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domenica 16 febbraio 2014

L'Europa sulla ricerca degli idrocarburi: interrogazione e risposta su ispezioni subacquee


Secondo l'Euro-parlamentare Andrea Zanoni: “Il peso delle lobby dell'energia fossile ha impedito alla maggioranza degli eurodeputati di approvare una normativa più severa sulle trivellazioni offshore che avrebbe esorcizzato il pericolo di un disastro ambientale nel Mediterraneo o nel Mare del Nord”. Lo dice all'indomani della giornata del 21 maggio 2013, quando il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo un rapporto che chiede nuovi standard di sicurezza nelle operazioni offshore di petrolio e gas. La risposta che è possibile leggere qui di seguito in merito all'interrogazione parlamentare  del 25 novembre 2013 appare insufficiente. A fronte delle chiare denunce espresse dall'euro-deputato, infatti, la Commissione risponde di essere già a conoscenza dei fatti ma non fa menzione a sanzioni.

 
Interrogazioni parlamentari
25 novembre 2013
E-013366-13

http://www.andreazanoni.it/it/news/comunicati-stampa/gas-e-petrolio-nelladriatico-zanoni-lambiente-la-salute-e-il-turismo-balneare-vengano-prima-dei-profitti-delle-multinazionali.html
L'Eurodeputato Andrea Zanoni
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Andrea Zanoni (ALDE)



Oggetto:  Ispezioni subacquee della società norvegese Spectrum alla ricerca di idrocarburi lungo le coste croate del mar Adriatico e possibile perturbazione dell'ecosistema marino

 
Dall'inizio di settembre del 2013 la società norvegese Spectrum sta effettuando la scansione dei fondali del mar Adriatico lungo le coste croate alla ricerca di giacimenti di idrocarburi (greggio e metano) intrappolati nelle rocce; per l'esattezza, le ricerche interessano un'area di 12.000 chilometri quadrati(1). L'attività verrebbe effettuata gratuitamente e spontaneamente da parte della società stessa, senza pertanto che sia stata in precedenza indetta alcuna gara pubblica. La metodologia operativa utilizzata, tuttavia, è fonte di inquinamento acustico subacqueo e desta non poche perplessità in ordine ai suoi possibili effetti negativi sull'ecosistema marino. Secondo Sigrid Lüber, presidente dell'Organizzazione internazionale per la difesa del mare «Ocean Care», la tecnica adoperata dallo speciale sottomarino utilizzato nell'attività ispettiva si chiamerebbe «2D» e prevedrebbe l'emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240-260 decibel, molto più forte, pertanto, di quello originato dai motori di un jet in fase di decollo, che non superano i 140 decibel(2). «Ocean Care», infatti, si è attivata per chiedere l'interruzione di tali attività almeno sino all'adozione di misure di contenimento del rumore e denuncia, in particolare, l'assenza di confronto pubblico con le autorità, nonostante vi siano enormi rischi per il patrimonio ittico croato e per lo sviluppo turistico del paese(3). Secondo Draško Holcer, presidente dell'ONG croata Blue World Institute of Marine Research and Conservation (BWI), le specie ittiche più a rischio sarebbero i delfini e le balene che possono percepire le onde sonore anche a chilometri di distanza; onde di tale intensità, in particolare, danneggerebbero il loro sistema uditivo provocando lesioni ed emorragie e, a lungo andare, la loro fuga dall'habitat(4). Si segnala, infine, che lungo alcune coste italiane sempre dell'Alto Adriatico si sta verificando una concomitante ecatombe di tartarughe marine comuni (Caretta caretta), con 165 esemplari morti in meno di due mesi; gli esperti, tuttavia, ritengono che essa sia probabilmente dovuta ad altre cause(5).
Tutto ciò premesso, la Commissione:
1.è a conoscenza dello svolgimento di tale attività di ricerca subacquea di idrocarburi nel mar Adriatico mediante l'utilizzo della controversa tecnica poc'anzi illustrata?
2.Può chiarire se ritiene la stessa rispettosa della normativa UE di settore e, in caso negativo, se intende contattare le autorità croate in proposito?

(1)Cfr. articolo del quotidiano «La Voce del Popolo»: http://goo.gl/yPwGKs.
(2)Cfr. articolo del quotidiano «Il Piccolo» di Trieste: http://goo.gl/0jmkX6.
(3)Cfr. pagina dedicata alla questione nel sito web dell’organizzazione: https://www.oceancare.org/en/alarm_campaign_croatia/.
(4)La società in questione ha già svolto simili «sondaggi» nel Mediterraneo orientale, nel Mare del Nord, nel Golfo del Messico e lungo le coste di Brasile, Uruguay, Indonesia e Sud Africa. I vertici della stessa precisano di rispettare i parametri internazionali e che le operazioni vengono svolte previa verifica dell'assenza di cetacei nel raggio di un chilometro. La società ricorda altresì che la propagazione del suono nell'acqua è inferiore rispetto a quanto non accada nell’aria.
(5)Cfr. articolo del quotidiano «Corriere della Sera»: http://goo.gl/iaXQaC.

Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2013

RISPOSTA:
 
IT

E-013366/2013

Risposta di Janez Potočnik

a nome della Commissione

(30.1.2014)

La Commissione è a conoscenza delle attività di ricerca subacquea menzionate dall’onorevole deputato.

 Gli operatori devono rispettare le disposizioni delle direttive Uccelli selvatici[1] e Habitat[2], sotto la responsabilità dell’autorità competente croata. In particolare, gli Stati membri devono adottare provvedimenti che vietino di perturbare deliberatamente le specie marine rigorosamente tutelate come i cetacei e le tartarughe marine, in conformità all’articolo 12, paragrafo 1, lettera b), della direttiva Habitat. Tra gli elementi da tenere in considerazione ai fini del rilascio dei permessi vanno annoverati anche gli effetti prodotti sugli ecosistemi marini e sugli habitat vulnerabili, e ciò nel rispetto del protocollo offshore della Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e del litorale del Mediterraneo, alla quale l’UE ha aderito nel 2012. La Commissione è attualmente impegnata a verificare se tutti gli obblighi sono stati rispettati ed è in attesa che le autorità croate competenti le forniscano chiarimenti sul progetto in questione.

Inoltre, la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino[3] fa obbligo agli Stati membri di elaborare strategie per l’ambiente marino finalizzate al conseguimento di un buono stato ecologico delle rispettive acque entro il 2020. L’inquinamento acustico subacqueo costituisce uno dei principali problemi da affrontare. I Direttori delle Acque degli Stati membri hanno approvato recentemente un documento, di prossima pubblicazione, contenente delle linee guida per il monitoraggio dell’inquinamento acustico subacqueo.


[1]     Direttiva 2009/147/CE.
[2]     Direttiva 92/43/CEE del Consiglio.
[3]     Direttiva 2008/56/CE.

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