Il suono dell'universo.

venerdì 13 giugno 2014

Transadriatic Pipeline: osservazioni alle risposte di Tap al pubblico



Quelle che seguono sono le controsservazioni inviate al Ministero in merito alle risposte fornite al pubblico da Tap.


            Al       

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

ed al

Ministero dello Sviluppo Economico

 


  

Replica alle risposte di Tap al pubblico

            

 

 

Chiara Madaro

 

 

 



Indice

    Pg 2 - Alcune considerazioni

Pg 8 - Punto 4

    Pg 9 - Punto 1

    Pg 11 - Punto 2

    Pg 13 – Punto

   Pg 14 - Conclusioni

 

Alcune considerazioni.

Le risposte alle osservazioni contro la realizzazione di Tap sono a dir poco sconcertanti e, agli occhi della scrivente, denotano il tentativo di simulare una mancanza di comprensione rispetto a messaggi estremamente chiari. Nella risposta alle osservazioni sottoposte dalla sottoscritta viene, infatti, del tutto ignorata e non menzionata la questione fondamentale elicitata nello stesso titolo: il gas, esattamente come ogni altra fonte fossile di energia, è estremamente dannosa per la salute dei viventi e ha effetti avversi, a medio e lungo termine, di una gravità tale che non possono essere ignorati. Come sarà certamente noto a chi, in un modo o nell’altro, si occupa di ambiente,  anche la sola esistenza di un dubbio in merito agli effetti nocivi di una pratica o una sostanza, dovrebbe fermare la realizzazione di quella pratica o diffusione di quella sostanza. E’ il principio di precauzione (art. 174, § 2, del Trattato CE, oggi art. 191, § 2 Trattato FUE, art. 301 codice dell’ambiente), riconosciuto a livello internazionale. Presuppone analisi dei rischi e messa in opera di tutte le azioni possibili per prevenire tali rischi. Analisi che Tap sostiene di aver compiuto riportandone dati rassicuranti. Ci si chiede, dunque, su cosa sia basata tale analisi se, come in più casi dimostrato, non esistono tecnologie capaci evitare un rilascio costante e importante di idrocarburi nella falda acquifera o in atmosfera o nel terreno e con effetti irreversibili per il Dna. Il fatto di aver evitato l’argomento, implica, forse, la volontà di non riconoscere l’esistenza di una questione relativa alla salute pubblica? La letteratura scientifica ha dimostrato come non sia più possibile parlare di ‘rischio’: esistono certezze sul fatto che i combustibili fossili stiano scatenando qualcosa che non siamo in grado di dominare e, malgrado siano pubblicizzati come ultima frontiera della modernità, ci stanno portando indietro all’età della pietra; ma questi argomenti vengono evitati di netto nelle risposte. Perché?

Alle altre questioni si replica in maniera incongruente con quello che sembra un copia-incolla. Quale può essere la fondamentale origine di tale amnesia da parte di Tap?

Stupisce anche come lo stesso Ministero non abbia creato una Commissione di esperti che, indipendentemente dalle risposte di Tap, valuti ogni preoccupazione espressa legittimamente e con dati di fatto dai cittadini e dagli Organi territoriali competenti. Per non parlare della totale assenza di un dibattito pubblico nazionale riguardo alla diffusione indiscriminata di trivelle e ricerca di idrocarburi. Secondo dati aggiornati al 20 settembre 2013[1] in Italia oggi esistono 719 pozzi produttivi per il gas e 168 per il petrolio, 693 potenzialmente produttivi ma non eroganti, 22 destinati ad altro utilizzo - ad esempio per il monitoraggio - e 6 potenzialmente utilizzabili per lo stoccaggio.  

Siti che insidiano la vera ricchezza del nostro Paese: 24 parchi nazionali, 26 aree marine protette e 140 parchi nazionali. Secondo la legge “(…)In dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili". Cosa c'è di compatibile tra aree protette e idrocarburi?

Nel corso del 2008 e successivamente nel 2010 su impulso di due diversi governi, si avviò l’istituzione di una commissione per ogni area marina protetta ricadente sul territorio nazionale. Queste commissioni dovevano essere composte da persone indicate dalle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero e da osservatori del Ministero. L’iniziativa fu revocata in entrambe i casi: la prima volta a causa dell’improvvisa caduta del Governo e la seconda volta perché il Paese entrava nel suo primo anno di crisi e il Ministero subì un taglio delle risorse economiche pari al 50% del dovuto. Ai sensi della  Legge quadro sulle aree protette datata 6 dicembre 1991 n. 394, la perforazione o qualsiasi altra forma di ricerca riconosciuta come inquinante dovrebbe essere impraticabile. La Legge vieta, infatti, l’apertura e il rilascio di cave, miniere e discariche nonché l’asportazione di minerali nelle zone interessate tra cui, naturalmente, gli idrocarburi a causa dell’alto potere contaminante. Se si sovrappongono le mappe delle aree protette o di interesse storico-paesaggistico con quelle destinate agli idrocarburi, si notano corrispondenze o prossimità pericolose.

