Quelle che seguono sono le controsservazioni inviate al Ministero in merito alle risposte fornite al pubblico da Tap.
Al
Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare
ed al
Ministero dello Sviluppo Economico
Replica alle risposte di Tap al
pubblico
Chiara
Madaro
Indice
Pg 2 - Alcune considerazioni
Pg 8 - Punto
4
Pg 9 - Punto 1
Pg 11
- Punto 2
Pg 13 – Punto
Pg 14 - Conclusioni
Alcune
considerazioni.
Le
risposte alle osservazioni contro la realizzazione di Tap sono a dir poco
sconcertanti e, agli occhi della scrivente, denotano il tentativo di simulare
una mancanza di comprensione rispetto a messaggi estremamente chiari. Nella
risposta alle osservazioni sottoposte dalla sottoscritta viene, infatti, del
tutto ignorata e non menzionata la questione fondamentale elicitata nello
stesso titolo: il gas, esattamente come ogni altra fonte fossile di energia, è
estremamente dannosa per la salute dei viventi e ha effetti avversi, a medio e
lungo termine, di una gravità tale che non possono essere ignorati. Come sarà
certamente noto a chi, in un modo o nell’altro, si occupa di ambiente, anche la sola esistenza di un dubbio in
merito agli effetti nocivi di una pratica o una sostanza, dovrebbe fermare la
realizzazione di quella pratica o diffusione di quella sostanza. E’ il
principio di precauzione (art. 174, § 2, del Trattato CE, oggi
art. 191, § 2 Trattato FUE, art. 301 codice dell’ambiente), riconosciuto a
livello internazionale. Presuppone analisi dei rischi e messa in opera di tutte
le azioni possibili per prevenire tali rischi. Analisi che Tap sostiene di aver
compiuto riportandone dati rassicuranti. Ci si chiede, dunque, su cosa sia
basata tale analisi se, come in più casi dimostrato, non esistono tecnologie
capaci evitare un rilascio costante e importante di idrocarburi nella falda
acquifera o in atmosfera o nel terreno e con effetti irreversibili per il Dna. Il
fatto di aver evitato l’argomento, implica, forse, la volontà di non riconoscere l’esistenza di una questione relativa
alla salute pubblica? La letteratura scientifica ha dimostrato come non sia
più possibile parlare di ‘rischio’: esistono
certezze sul fatto che i combustibili fossili stiano scatenando qualcosa che
non siamo in grado di dominare e, malgrado siano pubblicizzati come ultima
frontiera della modernità, ci stanno portando indietro all’età della pietra; ma
questi argomenti vengono evitati di netto nelle risposte. Perché?
Alle altre
questioni si replica in maniera incongruente con quello che sembra un
copia-incolla. Quale può essere la fondamentale origine di tale amnesia da
parte di Tap?
Stupisce
anche come lo stesso Ministero non abbia creato una Commissione di esperti che,
indipendentemente dalle risposte di Tap, valuti ogni preoccupazione espressa
legittimamente e con dati di fatto dai cittadini e dagli Organi territoriali
competenti. Per non parlare della totale assenza di un dibattito pubblico
nazionale riguardo alla diffusione indiscriminata di trivelle e ricerca di
idrocarburi. Secondo dati aggiornati al 20 settembre 2013[1] in
Italia oggi esistono 719 pozzi produttivi per il gas e 168 per il petrolio, 693
potenzialmente produttivi ma non eroganti, 22 destinati ad altro utilizzo - ad
esempio per il monitoraggio - e 6 potenzialmente utilizzabili per lo
stoccaggio.
Siti che insidiano la
vera ricchezza del nostro Paese: 24 parchi nazionali, 26 aree marine protette e
140 parchi nazionali. Secondo la legge “(…)In
dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di
attività produttive compatibili". Cosa c'è di
compatibile tra aree protette e idrocarburi?
Nel corso del 2008 e
successivamente nel 2010 su impulso di due diversi governi, si avviò
l’istituzione di una commissione per ogni area marina protetta ricadente sul
territorio nazionale. Queste commissioni dovevano essere composte da persone
indicate dalle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero e da
osservatori del Ministero. L’iniziativa fu revocata in entrambe i casi: la
prima volta a causa dell’improvvisa caduta del Governo e la seconda volta
perché il Paese entrava nel suo primo anno di crisi e il Ministero subì un
taglio delle risorse economiche pari al 50% del dovuto. Ai sensi della Legge
quadro sulle aree protette datata 6 dicembre 1991 n. 394, la perforazione o
qualsiasi altra forma di ricerca riconosciuta come inquinante dovrebbe essere
impraticabile. La Legge vieta, infatti, l’apertura e il rilascio di cave,
miniere e discariche nonché l’asportazione di minerali nelle zone interessate
tra cui, naturalmente, gli idrocarburi a causa dell’alto potere contaminante.
