Il suono dell'universo.

domenica 28 aprile 2013

L’Europa si unisce contro la Troika nella manifestazione internazionale del 1° giugno


Fonte:
http://correiodobrasil.com.
Traduzione di: Chiara Madaro
 
Manifestazione contro la Troika del 15 settembre 2012 a Lisbona


   













* Que se Lixe a Troika: può essere tradotto “che la Troika vada al diavolo”; il movimento è nato in Portogallo attraverso i social network

Il movimento europeo ‘Que se Lixe a Troika’*, che riunisce attivisti da cinque paesi dell’Unione europea, hanno annunciato la realizzazione di una mobilitazione internazionale il prossimo 1° giugno. “A partire da questo sabato, la data del 1° giugno sarà divulgata in tutta Europa e tutte e tutti sono invitati ad unirsi in una protesta internazionale contro la Troika (Fmi, Banca Mondiale e Banca centrale europea) e contro l’austerità affinchè i popoli possano decidere delle proprie vite”, ha affermato il movimento in una nota divulgata questa mattina.

Nel corso di una conferenza stampa realizzata allo scopo di pubblicizzare la manifestazione erano presenti, tra gli altri, l’attivista scozzese Jonathon Shafi, il greco Zois Pepes, il francese Miguel Segui e la spagnola Yolanda Picazo. Il 4 maggio il movimento ‘Que se Lixe a Troika’ si riunirà in Portogallo con altre organizzazioni della società civile in vista della partecipazione alla protesta del 1° giugno che è inteso come ‘inclusivo e decentralizzato’, è stato detto.

Questa è la traduzione integra del comunicato divulgato dal movimento:

“L’Europa si trova sotto un violento attacco finanziario rappresentato dalla Troika (FMI, BCE, CE) e dai successivi governi che applicano le politiche concertate con queste entità nel disprezzo delle persone. Sappiamo che questa offensiva ha l’obiettivo di colpire i popoli rendendoli schiavi del debito e dell’austerità. Attraversa l’Europa e deve essere sconfitta da una lotta internazionale.


Manifesto relativo alla manifestazione del 2 marzo
Ognuno di noi, in ogni paese, in ogni città, in ogni casa, con le proprie specificità, sente sulla propria pelle quei provvedimenti che annichiliscono i diritti conquistati nel corso dei decenni, provvedimenti che aggravano la disoccupazione, che privatizzano ogni cosa che possa procurare reddito e condizionano la sovranità dei paesi sotto la propaganda dell’”aiuto esterno”. E’ urgente unire le nostre forze affinchè sia possibile combattere più efficacemente tale attacco.

L’appello che lanciamo per una manifestazione internazionale decentralizzata è circolata tra decine di movimenti in Spagna, Francia, Italia, Grecia, Cipro, Irlanda, Inghilterra, Scozia, Germania, Slovenia... Nel corso della riunione di ieri, 26 aprile, a Lisbona, erano presenti compagne e compagni provenienti da vari paesi d’Europa discutendo insieme questa proposta.

Così oggi confermiamo a livello internazionale che saremo in piazza il prossimo 1° giugno: Popolo unito contro la Troika!

Questo è l’inizio di un processo che aspira ad essere decentralizzato, inclusivo e partecipato. Vogliamo costruirlo collettivamente e unendo le nostre forze. A partire da oggi la data del 1° giugno sarà diffusa su scala europea e tutti e tutte sono invitati ad unirsi ad una protesta internazionale contro la troika e contro l’austerità... affinchè siano i popoli a decidere della proprie vite.


Immagini dall'alto della manifestazione del 15 settembre in Portogallo
Facciamo appello a tutti i cittadini e le cittadine, con e senza partito, con e senza impiego, con e senza speranza, affinchè si uniscano a noi. A tutte le organizzazioni politiche, i movimenti civici, i sindacati, i partiti, la collettività, i gruppi informali, chiediamo che si uniscano a noi.

Vogliamo continuare ad allargare i nostri contatti nazionali e internazionali perchè siamo coscienti che sarà la somma delle nostre voci che potrà frenare la nuova onda di austerità che si sta preparando. I popoli europei dimostreranno in vari momenti la propria mancanza di disponibilità rispetto ad ulteriori sacrifici in nome di un futuro che mai arriverà. Per questo pensiamo che sia arrivata l’ora di una grande dimostrazione della capacità di questo popolo di coordinarsi nella lotta e nel rifiuto di queste politiche.