 Fatti di cui si dibatte grazie ai blog e ai comitati cittadini nati in maniera del tutto spontanea e senza secondi fini, segno di una volontà certa da parte degli italiani definiti con un certo tono di sufficienza ‘il popolo del no’.  Non solo non avviene questo. “Con la legge 19 dicembre 2013, n. 153, il Parlamento ha autorizzato la ratifica dell'Accordo per il gasdotto transadriatico (TAP). L'Accordo, che attua un memorandum d'intesa siglato nel settembre 2012, riconosce l'importanza del Gasdotto transadriatico (TAP) impegnando le Parti (Albania, Grecia ed Italia) a facilitare le procedure di autorizzazione per l'implementazione dello stesso; e stabilisce la necessità di rispettare standard uniformi con riferimento alle normative tecniche, nonché in materia di sicurezza, ambiente, lavoro. L'Accordo inoltre impegna i Governi dei tre Paesi a siglare accordi con gli investitori del progetto, e definisce l'ambito giuridico, nonché il regime fiscale applicabili”[2].  Questo viene dichiarato sul sito della Camera che più avanti specifica: “Il comma 2 prevede che nessuna legge ordinaria della Grecia o dell'Albania (ndr paesi partner) potrà limitare, diminuire o avere un effetto sfavorevole nei confronti dei diritti concessi”. Disposizioni che contrastano fortemente con il corpus di leggi pensate a protezione dell’ambiente, del paesaggio e di chi lo abita.

Nel caso in oggetto, d’altra parte, le osservazioni delle comunità locali sono state inviate al Ministero dell’Ambiente ma la risposta è stata data da Tap. In sostanza il Ministero, dimenticando di essere ‘servo’ e non ‘utilizzatore finale’ del popolo italiano, si è limitato a svolgere la funzione di ‘passacarte’ per Tap rimanendo acritico. Il Governo sta, con questo, dimostrando di fare una scelta: anteporre gli interessi di poche entità private e lasciare da parte quelli di intere comunità utilizzandone, però, a piene mani, le risorse – come dimostrato dal Comitato No-Tap.  Questo il messaggio che arriva al cittadino. Una grave e spregiudicata responsabilità da parte di chi ci governa, che trova compimento attraverso l’offerta di deboli giustificazioni secondo le quali la pipeline andrebbe a beneficio proprio di chi, oggi, incautamente e improvvidamente si lamenterebbe a causa di una ottusa ignoranza che non consentirebbe di vedere con chiarezza e di comprendere che il progresso ci chiede di andare incontro al gas, faccia pulita dell’energia fossile. Eppure proprio gli scienziati di Ipcc e non solo, da diversi anni, ormai, non fanno altro che ripetere quanto questa idea di progresso, proprio quella a base di idrocarburi, ci abbia condotti sull’orlo del baratro. Eppure, recentemente il Wwf Europa ha trascinato in tribunale un colosso del gas e del carbone per pubblicità ingannevole, avendo rappresentato il carbone come energia pulita. Qui è il gas ad essere esibito in tal senso e con l’incredibile beneplacito di alcune tra le più importanti associazioni italiane dedite proprio alla giustizia ambientale le quali, poi, tardivamente, esprimono una certa prevenzione rispetto a Tap. Associazioni il cui ruolo sembra limitarsi allo sventolio di qualche bandiera una volta che il danno è fatto; incredibile questo atteggiamento da parte di chi dovrebbe essere sentinella al fianco delle popolazioni e delle amministrazioni locali e, invece, lascia chi combatte, in minoranza, si accontenta delle retrovie piuttosto che rimanere in prima linea,  malgrado il ripetuto invito dal basso ad un coinvolgimento in tempi utili.

Nel chiedersi come sia possibile tutto ciò e che, nel tentativo di difendersi, normali cittadini con normali mezzi e capacità di ricerca siano in grado di trovare ciò che le grosse multinazionali tentano di occultare, mentre entità il cui principale obiettivo è, o dovrebbe essere, quello di difendere l’interesse e il benessere di quei cittadini, sembrano del tutto disinteressate ad approfondire quegli argomenti, sebbene sottoposti in un contesto ufficiale, non si comprende nemmeno come sia stato possibile che si sia acconsentito a spendere quantità sostanziose di denaro pubblico – cioè denaro appartenente a chi, a lungo tenuto all’oscuro di quanto accadeva, esprime dissenso in quanto subirebbe gli effetti negativi derivanti dalla realizzazione di quei progetti – invece di investire in energia ‘democratica’, l’energia solare, che garantisce autonomia energetica e che, tornando al principio di precauzione, sarebbe la vera forma di prevenzione. Non tubature più spesse o filtri, quindi, ma pannelli e norme più snelle che favoriscano quel tipo di industria e quel tipo di energia.