Se si sovrappongono le mappe delle aree protette o di interesse
storico-paesaggistico con quelle destinate agli idrocarburi, si notano
corrispondenze o prossimità pericolose.
Fatti di cui si dibatte grazie ai blog e ai
comitati cittadini nati in maniera del tutto spontanea e senza secondi fini,
segno di una volontà certa da parte degli italiani definiti con un certo tono
di sufficienza ‘il popolo del no’. Non
solo non avviene questo. “Con la legge 19 dicembre 2013, n.
153, il Parlamento ha autorizzato la
ratifica dell'Accordo per il gasdotto transadriatico (TAP). L'Accordo, che
attua un memorandum d'intesa siglato nel settembre 2012, riconosce l'importanza
del Gasdotto transadriatico (TAP) impegnando le Parti (Albania, Grecia ed
Italia) a facilitare le procedure di
autorizzazione per l'implementazione dello stesso; e stabilisce la
necessità di rispettare standard uniformi con riferimento alle normative
tecniche, nonché in materia di sicurezza, ambiente, lavoro. L'Accordo inoltre
impegna i Governi dei tre Paesi a siglare accordi con gli investitori del
progetto, e definisce l'ambito giuridico, nonché il regime fiscale applicabili”[2]. Questo viene dichiarato sul sito della Camera
che più avanti specifica: “Il comma 2 prevede che nessuna legge ordinaria della
Grecia o dell'Albania (ndr paesi partner) potrà limitare, diminuire o avere un effetto sfavorevole nei confronti
dei diritti concessi”. Disposizioni che contrastano fortemente con il
corpus di leggi pensate a protezione dell’ambiente, del paesaggio e di chi lo
abita.
Nel caso
in oggetto, d’altra parte, le osservazioni delle comunità locali sono state
inviate al Ministero dell’Ambiente ma la risposta è stata data da Tap. In
sostanza il Ministero, dimenticando di essere ‘servo’ e non ‘utilizzatore
finale’ del popolo italiano, si è limitato a svolgere la funzione di
‘passacarte’ per Tap rimanendo acritico. Il Governo sta, con questo,
dimostrando di fare una scelta: anteporre gli interessi di poche entità private
e lasciare da parte quelli di intere comunità utilizzandone, però, a piene
mani, le risorse – come dimostrato dal Comitato No-Tap. Questo il messaggio che arriva al cittadino. Una
grave e spregiudicata responsabilità da parte di chi ci governa, che trova
compimento attraverso l’offerta di deboli giustificazioni secondo le quali la
pipeline andrebbe a beneficio proprio di chi, oggi, incautamente e
improvvidamente si lamenterebbe a causa di una ottusa ignoranza che non
consentirebbe di vedere con chiarezza e di comprendere che il progresso ci
chiede di andare incontro al gas, faccia pulita dell’energia fossile. Eppure
proprio gli scienziati di Ipcc e non solo, da diversi anni, ormai, non fanno
altro che ripetere quanto questa idea di progresso, proprio quella a base di
idrocarburi, ci abbia condotti sull’orlo del baratro. Eppure, recentemente il
Wwf Europa ha trascinato in tribunale un colosso del gas e del carbone per pubblicità
ingannevole, avendo rappresentato il carbone come energia pulita. Qui è il
gas ad essere esibito in tal senso e con l’incredibile beneplacito di alcune
tra le più importanti associazioni italiane dedite proprio alla giustizia
ambientale le quali, poi, tardivamente, esprimono una certa prevenzione
rispetto a Tap. Associazioni il cui ruolo sembra limitarsi allo sventolio di
qualche bandiera una volta che il danno è fatto; incredibile questo
atteggiamento da parte di chi dovrebbe essere sentinella al fianco delle
popolazioni e delle amministrazioni locali e, invece, lascia chi combatte, in
minoranza, si accontenta delle retrovie piuttosto che rimanere in prima linea, malgrado il ripetuto invito dal basso ad un
coinvolgimento in tempi utili.
Nel chiedersi
come sia possibile tutto ciò e che, nel tentativo di difendersi, normali cittadini
con normali mezzi e capacità di ricerca siano in grado di trovare ciò che le
grosse multinazionali tentano di occultare, mentre entità il cui principale
obiettivo è, o dovrebbe essere, quello di difendere l’interesse e il benessere
di quei cittadini, sembrano del tutto disinteressate ad approfondire quegli
argomenti, sebbene sottoposti in un contesto ufficiale, non si comprende
nemmeno come sia stato possibile che si sia acconsentito a spendere quantità
sostanziose di denaro pubblico – cioè denaro appartenente a chi, a lungo tenuto
all’oscuro di quanto accadeva, esprime dissenso in quanto subirebbe gli effetti
negativi derivanti dalla realizzazione di quei progetti – invece di investire
in energia ‘democratica’, l’energia solare, che garantisce autonomia energetica
e che, tornando al principio di precauzione, sarebbe la vera forma di
prevenzione. Non tubature più spesse o filtri, quindi, ma pannelli e norme più
snelle che favoriscano quel tipo di industria e quel tipo di energia.
