaticamente il rischio di terremoti.

Questa tecnologia sta affrontando una feroce opposizione da parte di un certo numero di governi europei. La Francia ha vietato il fracking nel 2011 e la Bulgaria lo scorso gennaio. La Romania ha una moratoria su questa tecnologia e anche la Repubblica ceca sta valutando l’opportunità di esprimere un divieto.

I vari gruppi ambientalisti di tutto il mondo stanno facendo il passaparola sulle caratteristiche di questa tecnologia e organizzano proteste. Il villaggio di Balcombe, a sud di Londra, ad esempio, ha vissuto importanti proteste a riguardo. All’inizio di questa settimana  la Royal Canadian Mounted Police ha fermato una protesta e un blocco nella First Nation (nativi) di Elsipogtog organizzata per fermare un progetto sul gas di scisto  a Rexton, nel New Brunswick.

I Mapuche intendono partecipare a questo movimento internazionale in crescita. “Siamo pronti a difendere il fiume, la terra, le piante, affinchè possiamo continuare a vivere e sviluppare noi in quanto popolo”, dice Nahuel.  

Intanto Chevron è all’avanguardia nell’esportazione della tecnologia del fracking a livello globale. Il Financial Times riporta di come questa multinazionale stia tentando di ottenere concessioni in Europa orientale in modo aggressivo. “Per anni ha esplorato una superficie corrispondente alla frattura geologica che si estende dal Mar Baltico al Mar Nero”, scrive Guy Chazan. “Un pezzo cruciale per il suo puzzle è arrivato in maggio, quando ha ottenuto il diritto di negoziare un contratto per la raccolta di gas di scisto in Ucraina. C’è un arco quasi continuo di concessioni che si estende dal sud-est della Bulgaria e arriva al nord della Polonia. Nella sola Romania le aree coprono 2.700Kmq.

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