Perfino in Germania – certo non famosa per i cieli soleggiati – alcune cittadine si sono affrancate dagli idrocarburi grazie alle rinnovabili. Nel nostro Paese, malgrado sempre più cittadini esprimano l’esigenza di seguire quegli esempi, una serie di nodi normativi hanno, di fatto, impedito il raggiungimento della sostenibilità energetica favorendo ancora la ‘fossil fuel connection’. Sembrerebbe quasi che chi ci governa non sia in grado o non sia disposto ad andare incontro al futuro e alle richieste dei cittadini preferendo rimanere abbarbicato a scenari vetusti e dannosi sotto ogni punto di vista, assumendo posizioni ciniche rispetto a cittadini ormai stanchi di pagare direttamente e indirettamente con malattia o tasse magari finalizzate alla decontaminazione. Anche nel Libro Bianco sulla responsabilità ambientale presentato dalla Commissione Europea, si afferma che lo Stato è responsabile in primis. All’indomani del voto per le europee, si ricorda una dichiarazione dell'Euro-parlamentare Andrea Zanoni risalente allo scorso anno secondo il quale: “Il peso delle lobby dell'energia fossile ha impedito alla maggioranza degli eurodeputati di approvare una normativa più severa sulle trivellazioni offshore che avrebbe esorcizzato il pericolo di un disastro ambientale nel Mediterraneo o nel Mare del Nord”. Significa che neanche a livello Europeo dobbiamo aspettarci giustizia? Significa che pagheremmo noi per quello che già oggi non vogliamo? Mentre chi ci ha guadagnato veramente – i lobbisti statali e parastatali che si sono impegnati tanto alacremente alla realizzazione di progetti insostenibili (europei) – rimedierà una rimozione dall’incarico con buonuscita miliardaria? Non è, forse, anche in questa superficialità, ravvisabile un tradimento dei propri doveri nei confronti della Patria?

Ma, nel sottoporre questi interrogativi, la sottoscritta si chiede anche se riceverà mai risposta a queste domande dato che dal Ministero vengono automaticamente inviate a Tap, la cui strategia non prevede, certo,di pensare in termini di pubblico interesse.

Quella che segue è una tabella riportante le osservazioni scelte da Tap a cui rispondere e a cui si controbatterà nelle pagine successive.

 
 
Osservazioni
Risposte
1
Tentativo di fare della Puglia l'hub energetico dell'Europa, un punto di passaggio e raccolta di idrocarburi per il Nord dell'Unione e per la Svizzera e che, come spiegato nei siti delle compagnie petrolifere inglesi, troverebbero nella realizzazione del gasdotto TAP la testa d'ariete a propositi di portata ben più vasta. Sintomo di un approccio antiquato e non ulteriormente percorribile alla questione dell'approvvigionamento energetico.
 
TAP AG è una compagnia di trasporto del gas, la strategia per l’utilizzo di tale risorsa verrà stabilita direttamente dai contratti stipulati tra la società distributrice e i futuri acquirenti del gas. Un parte significativa del gas potrà transitare per l’Italia per essere poi distribuita per l’utilizzo in altri paesi dell’Europa Occidentale.
A seconda delle strategie commerciali che verranno adottate dalla futura società distributrice del gas, i benefici per l’Italia potranno comprendere:
• Incremento della diversificazione delle fonti di gas naturale;
• Incremento della competizione tra società trasportatrici di gas con potenziali benefici per gli utilizzatori;
• Aumento della sicurezza di approvvigionamento.
 
2
Affermare che le emissioni di CO2 saranno ridotte al minimo non solo è insufficiente ma è scorretto e sintomo di pericolosa ignoranza o criminale incoscienza da parte di TAP. Le sostanze chimiche contenute nei combustibili fossili non si limitano all'anidride carbonica.
 
Come riportato al Paragrafo 8.5.1.3.1 dell'ESIA, durante la fase di esercizio il Terminale di Ricezione produrrà emissioni atmosferiche dalle seguenti sorgenti:
• caldaie alimentate a gas per il sistema di riscaldamento del gas nel Terminale di Ricezione;
• sfiati di emergenza – solo in caso di emergenza;
• generatori diesel di emergenza – solo in caso di emergenza.
 
Gli sfiati freddi e i generatori diesel saranno utilizzati esclusivamente in eventi non ordinari (es. in caso di emergenza o spegnimento del PRT). Conseguentemente l’impatto collegato alle suddette emissioni atmosferiche di emergenza è considerato trascurabile.
Per quanto concerne le caldaie alimentate a gas per il sistema di riscaldamento nel Terminale di Ricezione, ogni caldaia ha una capacità nominale di 3,5 MWt e sarà alimentata con lo stesso gas naturale trasportato dal gasdotto. L’impatto potenziale indotto in atmosfera dal funzionamento del sistema di riscaldamento del gas del PRT, durante la fase di esercizio, è stato valutato per mezzo di una studio modellistico dedicato. I modelli di dispersione degli impatti in atmosfera quantificano le concentrazioni al suolo di macro-inquinanti generati da queste caldaie, consentendo una valutazione qualitativa / quantitativa dei loro impatti sulla qualità dell'aria locale.
Essendo delle caldaie a gas e non ad olio, gli NOx e CO sono le principali emissioni derivanti dalla combustione. Emissioni di eventuali microinquinanti derivanti dalla combustione del gas sono del tutto trascurabili.
3
Dall'estrazione alla raffinazione, dalla distribuzione allo stoccaggio, dalla lavorazione alla destinazione dei reflui nel sistema fognario, che si tratti di petrolio, di gas o di carbone, il percorso dei combustibili fossili è dannoso in ogni sua tappa. Dire che il gas sia meno pericoloso del petrolio o del carbone è, dunque, inesatto. Negli Stati Uniti, dove l'esperienza dell'estrazione di gas anche non convenzionale dura da anni, gli esperti hanno raccolto prove schiaccianti in merito alle conseguenze della contaminazione da idrocarburi.....hanno indotto gli Stati Uniti a raccogliere il gas anche in zone densamente popolate. Le conseguenze sulla salute degli esseri viventi non hanno tardato a mostrarsi.
 