Perfino in
Germania – certo non famosa per i cieli soleggiati – alcune cittadine si sono
affrancate dagli idrocarburi grazie alle rinnovabili. Nel nostro Paese,
malgrado sempre più cittadini esprimano l’esigenza di seguire quegli esempi,
una serie di nodi normativi hanno, di fatto, impedito il raggiungimento della
sostenibilità energetica favorendo ancora la ‘fossil fuel connection’.
Sembrerebbe quasi che chi ci governa non sia in grado o non sia disposto ad
andare incontro al futuro e alle richieste dei cittadini preferendo rimanere
abbarbicato a scenari vetusti e dannosi sotto ogni punto di vista, assumendo
posizioni ciniche rispetto a cittadini ormai stanchi di pagare direttamente e
indirettamente con malattia o tasse magari finalizzate alla decontaminazione.
Anche nel Libro Bianco sulla responsabilità ambientale presentato dalla
Commissione Europea, si afferma che lo Stato è responsabile in primis.
All’indomani del voto per le europee, si ricorda una dichiarazione dell'Euro-parlamentare Andrea Zanoni risalente allo
scorso anno secondo il quale: “Il peso delle lobby dell'energia
fossile ha impedito alla maggioranza degli eurodeputati di approvare una
normativa più severa sulle trivellazioni offshore che avrebbe esorcizzato il
pericolo di un disastro ambientale nel Mediterraneo o nel Mare del Nord”. Significa
che neanche a livello Europeo dobbiamo aspettarci giustizia? Significa che pagheremmo noi per quello che già oggi non vogliamo? Mentre
chi ci ha guadagnato veramente – i lobbisti statali e parastatali che si sono
impegnati tanto alacremente alla realizzazione di progetti insostenibili (europei)
– rimedierà una rimozione dall’incarico con buonuscita miliardaria? Non è,
forse, anche in questa superficialità, ravvisabile un tradimento dei propri
doveri nei confronti della Patria?
Ma, nel
sottoporre questi interrogativi, la sottoscritta si chiede anche se riceverà
mai risposta a queste domande dato che dal Ministero vengono automaticamente
inviate a Tap, la cui strategia non prevede, certo,di pensare in termini di
pubblico interesse.
Quella che
segue è una tabella riportante le osservazioni scelte da Tap a cui rispondere e
a cui si controbatterà nelle pagine successive.
Osservazioni
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Risposte
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1
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Tentativo di fare della Puglia l'hub
energetico dell'Europa, un punto di passaggio e raccolta di idrocarburi per
il Nord dell'Unione e per la Svizzera e che, come spiegato nei siti delle
compagnie petrolifere inglesi, troverebbero nella realizzazione del gasdotto
TAP la testa d'ariete a propositi di portata ben più vasta. Sintomo di un approccio
antiquato e non ulteriormente percorribile alla questione
dell'approvvigionamento energetico.
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TAP AG è una compagnia di trasporto
del gas, la strategia per l’utilizzo di tale risorsa verrà stabilita
direttamente dai contratti stipulati tra la società distributrice e i futuri
acquirenti del gas. Un parte significativa del gas potrà transitare per
l’Italia per essere poi distribuita per l’utilizzo in altri paesi dell’Europa
Occidentale.
A seconda delle strategie
commerciali che verranno adottate dalla futura società distributrice del gas,
i benefici per l’Italia potranno comprendere:
• Incremento della diversificazione
delle fonti di gas naturale;
• Incremento della competizione tra
società trasportatrici di gas con potenziali benefici per gli utilizzatori;
• Aumento della sicurezza di
approvvigionamento.
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2
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Affermare che le emissioni di CO2
saranno ridotte al minimo non solo è insufficiente ma è scorretto e sintomo
di pericolosa ignoranza o criminale incoscienza da parte di TAP. Le sostanze
chimiche contenute nei combustibili fossili non si limitano all'anidride
carbonica.
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Come riportato al Paragrafo
8.5.1.3.1 dell'ESIA, durante la fase di esercizio il Terminale di Ricezione
produrrà emissioni atmosferiche dalle seguenti sorgenti:
• caldaie alimentate a gas per il
sistema di riscaldamento del gas nel Terminale di Ricezione;
• sfiati di emergenza – solo in caso
di emergenza;
• generatori diesel di emergenza –
solo in caso di emergenza.
Gli sfiati freddi e i generatori
diesel saranno utilizzati esclusivamente in eventi non ordinari (es. in caso
di emergenza o spegnimento del PRT). Conseguentemente l’impatto collegato
alle suddette emissioni atmosferiche di emergenza è considerato trascurabile.
