Il suono dell'universo.

lunedì 28 novembre 2011

Women’S Environment and Development Organization alla COP/17

di Chiara Madaro

Inizia oggi a Durban, in Sud Africa la sessione finale dei negoziati Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ) della diciassettesima conferenza delle Parti (COP17). In questa sede le parti dovranno trovare aree di convergenza al fine di garantire che il genere umano possa adattarsi e mitigare gli impatti sempre più gravi del cambiamento del sistema climatico.
Alcune delle principali questioni ancora da affrontare sono:

• Trovare una via di uscita per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto,
• Colmare il divario tra le promesse di riduzione delle emissioni e le azioni,
• Definizione di misure eque e trasparenti per il conteggio della riduzione delle emissioni,
• Sviluppo di metodologie per il monitoraggio, reporting e verifica (MRVs),
• rendere operativo il quadro di adattamento, il Fondo verde per il clima, i meccanismi tecnologici, e REDD+.

A Durban, un team WEDO, Women’S Environment and Development Organization, seguirà tutti gli aspetti dei negoziati. Il team è composto da sostenitori provenienti da tutto il mondo. Quest’anno i sostenitori vengono da Costa Rica, Suriname, Ghana, Messico, Filippine, Paesi Bassi, Togo e Stati Uniti. Particolare attenzione sarà data alla dimensione di genere nel rendere operativo il comitato per l'adeguamento e il Adaptation Committee and the Climate Technology Center and Networks, così come seguire i progressi compiuti dal Programma REDD + allo scopo di garantire i diritti delle donne.
WEDO è anche coordinatore del Women Delegates Fund (CDR), un programma finanziato dal governo della Finlandia, che sostiene le donne provenienti dai paesi meno sviluppati e in via di sviluppo a partecipare ai negoziati come parte attiva delle loro delegazioni nazionali. Alla COP17, il CDR supporterà 10 donne provenienti da Ghana, Haiti, Kenya, Isole Cook, Liberia, Tanzania, Nepal, Bangladesh, Vietnam e Repubblica del Kirghizistan e la pubblicizzazione di un programma di capacity building nel corso delle due settimane di riunione.

mercoledì 16 novembre 2011

Giornata mondiale per i diritti dei minori - una storia

di Chiara Madaro

Il 20 novembre ricorre la Giornata delle Nazioni Unite per i minori. Diritti spesso negati anche nei paesi industrializzati. Ecco una storia pubblicata sulla Nuova Ecologia alcuni anni fa e ambientata a Tar Creek, Oklahoma.


Paesaggio lunare, acque di un preoccupante arancione fosforescente: è il paesaggio che si incontra in una vasta zona dell’Oklahoma ancora incontaminata fino a poco più di trent’anni fa.
Tar Creek è al centro di un’importante inchiesta ambientale statunitense e da venti anni il sito è stato inserito nella lista delle priorità nazionali.
I numeri che ruotano intorno a questa storia sono impressionanti: su una popolazione di 30mila anime, nell’arco di pochi anni sono stati avviati tre grossi centri per dialisi renali.
Dati che risalgono al 1995 riportano che il 32% dei bambini hanno nel sangue elevatissime quantità di metalli pesanti.
Esiste un’altissima inabilità a parlare soprattutto nei soggetti più giovani.
Cosa è accaduto?
Nel 1970 il BIA, Ufficio Affari Indiani, ha venduto illegittimamente la terra di uno dei più antichi popoli nativi americani, i Quapow.
Malgrado la decisa opposizione della tribù indiana, grosse aziende dell’estrazione mineraria si sono impossessate di Tar Creek.
L’estrazione mineraria è stata effettuata col metodo dell’escavazione di grandi stanze sotterranee intervallate da colonne di roccia che servono a mantenere il suolo.
Dopo l’abbandono di queste miniere l’acqua ha riempito queste grandi stanze dissolvendo in alte concentrazioni il solfuro e generando acque acide.
Nel 1979 ha avuto inizio la percolazione di queste acque acide verso la falda freatica , i pozzi e le acque di superficie.
Dopo lunghe analisi il caso è diventato una priorità nazionale, ma l’EPA Ente per la Salvaguardia dell’Ambiente sosteneva che i rischi per i residenti erano ‘bassi’ e i progetti di depurazione e di corretta informazione sui rischi che corre la cittadinanza per informare sono tutt’oggi lunghi.
Trent’anni di intensa attività estrattiva hanno lasciato 50 milioni di tonnellate di residui minerari raggruppati in numerose colline alte anche decine di metri e larghi quanto un campo di calcio, stagni avvelenati, ed una penosa eredità, un marchio indelebile, menomazioni e malattie inguaribili.
I casi più diffusi sono Parkinson, cancro, diabete, nascite premature, malattie cardiovascolari, ai reni e al sistema nervoso: l’incidenza è altissima.
I bambini, con un sistema immunitario ancora delicato sono i più colpiti. La percentuale media di bambini colpiti da malattie dovute ad un’intensa esposizione alle polveri di piombo, cadmio ed altri metalli pesanti è del 2%; a Tar Creek sale a livelli inaccettabili e arriva al 25%.
D’altra parte mentre i bambini si divertivano a giocare con le loro biciclette sulle colline di scarti minerari, la popolazione locale non essendo a conoscenza del pericolo, usava quelle polveri come materiale di riempimento, per fare stradine private, fondamenta per le abitazioni.
Una madre parla del figlioletto e racconta:’ Perché impari un suono bisogna ripeterglielo centinaia di volte. Ha ripetuto l’asilo; pensavo che fosse pigro ma lui prova tenacemente ad imparare…eppure un minuto riconosce le parole e dopo mezz’ora le ha già dimenticate. Ogni sera – continua la madre – si inginocchia e prega per imparare a leggere’.
Eppure la bonifica di questa area grande 40 miglia quadrate va a passo di lumaca. Al momento l’EPA, Ente per la Salvaguardia Ambientale ha fatto andar via almeno1700 residenti e ha chiuso 83 pozzi ma sembra non avere alcun potere sulle aziende di estrazione mineraria che hanno già dichiarato fallimento e con questo si tirano indietro e non contribuiscono a ripulire la zona.
Chi, invece, si occupa attivamente di informare la popolazione locale dei pericoli è il CVS poi diventato CAVO, Comitato Volontario dei Cherokee. L’80% della cava di estrazion.
Il mese scorso il governo ha proposto a 60 famiglie con bambini al di sotto dei 6 anni di andar via dalle città di Picher e Cardin dove le colline di scarti minerari si trovano letteralmente a ridosso delle abitazioni.
Ma la questione riguarda tutta la comunità e dall’emittente locale, KOTV, si apprende che per accertare fino a che punto si possa parlare di avvelenamento indicando , dunque, i colpevoli del misfatto, sono state avviate indagini ed analisi del sangue. Ma anche qui la vicenda offre aspetti non chiari e chi ha avviato il Progetto accusa tre collaboratori di aver ‘allungato’ il sangue prelevato dai bambini con il proprio per falsificare i risultati delle analisi.
L’Università dell’Oklahoma ha annunciato la formazione di una commissione d’inchiesta chiedendo altri due mesi per ulteriori indagini.
Venti anni son già passati, 107 milioni di dollari son stati spesi, quanto si dovrà aspettare per trovare una giusta soluzione ad una storia che non lascia dubbi sulla gravità della situazione?