Il gas naturale trasportato mediante gasdotto è la fonte di energia da idrocarburi più pulita attualmente disponibile.
Rispetto alle attuali fonti e strumenti di approvvigionamento energetico in Italia, la condotta di gas azero permette di diversificare il mix energetico del nostro paese permettendo la progressiva dismissione di forme di energia più inquinanti e di impianti di produzione vetusti e tecnologicamente arretrati.
4
In Italia è nato il progetto europeo Life-Edesia (Endocrine disruptors in silico/in vitro - Evaluation and Substitution fon Industrial Applications) allo scopo di sostituire le tante sostanze dannose utili alla creazione dei tanti utensili o prodotti per l'igiene personale con sostanze più sicure ma altrettanto valide per gli usi industriali. A fronte di uno sforzo di tali proporzioni è comprensibile avere dei dubbi sui benefici dichiarati da TAP ma anche sul senso dello stesso Life Edesia il cui valore verrebbe di fatto annullato dalla Trans Adriatic Pipeline.
 
Non pertinente
 

Punto 4 -

Si sceglie di iniziare proprio da quest’ultimo giudizio di non pertinenza in merito a Life Edesia. Evidentemente chi risponde all’osservazione non è a conoscenza del progetto né si è curato di approfondirne la conoscenza o non tiene sufficientemente in esercizio le proprie capacità inferenziali o sceglie di non tenere conto del tema fondamentale proposto dalla sottoscritta. Tema cruciale rispetto al quale nessuno può dirsi al riparo, nemmeno chi, oggi, lucra a vario titolo su questi progetti. I garbugli legali possono darvi protezione rispetto alle vostre responsabilità ma l’aria che respirate è la stessa di quel popolo cui state calpestando diritti e dignità.

Dunque sembra il caso di esplicitare: nelle osservazioni sottoposte al Ministero con titolo “La ‘strage consapevole’ degli interferenti endocrini e gli effetti avversi dei combustibili fossili. Ragioni di ordine economico e sanitario contro la costruzione della Trans Adriatic Pipeline (Tap) in Puglia”, hanno, evidentemente, un ruolo fondamentale gli interferenti endocrini, sostanze chimiche contenute negli idrocarburi e che, come solidamente dimostrato in molteplici e accreditate sedi scientifiche, vengono costantemente rilasciate nell’ambiente perché fortemente corrosive andando a contaminare acquiferi, aria, terreno e, dunque, esseri umani e suoi nutrienti primari riportandone gravi danni di ordine sociale e sanitario.

Il tema dell’aggressione ai viventi degli interferenti endocrini è talmente riconosciuto in ambito scientifico che negli ultimi due anni ha iniziato ad occuparsene anche il Who e la Commissione Europea[3] con l’intento di mettere in campo corpose strategie che contrastino l’assorbimento e l’esposizione degli esseri umani agli interferenti endocrini.

Coerentemente, l’Italia partecipa con Endocrine Disruptors in silico/in vitro Evaluation and Substitution for Industrial Application (LIFE-EDESIA)[4], un progetto nato nell’ambito del programma europeo LIFE+2012 e che vede la collaborazione di accreditati Istituti di ricerca. Obiettivi del progetto esplicitati nel sito:

- applicare il principio di sostituzione a Interferenti Endocrini, quali ftalati, bisfenoli e parabeni, considerati nell'ambito del Programma REACH come sostanze che presentano un livello di preoccupazione equivalente alle “sostanze molto preoccupanti” (SVHC: (cancerogeni/mutageni/tossici per la riproduzione) sulla base di: i) possibili rischi per la salute umana associati agli effetti endocrini, ii) alti volume di produzione, iii) uso diffuso e iv) esposizione potenziale della popolazione generale, attraverso alimenti e prodotti di consumo;
- dimostrare l’applicabilità di un'innovativa ed efficiente (in termini di costi e tempi) strategia integrata in silico/in vitro per la sostituzione di Interferenti Endocrini con sostanze che presentano analoghe caratteristiche tecnologiche e minori pericoli per la salute, promuovendo così le basi scientifiche del principio di sostituzione in accordo con i requisiti del REACH;
- dimostrare l’applicabilità della strategia di EDESIA anche ad altre applicazioni industriali collegate al regolamento REACH e in generale alla legislazione europea sulle sostanze chimiche”.


 

Se il nesso non è ancora abbastanza chiaro, esplicito: queste sostanze a cui siamo esposti si trovano in quello che ingeriamo e in quello che mettiamo sulla pelle. Al pari dei petrolati, attraverso il sistema endocrino queste sostanze ci espongono a malattie degenerative severe di tipo neurologico, cardiocircolatorio ecc. talmente diffuse che si può parlare di epidemia[5]. Si sta tentando di trovare al più presto sostanze che possano sostituire i siliconi presenti in questi prodotti dato che le regole del mercato e della finanza non consentono di ritirare tutte queste merci dal commercio senza provocare un pericoloso e più veloce effetto domino. Ma si cerca di far presto perché i danni alla salute ci sono e sono dilaganti, crescono con velocità esponenziale e se gli scenari previsti in un prossimo futuro non fossero drammatici, certamente non si sarebbe verificato il fatto che, all’unisono e parallelamente, grosse entità internazionali si adoperassero alla soluzione di questo problema. Quindi, di nuovo: a cosa servirebbe questo sforzo di ricerca se poi basterebbe svolgere le nostre normali azioni quotidiane per ammalarsi in un ambiente contaminato da Tap[6]?