Per quanto concerne le caldaie
alimentate a gas per il sistema di riscaldamento nel Terminale di Ricezione,
ogni caldaia ha una capacità nominale di 3,5 MWt e sarà alimentata con lo
stesso gas naturale trasportato dal gasdotto. L’impatto potenziale indotto in
atmosfera dal funzionamento del sistema di riscaldamento del gas del PRT,
durante la fase di esercizio, è stato valutato per mezzo di una studio
modellistico dedicato. I modelli di dispersione degli impatti in atmosfera
quantificano le concentrazioni al suolo di macro-inquinanti generati da
queste caldaie, consentendo una valutazione qualitativa / quantitativa dei
loro impatti sulla qualità dell'aria locale.
Essendo delle caldaie a gas e non ad
olio, gli NOx e CO sono le principali emissioni derivanti dalla combustione.
Emissioni di eventuali microinquinanti derivanti dalla combustione del gas
sono del tutto trascurabili.
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3
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Dall'estrazione alla raffinazione,
dalla distribuzione allo stoccaggio, dalla lavorazione alla destinazione dei
reflui nel sistema fognario, che si tratti di petrolio, di gas o di carbone,
il percorso dei combustibili fossili è dannoso in ogni sua tappa. Dire che il
gas sia meno pericoloso del petrolio o del carbone è, dunque, inesatto. Negli
Stati Uniti, dove l'esperienza dell'estrazione di gas anche non convenzionale
dura da anni, gli esperti hanno raccolto prove schiaccianti in merito alle
conseguenze della contaminazione da idrocarburi.....hanno indotto gli Stati
Uniti a raccogliere il gas anche in zone densamente popolate. Le conseguenze
sulla salute degli esseri viventi non hanno tardato a mostrarsi.
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Il gas naturale trasportato mediante
gasdotto è la fonte di energia da idrocarburi più pulita attualmente
disponibile.
Rispetto alle attuali fonti e
strumenti di approvvigionamento energetico in Italia, la condotta di gas
azero permette di diversificare il mix energetico del nostro paese
permettendo la progressiva dismissione di forme di energia più inquinanti e
di impianti di produzione vetusti e tecnologicamente arretrati.
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4
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In Italia è nato il progetto europeo
Life-Edesia (Endocrine disruptors in silico/in vitro - Evaluation and
Substitution fon Industrial Applications) allo scopo di sostituire le tante
sostanze dannose utili alla creazione dei tanti utensili o prodotti per
l'igiene personale con sostanze più sicure ma altrettanto valide per gli usi
industriali. A fronte di uno sforzo di tali proporzioni è comprensibile avere
dei dubbi sui benefici dichiarati da TAP ma anche sul senso dello stesso Life
Edesia il cui valore verrebbe di fatto annullato dalla Trans Adriatic Pipeline.
|
Non pertinente
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Punto 4 -
Si sceglie
di iniziare proprio da quest’ultimo giudizio di non pertinenza in merito a Life
Edesia. Evidentemente chi risponde all’osservazione non è a conoscenza del
progetto né si è curato di approfondirne la conoscenza o non tiene
sufficientemente in esercizio le proprie capacità inferenziali o sceglie di non
tenere conto del tema fondamentale proposto dalla sottoscritta. Tema cruciale
rispetto al quale nessuno può dirsi al riparo, nemmeno chi,
oggi, lucra a vario titolo su questi progetti. I garbugli legali possono darvi protezione
rispetto alle vostre responsabilità ma l’aria che respirate è la stessa di quel
popolo cui state calpestando diritti e dignità.
Dunque sembra il caso di esplicitare: nelle
osservazioni sottoposte al Ministero con titolo “La ‘strage consapevole’ degli interferenti
endocrini e gli effetti avversi dei combustibili fossili. Ragioni di ordine
economico e sanitario contro la costruzione della Trans Adriatic Pipeline (Tap)
in Puglia”, hanno, evidentemente, un ruolo fondamentale gli interferenti
endocrini, sostanze chimiche contenute negli idrocarburi e che, come solidamente
dimostrato in molteplici e accreditate sedi scientifiche, vengono costantemente
rilasciate nell’ambiente perché fortemente corrosive andando a contaminare
acquiferi, aria, terreno e, dunque, esseri umani e suoi nutrienti primari
riportandone gravi danni di ordine sociale e sanitario.
Il
tema dell’aggressione ai viventi degli interferenti endocrini è talmente
riconosciuto in ambito scientifico che negli ultimi due anni ha iniziato ad
occuparsene anche il Who e la Commissione Europea[3] con
l’intento di mettere in campo corpose strategie che contrastino l’assorbimento
e l’esposizione degli esseri umani agli interferenti endocrini.
