Secondo l'Euro-parlamentare Andrea Zanoni: “Il peso delle lobby dell'energia fossile ha
impedito alla maggioranza degli eurodeputati di approvare una normativa più
severa sulle trivellazioni offshore che avrebbe esorcizzato il pericolo di un
disastro ambientale nel Mediterraneo o nel Mare del Nord”. Lo dice all'indomani della giornata del 21 maggio 2013, quando il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo un rapporto che chiede nuovi standard di sicurezza nelle operazioni offshore di petrolio e gas. La risposta che è possibile leggere qui di seguito in merito all'interrogazione parlamentare del 25 novembre 2013 appare insufficiente. A fronte delle chiare denunce espresse dall'euro-deputato, infatti, la Commissione risponde di essere già a conoscenza dei fatti ma non fa menzione a sanzioni.
Interrogazioni parlamentari
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25 novembre 2013
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Oggetto: Ispezioni subacquee della società norvegese Spectrum alla ricerca di idrocarburi lungo le coste croate del mar Adriatico e possibile perturbazione dell'ecosistema marino | ||||||||||||||||
Dall'inizio di settembre del 2013 la società norvegese Spectrum sta effettuando la scansione dei fondali del mar Adriatico lungo le coste croate alla ricerca di giacimenti di idrocarburi (greggio e metano) intrappolati nelle rocce; per l'esattezza, le ricerche interessano un'area di 12.000 chilometri quadrati(1). L'attività verrebbe effettuata gratuitamente e spontaneamente da parte della società stessa, senza pertanto che sia stata in precedenza indetta alcuna gara pubblica. La metodologia operativa utilizzata, tuttavia, è fonte di inquinamento acustico subacqueo e desta non poche perplessità in ordine ai suoi possibili effetti negativi sull'ecosistema marino. Secondo Sigrid Lüber, presidente dell'Organizzazione internazionale per la difesa del mare «Ocean Care», la tecnica adoperata dallo speciale sottomarino utilizzato nell'attività ispettiva si chiamerebbe «2D» e prevedrebbe l'emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240-260 decibel, molto più forte, pertanto, di quello originato dai motori di un jet in fase di decollo, che non superano i 140 decibel(2). «Ocean Care», infatti, si è attivata per chiedere l'interruzione di tali attività almeno sino all'adozione di misure di contenimento del rumore e denuncia, in particolare, l'assenza di confronto pubblico con le autorità, nonostante vi siano enormi rischi per il patrimonio ittico croato e per lo sviluppo turistico del paese(3). Secondo Draško Holcer, presidente dell'ONG croata Blue World Institute of Marine Research and Conservation (BWI), le specie ittiche più a rischio sarebbero i delfini e le balene che possono percepire le onde sonore anche a chilometri di distanza; onde di tale intensità, in particolare, danneggerebbero il loro sistema uditivo provocando lesioni ed emorragie e, a lungo andare, la loro fuga dall'habitat(4). Si segnala, infine, che lungo alcune coste italiane sempre dell'Alto Adriatico si sta verificando una concomitante ecatombe di tartarughe marine comuni (Caretta caretta), con 165 esemplari morti in meno di due mesi; gli esperti, tuttavia, ritengono che essa sia probabilmente dovuta ad altre cause(5). Tutto ciò premesso, la Commissione:
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Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2013
RISPOSTA:
IT
E-013366/2013
Risposta
di Janez Potočnik
a
nome della Commissione
(30.1.2014)
La
Commissione è a conoscenza delle attività di ricerca subacquea menzionate dall’onorevole
deputato.
Inoltre,
la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino[3] fa obbligo agli Stati membri di elaborare strategie
per l’ambiente marino finalizzate al conseguimento di un buono stato ecologico
delle rispettive acque entro il 2020. L’inquinamento acustico subacqueo
costituisce uno dei principali problemi da affrontare. I Direttori delle Acque
degli Stati membri hanno approvato recentemente un documento, di prossima
pubblicazione, contenente delle linee guida per il monitoraggio dell’inquinamento
acustico subacqueo.
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