E questa considerazione porta alle altre.

 

Punto 1 –

La risposta all’osservazione n°1 presa in considerazione da Tap, non è pertinente con quanto la sottoscritta sottintendeva. Dunque si esplicita: pochi anni fa in Puglia – anche qui a insaputa dei cittadini – sono state realizzate delle perforazioni esplorative che hanno identificato 40 depositi di petrolio a Lecce e provincia e di gas naturale nella zona di Foggia. La Puglia, insieme alla Basilicata, possiede bacini di gas e olio tra i più vasti in tutta Europa. Quando la sottoscritta parlava di Tap come “testa d'ariete a propositi di portata ben più vasta” si riferiva proprio a questi dati. Dati e fatti di cui i destinatari di questo testo – che si tratti del Ministero o di Tap – non possono non essere a conoscenza considerando che se ne parla anche sui siti di alcune compagnie petrolifere inglesi con interessi nel nostro Paese e che da alcuni anni, ormai, fanno pressioni sui diversi governi che si alternano nel nostro Paese i quali hanno tutti risposto in maniera rassicurante, affermativa rispetto alle speculazioni che queste compagnie si aspettano di operare sui nostri confini on e off-shore. Il timore fondato è che, dietro ai lavori giustificati con la costruzione della pipeline in oggetto e relative ramificazioni per il collegamento alle rete-gas, si possa, in realtà, nascondere il tentativo di raccogliere petrolio e gas. Sono timori fondati sul fatto che le vere fonti alternative di energia sono ancora pubblicizzate come ‘impraticabili’ a causa dei costi eccessivi mentre basta fare un giro sul web per capire che il Salento con il resto della Puglia e di buona parte del sud Italia, attraggono interessi di grosso calibro. Già ExxonMobil, Shell, Total ed Enterprise lavorano con profitto in queste zone.

Nella vostra risposta naturalmente non si coglie questo aspetto e si parla invece di ‘aumento della sicurezza di approvvigionamento’. Mi chiedo a quale sicurezza si faccia riferimento. In tema di geopolitica, ed era prevedibile, Tap è stata la leva che ha contribuito a scoperchiare energie violente – mi riferisco alla guerra tra Russia e Ucraina. Per la Russia, l’Ucraina è un paese su cui non poter contare ma il suo territorio è attraversato da 40mila Km di gasdotti che trasportano verso l’Europa il gas russo e facilmente collegabili ad altre diramazioni che potrebbero arrivare dalla Turchia isolando la Russia. Non è un caso se gli Stati Uniti appoggiano gli indipendentisti ucraini. Anche gli Usa, infatti, aspirano a vendere il loro gas all’Europa attraverso i suoi ‘satelliti’ eurasiatici. Stranamente alcune settimane fa, a distanza di pochi giorni, i più importanti capi di Stato occidentali si sono degnati di mettere piede nel nostro Paese dopo anni di assenza. Un comprensibile isolamento, considerando i motivi che, in passato, hanno tolto autorevolezza all’Italia. Di fatto sono cambiati i rapporti di forza e le alleanze. Berlusconi e Scaroni garantivano a Putin un ruolo forte in Europa. Ma ora non sono più al loro posto. E così se fino a qualche settimana fa, secondo Gazprom, Tap era un progetto non dannoso per la Russia, anzi al contrario, anche perché la capacità di controllo e gestione delle infrastrutture nei paesi circostanti ai depositi da cui arriverebbe il gas per Tap, sono sempre state sostenute dalla Russia, ora gli scenari sono mutati. Azerbaigian e paesi limitrofi, non sono in grado di sostenere in autonomia questi movimenti. La Russia si è sentita a lungo sicura di poter dettare legge sui prezzi per ottenere altro. Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato nelle influenze geopolitiche. Non si vuole, qui, dare un giudizio sulla bontà di questo cambiamento né approfondire ulteriormente la natura dei rapporti che si stanno muovendo in questi anni in rapporto al tema dell’approvvigionamento di energia ma solo prendere atto del fatto che parlare di certezze rassicuranti in tema di energia fossile, in tale contesto, è quanto meno ardito.  Lasciando da parte gli interessi delle grandi lobby degli idrocarburi, non sarebbe più sensato approfittarne per abbandonare queste deleterie pratiche capaci solo di tirare fuori il peggio dalle relazioni internazionali? Ma, certo, queste sono considerazioni che avrebbero un valore se a risponderne fosse il Ministero. Parlate anche di ‘potenziali benefici per i consumatori’. Si abbasserebbero i costi in bolletta? Intanto è già costata troppo – e senza che i cittadini ne sapessero alcunché - la fase di ingegnerizzazione, e sicuramente non fa parte di chi è dotato di una pur minima capacità di raziocinio fare tutto questo per abbassare i costi in bolletta se poi devono aumentare a dismisura le spese militari o di decontaminazione. Secondo gli analisti l’Italia potrebbe diventare la potenza geotermica più potente in tutto il mondo. Senza contare la tecnologia al plasma capace di trasformare in energia i rifiuti. Senza contare il fatto che siamo tra i paesi più soleggiati in Europa. L’Italia potrebbe essere una potenza energetica pulita.  Perché ci si ostina con il gas?