Coerentemente,
l’Italia partecipa con Endocrine Disruptors in
silico/in vitro Evaluation and Substitution for Industrial Application
(LIFE-EDESIA)[4], un
progetto nato nell’ambito del programma europeo LIFE+2012 e che vede
la collaborazione di accreditati Istituti di ricerca. Obiettivi del progetto
esplicitati nel sito:
“- applicare il principio di sostituzione a Interferenti
Endocrini, quali ftalati, bisfenoli e parabeni, considerati nell'ambito del
Programma REACH come sostanze che presentano un livello di preoccupazione
equivalente alle “sostanze molto preoccupanti” (SVHC:
(cancerogeni/mutageni/tossici per la riproduzione) sulla base di: i) possibili
rischi per la salute umana associati agli effetti endocrini, ii) alti volume di
produzione, iii) uso diffuso e iv) esposizione potenziale della popolazione
generale, attraverso alimenti e prodotti di consumo;
- dimostrare l’applicabilità di un'innovativa ed efficiente (in termini di costi e tempi) strategia integrata in silico/in vitro per la sostituzione di Interferenti Endocrini con sostanze che presentano analoghe caratteristiche tecnologiche e minori pericoli per la salute, promuovendo così le basi scientifiche del principio di sostituzione in accordo con i requisiti del REACH;
- dimostrare l’applicabilità della strategia di EDESIA anche ad altre applicazioni industriali collegate al regolamento REACH e in generale alla legislazione europea sulle sostanze chimiche”.
- dimostrare l’applicabilità di un'innovativa ed efficiente (in termini di costi e tempi) strategia integrata in silico/in vitro per la sostituzione di Interferenti Endocrini con sostanze che presentano analoghe caratteristiche tecnologiche e minori pericoli per la salute, promuovendo così le basi scientifiche del principio di sostituzione in accordo con i requisiti del REACH;
- dimostrare l’applicabilità della strategia di EDESIA anche ad altre applicazioni industriali collegate al regolamento REACH e in generale alla legislazione europea sulle sostanze chimiche”.
Se il nesso non è
ancora abbastanza chiaro, esplicito: queste sostanze a cui siamo esposti si trovano
in quello che ingeriamo e in quello che mettiamo sulla pelle. Al pari dei
petrolati, attraverso il sistema endocrino queste sostanze ci espongono a
malattie degenerative severe di tipo neurologico, cardiocircolatorio ecc.
talmente diffuse che si può parlare di epidemia[5]. Si
sta tentando di trovare al più presto sostanze che possano sostituire i
siliconi presenti in questi prodotti dato che le regole del mercato e della
finanza non consentono di ritirare tutte queste merci dal commercio senza
provocare un pericoloso e più veloce effetto domino. Ma si cerca di far presto
perché i danni alla salute ci sono e sono dilaganti, crescono con velocità
esponenziale e se gli scenari previsti in un prossimo futuro non fossero drammatici,
certamente non si sarebbe verificato il fatto che, all’unisono e
parallelamente, grosse entità internazionali si adoperassero alla soluzione di
questo problema. Quindi, di nuovo: a cosa servirebbe questo sforzo di ricerca
se poi basterebbe svolgere le nostre normali azioni quotidiane per ammalarsi in
un ambiente contaminato da Tap[6]?
E questa
considerazione porta alle altre.
Punto 1 –
La risposta
all’osservazione n°1 presa in considerazione da Tap, non è pertinente con
quanto la sottoscritta sottintendeva. Dunque si esplicita: pochi anni fa in
Puglia – anche qui a insaputa dei cittadini – sono state realizzate delle perforazioni esplorative che hanno
identificato 40 depositi di petrolio a Lecce e provincia e di gas naturale
nella zona di Foggia. La Puglia, insieme alla Basilicata, possiede bacini
di gas e olio tra i più vasti in tutta Europa. Quando la sottoscritta parlava
di Tap come “testa d'ariete a propositi di portata ben più vasta” si riferiva
proprio a questi dati. Dati e fatti di cui i destinatari di questo testo – che
si tratti del Ministero o di Tap – non possono non essere a conoscenza
considerando che se ne parla anche sui siti di alcune compagnie petrolifere
inglesi con interessi nel nostro Paese e che da alcuni anni, ormai, fanno
pressioni sui diversi governi che si alternano nel nostro Paese i quali hanno
tutti risposto in maniera rassicurante, affermativa rispetto alle speculazioni
che queste compagnie si aspettano di operare sui nostri confini on e off-shore.
Il timore fondato è che, dietro ai lavori giustificati con la costruzione della
pipeline in oggetto e relative ramificazioni per il collegamento alle rete-gas,
si possa, in realtà, nascondere il tentativo di raccogliere petrolio e gas. Sono
timori fondati sul fatto che le vere fonti alternative di energia sono ancora
pubblicizzate come ‘impraticabili’ a causa dei costi eccessivi mentre basta
fare un giro sul web per capire che il Salento con il resto della Puglia e di
buona parte del sud Italia, attraggono interessi di grosso calibro. Già ExxonMobil, Shell, Total ed Enterprise lavorano con
profitto in queste zone.
Nella vostra risposta
naturalmente non si coglie questo aspetto e si parla invece di ‘aumento della
sicurezza di approvvigionamento’. Mi chiedo a quale sicurezza si faccia
riferimento. In tema di geopolitica, ed era prevedibile, Tap è stata la leva
che ha contribuito a scoperchiare energie violente – mi riferisco alla guerra
tra Russia e Ucraina. Per la Russia, l’Ucraina è un paese su cui non poter
contare ma il suo territorio è attraversato da 40mila Km di gasdotti che
trasportano verso l’Europa il gas russo e facilmente collegabili ad altre
diramazioni che potrebbero arrivare dalla Turchia isolando la Russia. Non è un
caso se gli Stati Uniti appoggiano gli indipendentisti ucraini. Anche gli Usa,
infatti, aspirano a vendere il loro gas all’Europa attraverso i suoi
‘satelliti’ eurasiatici. Stranamente alcune settimane fa, a distanza di pochi
giorni, i più importanti capi di Stato occidentali si sono degnati di mettere
piede nel nostro Paese dopo anni di assenza. Un comprensibile isolamento,
considerando i motivi che, in passato, hanno tolto autorevolezza all’Italia. Di
fatto sono cambiati i rapporti di forza e le alleanze. Berlusconi e Scaroni
garantivano a Putin un ruolo forte in Europa. Ma ora non sono più al loro posto.
E così se fino a qualche settimana fa, secondo Gazprom, Tap era un progetto non
dannoso per la Russia, anzi al contrario, anche perché la capacità di controllo
e gestione delle infrastrutture nei paesi circostanti ai depositi da cui
arriverebbe il gas per Tap, sono sempre state sostenute dalla Russia, ora gli
scenari sono mutati. Azerbaigian e paesi limitrofi, non sono in grado di
sostenere in autonomia questi movimenti. La Russia si è sentita a lungo sicura
di poter dettare legge sui prezzi per ottenere altro. Ma nelle ultime settimane
qualcosa è cambiato nelle influenze geopolitiche. Non si vuole, qui, dare un
giudizio sulla bontà di questo cambiamento né approfondire ulteriormente la
natura dei rapporti che si stanno muovendo in questi anni in rapporto al tema
dell’approvvigionamento di energia ma solo prendere atto del fatto che parlare
di certezze rassicuranti in tema di energia fossile, in tale contesto, è quanto
meno ardito. Lasciando da parte gli interessi delle grandi
lobby degli idrocarburi, non sarebbe più sensato approfittarne per abbandonare queste
deleterie pratiche capaci solo di tirare fuori il peggio dalle relazioni
internazionali? Ma, certo, queste sono considerazioni che avrebbero un valore
se a risponderne fosse il Ministero. Parlate anche di ‘potenziali benefici per
i consumatori’. Si abbasserebbero i costi in bolletta? Intanto è già costata
troppo – e senza che i cittadini ne sapessero alcunché - la fase di
ingegnerizzazione, e sicuramente non fa parte di chi è dotato di una pur minima
capacità di raziocinio fare tutto questo per abbassare i costi in bolletta se
poi devono aumentare a dismisura le spese militari o di decontaminazione. Secondo
gli analisti l’Italia potrebbe diventare
la potenza geotermica più potente in tutto il mondo. Senza contare la
tecnologia al plasma capace di trasformare in energia i rifiuti. Senza contare
il fatto che siamo tra i paesi più soleggiati in Europa. L’Italia potrebbe
essere una potenza energetica pulita. Perché
ci si ostina con il gas?
In sostanza non è
ravvisabile alcun beneficio per il Paese né da un punto di vista geopolitico né
della sicurezza sanitaria e sociale, né dal punto di vista economico. Al
contrario.
Punto 2 –
Le spiegazioni che
Tap fornisce in Esia non sono realistiche. Lo scienziato Nikola Tesla affermava
che la scienza
non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il
miglioramento delle condizioni dell'umanità. Il fatto che siano stati realizzati
dei modelli matematici non garantisce predizioni affidabili in quanto i dati e
le variabili su cui i modelli lavorano, sono comunque introdotti da persone che
potrebbero avere un interesse nel dimostrare una tesi rassicurante. Ad esempio,
quali venti sono stati inseriti nel modello come variabile? E’ stata inserita
la variabile della capacità corrosiva delle sostanze che viaggiano nella
pipeline? Per questo sarebbe utile, oltre che necessario, che fosse lo stesso
Ministero ad istituire una Commissione capace di studiare le istanze e i timori
delle comunità. Esistono, infatti, numerose e reali testimonianze ed esempi che
dimostrano con i fatti come le perdite non siano incidentali e sporadiche –
come Tap afferma - ma rappresentino, invece, una costante. Nella vostra
risposta affermate che le uniche perdite di rilievo, comunque trascurabili,
sarebbero gli Nox e la Co. Giusto per dare alle cose il proprio nome, sarebbe
il caso di ricordare che Nox è la sigla che rappresenta genericamente gli
ossidi di azoto ed indica la somma pesata del monossido di
azoto (NO) e del biossido di azoto (NO2), fortemente corrosivo - prima o poi
qualsiasi tubatura si deteriora in sua presenza – e, in caso di forte
irraggiamento solare, e il Salento è terra baciata dal sole, la stagione calda
dura a lungo toccando temperature pari a 47 gradi all’ombra negli ultimi anni, è
base per la formazione di altri pericolosi inquinanti tra cui l’ozono. Sono,
inoltre, al 30% causa delle piogge acide. La letteratura scientifica mette in relazione
i Nox con malattie polmonari di varia natura, impedisce l’ossigenazione dei
tessuti, impoverimento dei terreni, danneggiamento degli edifici ecc.