In sostanza non è ravvisabile alcun beneficio per il Paese né da un punto di vista geopolitico né della sicurezza sanitaria e sociale, né dal punto di vista economico. Al contrario.

 

Punto 2 –

Le spiegazioni che Tap fornisce in Esia non sono realistiche. Lo scienziato Nikola Tesla affermava che la scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità. Il fatto che siano stati realizzati dei modelli matematici non garantisce predizioni affidabili in quanto i dati e le variabili su cui i modelli lavorano, sono comunque introdotti da persone che potrebbero avere un interesse nel dimostrare una tesi rassicurante. Ad esempio, quali venti sono stati inseriti nel modello come variabile? E’ stata inserita la variabile della capacità corrosiva delle sostanze che viaggiano nella pipeline? Per questo sarebbe utile, oltre che necessario, che fosse lo stesso Ministero ad istituire una Commissione capace di studiare le istanze e i timori delle comunità. Esistono, infatti, numerose e reali testimonianze ed esempi che dimostrano con i fatti come le perdite non siano incidentali e sporadiche – come Tap afferma - ma rappresentino, invece, una costante. Nella vostra risposta affermate che le uniche perdite di rilievo, comunque trascurabili, sarebbero gli Nox e la Co. Giusto per dare alle cose il proprio nome, sarebbe il caso di ricordare che Nox è la sigla che rappresenta genericamente gli ossidi di azoto ed indica la somma pesata del monossido di azoto (NO) e del biossido di azoto (NO2), fortemente corrosivo - prima o poi qualsiasi tubatura si deteriora in sua presenza – e, in caso di forte irraggiamento solare, e il Salento è terra baciata dal sole, la stagione calda dura a lungo toccando temperature pari a 47 gradi all’ombra negli ultimi anni, è base per la formazione di altri pericolosi inquinanti tra cui l’ozono. Sono, inoltre, al 30% causa delle piogge acide. La letteratura scientifica mette in relazione i Nox con malattie polmonari di varia natura, impedisce l’ossigenazione dei tessuti, impoverimento dei terreni, danneggiamento degli edifici ecc.

Il CO è, invece, il monossido di carbonio, causa, a livello generico, di affanno, mal di testa, confusione, vertigini, nausea, vomito. Del monossido di carbonio si sente parlare in caso di morte accidentale dovuta al cattivo funzionamento delle caldaie ma esiste anche una lenta intossicazione da CO. La lunga esposizione al CO è causa di una malattia chiamata  ossicarbonismo che si manifesta con sintomi al sistema nervoso e respiratori[7].

Secondo gli esperti, inoltre, anche le emissioni legate alle strutture gasiere non si limitano solo a quelle dichiarate in Esia da Tap. Theo Colborn[8] sul sito Tedx afferma:

“In addition to the land and water contamination issues, at each stage of production and delivery, tons of toxic volatile compounds, including benzene, toluene, ethylbenzene, xylene, etc., and fugitive natural gas (methane), escape and mix with nitrogen oxides from the exhaust of diesel-driven, mobile and stationary equipment to produce ground-level ozone.  Ozone combined with particulate matter less than 2.5 microns produces smog (haze).  Gas field produced ozone has created a serious air pollution problem similar to that found in large urban areas, and can spread up to 200 miles beyond the immediate region where gas is being produced. Ozone not only causes irreversible damage to the lungs, it is equally damaging to conifers, aspen, forage, alfalfa, and other crops (…)”.

In pratica si parla anche di benzene, toluene, ethylbenzene, xylene ed altri gas volatili come il metano che sfuggono alle tubature e si mescolano con ossidi di nitrogeno e formano l’ozono. L’ozono combinato con la materia particolata a livelli inferiori ai 2.5 micron produce smog. L’ozono prodotto dalle strutture gasiere crea seri problemi di inquinamento atmosferico simili a quelli trovati in grosse aree urbane e si possono diffondere fino a 200 miglia oltre la regione in cui i gas sono prodotti. L’ozono non solo causa danni irreversibili ai polmoni ma danneggia anche le conifere, pioppi, foraggi, erbe mediche ed altre coltivazioni.

Quanto al benzene, già nel 1982 ne sono state provate le capacità carcinogene[9] in particolare viene messo in relazione alla leucemia mieloide. Più di recente sono state trovate evidenze simili riguardanti toluene e xilene.

Nella risposta parlate ancora di ‘microemissioni’ affermando quanto siano trascurabili. Ma secondo la scienza, quelle che per Tap sono ‘trascurabili’ emissioni, basterebbero a fare molti danni: dosi estremamente piccole di inquinanti possono penetrare il grembo materno come ogni nostra cellula provocando danni irreversibili al Dna. Ancora la Dott.ssa Theo Colborn afferma: “(…)sono state accumulate prove schiaccianti indicanti che la presenza di quantità infinitesimali di alcune sostanze chimiche che si accumulano nell’organismo nel corso delle continue fasi di sviluppo che si alternano prima della nascita, possono alterare il fenotipo ereditato come, ad esempio, la capacità di apprendere, amare, di elaborare informazioni, riprodursi e anche mantenere un peso corporeo normale. (…) L’equilibrio del sistema endocrino – continua – è così finemente bilanciato che l’ambiente del grembo materno dipende da cambiamenti delle concentrazioni di ormoni equivalenti ad un trilione di grammo. In termini temporali, questa quantità equivale ad un secondo in 3.169 secoli”. Appare il caso di evidenziare questa affermazione affinchè non sfugga ai destinatari.