Il
CO è, invece, il monossido di carbonio, causa, a livello generico, di affanno,
mal di testa, confusione, vertigini, nausea, vomito. Del monossido di carbonio
si sente parlare in caso di morte accidentale dovuta al cattivo funzionamento
delle caldaie ma esiste anche una lenta intossicazione
da CO. La lunga esposizione al CO è causa di una malattia chiamata ossicarbonismo che si manifesta con sintomi al
sistema nervoso e respiratori[7].
Secondo
gli esperti, inoltre, anche le emissioni legate alle strutture gasiere non si
limitano solo a quelle dichiarate in Esia da Tap. Theo Colborn[8] sul sito Tedx afferma:
“In addition to the land and water contamination
issues, at each stage of production and delivery, tons of toxic volatile
compounds, including benzene, toluene, ethylbenzene, xylene, etc., and fugitive
natural gas (methane), escape and mix with nitrogen oxides from the exhaust of
diesel-driven, mobile and stationary equipment to produce ground-level
ozone. Ozone combined with particulate matter less than 2.5 microns
produces smog (haze). Gas field produced ozone has created a serious air
pollution problem similar to that found in large urban areas, and can spread up
to 200 miles beyond the immediate region where gas is being produced. Ozone not
only causes irreversible damage to the lungs, it is equally damaging to
conifers, aspen, forage, alfalfa, and other crops (…)”.
In pratica si parla
anche di benzene, toluene, ethylbenzene, xylene ed altri gas volatili come il
metano che sfuggono alle tubature e si mescolano con ossidi di nitrogeno e
formano l’ozono. L’ozono combinato con la materia particolata a livelli
inferiori ai 2.5 micron produce smog. L’ozono
prodotto dalle strutture gasiere crea seri problemi di inquinamento atmosferico
simili a quelli trovati in grosse aree urbane e si possono diffondere fino a
200 miglia oltre la regione in cui i gas sono prodotti. L’ozono non solo
causa danni irreversibili ai polmoni ma danneggia anche le conifere, pioppi,
foraggi, erbe mediche ed altre coltivazioni.
Quanto al benzene,
già nel 1982 ne sono state provate le capacità carcinogene[9] in
particolare viene messo in relazione alla leucemia mieloide. Più di recente
sono state trovate evidenze simili riguardanti toluene e xilene.
Nella risposta
parlate ancora di ‘microemissioni’ affermando quanto siano trascurabili. Ma secondo la scienza, quelle che per Tap sono ‘trascurabili’
emissioni, basterebbero a fare molti danni: dosi estremamente piccole di
inquinanti possono penetrare il grembo materno come ogni nostra cellula
provocando danni irreversibili al Dna. Ancora la Dott.ssa Theo Colborn afferma:
“(…)sono state accumulate prove
schiaccianti indicanti che la presenza di quantità infinitesimali di alcune
sostanze chimiche che si accumulano nell’organismo nel corso delle continue
fasi di sviluppo che si alternano prima della nascita, possono alterare il
fenotipo ereditato come, ad esempio, la capacità di apprendere, amare, di
elaborare informazioni, riprodursi e anche mantenere un peso corporeo normale.
(…) L’equilibrio del sistema endocrino –
continua – è così finemente bilanciato
che l’ambiente del grembo materno dipende da cambiamenti delle concentrazioni
di ormoni equivalenti ad un trilione di grammo. In termini temporali, questa
quantità equivale ad un secondo in 3.169 secoli”. Appare il caso di
evidenziare questa affermazione affinchè non sfugga ai destinatari.
Non sembra, dunque,
sia il caso di minimizzare gli effetti, la qualità o la quantità delle
emissioni e meraviglia come sia possibile che entità che certamente dispongono
di professionisti e specialisti non tengano conto delle interazioni tra
elementi chimici e, anzi, si assumano la responsabilità di sminuire quanto già
comprovato dalla scienza.