Non sembra, dunque, sia il caso di minimizzare gli effetti, la qualità o la quantità delle emissioni e meraviglia come sia possibile che entità che certamente dispongono di professionisti e specialisti non tengano conto delle interazioni tra elementi chimici e, anzi, si assumano la responsabilità di sminuire quanto già comprovato dalla scienza.

 

Punto 3 –

Quanto fin qui detto, dovrebbe dimostrare con carattere di evidenza come sia ingannevole dire che ‘il gas è la forma di energia da idrocarburi più pulita’. Sarebbe più corretto dire che è la meno sporca, ma solo perché non lascia tracce oleose da dover pulire. Le emissioni – è stato appena dimostrato – anche se non visibili, costituiscono, comunque, un grave danno alla salute e alla produttività con ricadute negative che si ripercuotono fino a 200miglia oltre il luogo di emissione o sversamento. E’ il caso di ribadire, infatti, come la scienza abbia abbondantemente dimostrato ciò che qui in Italia non è ancora percepito come un pericolo grave. Si rammenta quanto già espresso in precedenza, in merito agli Stati Uniti i quali, detentori di nuove tecnologie capaci di ottimizzare la raccolta di gas, hanno diffuso tali pratiche mettendo le popolazioni locali davanti a quello che, qui, appunto, si intende evitare.

Farsesca anche la pretesa che si possa credere all’affermazione secondo cui Tap consentirebbe al Paese “la progressiva dismissione di forme di energia più inquinanti e di impianti di produzione vetusti e tecnologicamente arretrati”. Poteva essere un tema cui appigliarsi da parte di Tap nel caso in cui fosse stata decisa la dismissione e riconversione della struttura di Cerano, ad esempio. Ma l’ipotesi non è stata presa in considerazione perché quella, si, è un’operazione costosa. Tap e tutti gli altri progetti pensati improvvidamente per il Salento aggiungono strutture ed emissioni nocive a luoghi già pesantemente colpiti dai fumi che arrivano da Taranto e Brindisi[10].

 

Conclusioni

E’ chiaro che il sistema di concessioni in merito a progetti che non hanno niente di rassicurante per i cittadini, le ‘esternalità’ per i progettisti e i sostenitori di Tap, non sia ulteriormente perseguibile.

Sono scelte che non tengono conto di quello che Noam Chomsky definisce ‘rischio sistemico’ e cioè della possibilità che la transazione che si sta conducendo contribuisca al crollo dell’intero sistema pur di rispondere ad una sorta di fanatismo religioso chiamato economia. “C’è qualcosa - spiega lo studioso - che spinge alcuni esseri umani a fare scelte irrazionali. C’è qualcosa in noi, nella nostra intelligenza, che ci rende capaci di agire razionalmente in contesti ristretti ma che è irrazionale rispetto agli obiettivi a lungo termine, come per esempio preoccuparci del mondo in cui vivranno i nostri nipoti”. E’ il caso di restringere il campo: qui non si parla più delle generazioni che verranno ma di quelle esistenti.

Non è più tempo di tergiversare, questi argomenti meritano una risposta e una assunzione di responsabilità da parte del Ministero, destinatario di questo scritto, e, quindi, del Governo.




[2] http://www.camera.it/leg17/465?area=2&tema=956&Accordo+per+il+Gasdotto+transadriatico+(TAP)
 
[3] http://www.who.int/ceh/publications/endocrine/en/; "Lo Stato della Scienza degli interferenti endocrini - 2012", la quale afferma che "La salute umana e le specie viventi dipendono dalla capacità di riprodursi e svilupparsi normalmente. Ciò non è possibile senza un efficiente sistema endocrino". Sistema che, viene affermato, è gravemente incapacitato dalle sostanze chimiche contenute dagli idrocarburi (gas, petrolio e carbone)  e dai loro sottoprodotti.
[4] http://www.iss.it/spva/index.php?lang=1&id=515&tipo=3
[5] E’ il caso di mettere in evidenza il fatto che, per la prima volta nella storia dell’uomo, si parla di epidemia per malattie non infettive.
[6] Come già esplicitato nelle osservazioni, in quanto combustibili fossili, gas, petrolio e carbone sono equiparabili quanto a dannosità. Il fatto che il gas non sia visibile e, a certe concentrazioni, non sia neanche percepibile all’olfatto, non lo rende meno pericoloso del petrolio o del carbone.
[7] “(…)aumento delle pulsazioni cardiache, aumento della frequenza respiratoria e disturbi psicomotori (nei guidatori di auto si allungano in modo pericoloso i tempi di reazione). A 100 ppm di esposizione per diverse ore (come nel caso di lunghe soste in gallerie stradali) compaiono vertigini, cefalea e senso generale di spossatezza, che possono essere seguiti da collasso”. Fonte: http://www.nonsoloaria.com
[8] http://endocrinedisruption.org/chemicals-in-natural-gas-operations/introduction
[9] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3053447
[10] Congenital anomalies among livebirths in a high environmental risk area A case-control study in Brindisi (southern Italy) Emilio Antonio Luca Gianicolo a,b,n, Cristina Mangia c, Marco Cervino d, Antonella Bruni a, Maria Grazia Andreassi e, Giuseppe Latini a,f a National Research Council, Institute of Clinical Physiology, Lecce, Italy b der Johannes Gutenberg-Universität Mainz, Institut für Medizinische Biometrie, Epidemiologie und Informatik, Mainz,Germany c National Research Council, Institute of Atmospheric Sciences and Climate, Lecce, Italy d National Research Council, Institute of Atmospheric Sciences and Climate, Bologna, Italy e National Research Council,Institute of Clinical Physiology, Pisa, Italy f Division of Neonatology, A.PerrinoHospital, Brindisi, Italy