Punto 3 –
Quanto fin qui detto,
dovrebbe dimostrare con carattere di evidenza come sia ingannevole dire che ‘il
gas è la forma di energia da idrocarburi più pulita’. Sarebbe più corretto dire
che è la meno sporca, ma solo perché non lascia tracce oleose da dover pulire. Le
emissioni – è stato appena dimostrato – anche se non visibili, costituiscono,
comunque, un grave danno alla salute e alla produttività con ricadute negative che si ripercuotono fino
a 200miglia oltre il luogo di emissione o sversamento. E’ il caso di
ribadire, infatti, come la scienza abbia abbondantemente dimostrato ciò che qui
in Italia non è ancora percepito come un pericolo grave. Si rammenta quanto già
espresso in precedenza, in merito agli Stati Uniti i quali, detentori di nuove
tecnologie capaci di ottimizzare la raccolta di gas, hanno diffuso tali
pratiche mettendo le popolazioni locali davanti a quello che, qui, appunto, si
intende evitare.
Farsesca anche la
pretesa che si possa credere all’affermazione secondo cui Tap consentirebbe al
Paese “la progressiva dismissione di forme di energia più inquinanti e di
impianti di produzione vetusti e tecnologicamente arretrati”. Poteva essere un
tema cui appigliarsi da parte di Tap nel caso in cui fosse stata decisa la
dismissione e riconversione della struttura di Cerano, ad esempio. Ma l’ipotesi
non è stata presa in considerazione perché quella, si, è un’operazione costosa.
Tap e tutti gli altri progetti pensati improvvidamente per il Salento
aggiungono strutture ed emissioni nocive a luoghi già pesantemente colpiti dai
fumi che arrivano da Taranto e Brindisi[10].
Conclusioni
E’ chiaro che il
sistema di concessioni in merito a progetti che non hanno niente di
rassicurante per i cittadini, le ‘esternalità’ per i progettisti e i
sostenitori di Tap, non sia ulteriormente perseguibile.
Sono scelte che non
tengono conto di quello che Noam Chomsky definisce ‘rischio sistemico’ e cioè
della possibilità che la transazione che si sta conducendo contribuisca al
crollo dell’intero sistema pur di rispondere ad una sorta di fanatismo
religioso chiamato economia. “C’è qualcosa - spiega lo studioso - che spinge
alcuni esseri umani a fare scelte irrazionali. C’è qualcosa in noi, nella
nostra intelligenza, che ci rende capaci di agire razionalmente in contesti
ristretti ma che è irrazionale rispetto agli obiettivi a lungo termine, come
per esempio preoccuparci del mondo in cui vivranno i nostri nipoti”. E’ il caso
di restringere il campo: qui non si parla più delle generazioni che verranno ma
di quelle esistenti.
Non è più tempo di
tergiversare, questi argomenti meritano una risposta e una assunzione di
responsabilità da parte del Ministero, destinatario di questo scritto, e, quindi,
del Governo.
[3] http://www.who.int/ceh/publications/endocrine/en/;
"Lo Stato della Scienza degli interferenti endocrini - 2012", la
quale afferma che "La salute umana e le specie viventi dipendono dalla
capacità di riprodursi e svilupparsi normalmente. Ciò non è possibile senza un
efficiente sistema endocrino". Sistema che, viene affermato, è gravemente
incapacitato dalle sostanze chimiche contenute dagli idrocarburi (gas, petrolio
e carbone) e dai loro sottoprodotti.
[5] E’ il caso di mettere in
evidenza il fatto che, per la prima volta nella storia dell’uomo, si parla di
epidemia per malattie non infettive.
[6] Come già esplicitato nelle osservazioni, in quanto
combustibili fossili, gas, petrolio e carbone sono equiparabili quanto a
dannosità. Il fatto che il gas non sia visibile e, a certe concentrazioni, non
sia neanche percepibile all’olfatto, non lo rende meno pericoloso del petrolio
o del carbone.
[7] “(…)aumento delle pulsazioni
cardiache, aumento della frequenza respiratoria e disturbi psicomotori (nei
guidatori di auto si allungano in modo pericoloso i tempi di reazione). A 100
ppm di esposizione per diverse ore (come nel caso di lunghe soste in gallerie
stradali) compaiono vertigini, cefalea e senso generale di spossatezza, che
possono essere seguiti da collasso”. Fonte: http://www.nonsoloaria.com
[8]
http://endocrinedisruption.org/chemicals-in-natural-gas-operations/introduction
[9]
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3053447
[10] Congenital anomalies among livebirths in a high
environmental risk area —
A case-control study in Brindisi (southern Italy)
Emilio Antonio Luca Gianicolo a,b,n, Cristina Mangia c, Marco Cervino d, Antonella Bruni
a, Maria Grazia Andreassi e, Giuseppe Latini a,f a National Research Council, Institute of Clinical
Physiology, Lecce, Italy b der
Johannes Gutenberg-Universität Mainz, Institut für Medizinische Biometrie,
Epidemiologie und Informatik, Mainz,Germany c National Research
Council, Institute of Atmospheric Sciences and Climate, Lecce, Italy d National
Research Council, Institute of Atmospheric Sciences and Climate, Bologna, Italy
e National
Research Council,Institute of Clinical Physiology, Pisa, Italy f Division
of Neonatology, “A.Perrino” Hospital, Brindisi, Italy