sabato 7 giugno 2014

Glifosato: più di un milione di chili in 10 anni in Alto Paranà


Lo ha assicurato un professionista che prestava servizio nella multinazionale APSA denunciando l'applicazione di un cocktail potente di contaminanti vari. Viene usato nel corso dei primi tre anni di piantagione ed è un potente agrotossico che funziona come erbicida totale.


http://www.stopenlinea.com.ar/acipuerto/ver-nota.php?ati=10701
Julio Bernio
FONTE:http://www.misionesonline.net/noticias/03/10/2012/alto-parana-aplico-mas-de-un-millon-de-kilos-de-glifosato-en-diez-anos
http://www.centromandela.com/?p=3419
Traduzione: Chiara Madaro

L’ingegnere forestale Julio Bernio – docente presso la Facoltà di Scienze forestali, investigatore e dipendente APSA (ndr la più importante impresa forestale in Argentina e una delle più importanti in America Latina) ha denunciato che solo tra il 1996 e il 2006, l’Alto Paranà “ha distribuito un milione e otto mila chili di glifosato tra le sue piantagioni di pino a cui vanno sommati altri agrotossici che vengono utilizzati in un cocktail potente”.

Bernio, attraverso la sua impresa, ha prestato alla multinazionale servizio di investigazione e protocolli applicati alla ricerca. Ha smesso in seguito alla denuncia sull’uso di queste sostanze e per una decisione personale.

“Loro non acquisiscono agrotossici perchè hanno una società anonima propria che si chiama Bioforesta SA e integra il gruppo Arauca e forniscono se stessi. Senza dubbio oggi continuano ad utilizzare agrotossici infatti se si passa dalla strada Nazionale 12 dove ci sono piantagioni da 2 anni, si può vederne l’applicazione” ha detto il professionista a Radio Libertad di Posadas.

Descrive, inoltre, che l’Alto Paranà lo usa nella pre e post piantumazione ossia tra il primo e il terzo anno della pianta. Applicano un potente cocktail composto da diversi erbicidi, un pretrattante che forma una pellicola sul suolo, che uccide le piante appena i semi germogliano e un detergente da supporto”.

“Si deve. Inoltre, tenere conto della contaminazione diretta degli agrotossici giacchè si dissolvono in 200 litri di acqua per ettaro e il liquido viene preso da ruscelli e fonti. Si fanno almeno due applicazioni all’anno nei 15mila ettari con piantagioni che vanno da uno a tre anni”.

 

Proibito parlare di agrotossici

Bernio ha aggiunto che “nell’impresa veniva vietato di prnunciare la parola agrotossico e dovevamo riferirci agli stessi con il termine agrochimici. Non dobbiamo ingannarci, qui la questione passa per la salute della gente e il diritto che tutti abbiamo di fare un uso corretto delle risorse naturali, non possiamo fare ciò che vogliamo in uno, dieci o mille ettari”.

L’investigatore ha raccontato che la contaminazione “a Misiones si complica a causa delle piogge torrenziali e del suolo fratturato. La pioggia lava il suolo e va a finire nei ruscelli. L’80 per cento delle città della provincia si approvigionano dai ruscelli per poi rendere l’acqua potabile e gli agrotossici vanno a finire lì”. Bernio ha detto che nel 2006 “nel corso di un’udienza pubblica realizzata ad Eldorado dove APSA tentava di certificare le sue pratiche, abbiamo denunciato che l’Alto Paranà occultava informazioni. Dissi che utilizzavano un chilo e mezzo di Roundup per ettaro ma la risposta fu patetica: risposero che prima usavano due chili e mezzo”.

Disboscamento a Gruta India

L’ingegnere Bernio ha denunciato, inoltre, che l’Alto Paranà ha violato una delle leggi sulla conservazione dell’ambiente. “Ho potuto vedere e lo può vedere chiunque, che nella zona di Gruta India, esiste una violazione chiara della Legge dei Boschi Protettori. In apparenza è una proprietà che hanno comprato da terzi e vi crescevano dei pini. Ma hanno raso tutto al suolo. Non hanno lasciato su entrambe gli argini del torrente il doppio o triplo della sua larghezza in massa boschiva. Ciò che dico è assolutamente comprovato e le leggi ambientali sono chiare”.