Dal nord al sud Europa, occupiamo le piazze contro l’austerità!”.

 

lunedì 8 aprile 2013

Salvatore Borsellino: 'Di Matteo, non permetteremo che si ripeta la storia di Falcone e Borsellino'



Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino
Scritto da Salvatore Borsellino


Martedì 02 Aprile 2013 17:12


Temevo che si sarebbe arrivato a questo, lo temevo, ma
adesso che è avvenuto sono assalito da un senso di nausea.
Avevo sperato che le cose potessero prendere un corso
diverso, lo avevo sperato quando avevo visto nell'aula
bunker di Palermo Mancino seduto sul banco degli imputati,
chiamato a rendere conto del suo silenzio, delle sue
menzogne, della sua assurda pretesa di volere mettere una
sua misera, pretesa verità a fronte di una testimonianza
non
smentibile: quella di Paolo Borsellino.
Una testimonianza scritta a penna sulla sua agenda grigia ma
con la stessa forza di una verità incisa sulla pietra.
"1°
luglio 1992, 19:30, Mancino". Pretesa verità, sicura
menzogna per continuare a sostenere la quale ha dovuto
arrivare ad asserire quanto di meno possibile si possa
concepire. Un cittadino italiano, non uno qualsiasi, ma un
ministro dell'interno che 57 giorni dopo l'assassinio di
Giovanni Falcone non conosce la fisionomia di Paolo
Borsellino, il magistrato simbolo della lotta alla mafia, il
magistrato che solo avrebbe potuto ricoprire l'incarico che
era costato la vita, ancora prima di assumerlo, a Giovanni
Falcone. Ma era solo un'illusione, le complicità che per

Il magistrato antimafia Antonino Di Matteo
venti anni hanno mantenuto in piedi la scellerata congiunta
del silenzio sulla trattativa che ha accelerato la condanna
a morte di Paolo Borsellino, stavano solo affilando le armi,
preparando il veleno. Così 10 giorni fa, è arrivato
puntuale
a destinazione la freccia avvelenata. Si è mosso
direttamente il Procuratore Generale della Cassazione,
Gianfranco Ciani, per promuovere un'azione disciplinare nei
confronti di Nino Di Matteo utilizzando l'arma da poco
confezionata attraverso il ricorso alla Consulta dal Capo
dello Stato e la successiva sentenza della Corte
Costituzionale. E' stata sancito su sollecitazione
dell'interessato, un principio non contenuto nella
Costituzione: "LA LEGGE NON E' EGUALE PER TUTTI", il
Presidente della Repubblica non è soggetto alle leggi ed
una
casuale intercettazione di questa nuova figura di sovrano
assoluto deve essere immediatamente distrutta anche qualora
dovesse contenere elementi che possano essere utilizzati a
propria difesa da un imputato in un procedimento
giudiziario. Il diritto alla riservatezza del capo dello
stato è prevalente sul diritto alla difesa di un comune
cittadino. Ed utilizzando questa sentenza si accusa Di
Matteo di avere leso tale diritto alla riservatezza per
avere "indirettamente" ammesso l'esistenza di telefonate del
capo dello Stato casualmente intercettato in colloquio con


Nicola Mancino
un indagato, proprio quel Nicola Mancino che poi verrà
incriminato per falsa testimonianza al processo per
"Attentato al corpo politico dello Stato" attualmente in
corso a Palermo. Che l'accusa sia assolutamente capziosa lo
si desume dal fatto che Di Matteo rispondeva ad una precisa
domanda di un giornalista sull'esistenza di quelle
intercettazioni di cui avevano già dato notizia sia il
settimanale Panorama sia Il Fatto Quotidiano.
Ma poco importa, quello che si voleva ottenere era
intimidire Di Matteo ed isolarlo e se il primo obiettivo non
è stato raggiunto perchè Di Matteo è un magistrato con
la
schiena veramente dritta come pochi ne abbiamo in Italia, il
secondo obiettivo ha avuto il suo effetto e oggi se ne
vedono le conseguenze.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Non sono bastati gli esempi di Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, isolati, calunniati, non sostenuti anzi
avversati dalla maggioranza degli altri magistrati e infine
lasciati uccidere senza, nella migliore delle ipotesi,
assicuragli una adeguata protezione ed ignorando i preavvisi
di morte che più volte gli erano pervenuti.
Non sono bastati, la storia si ripete e puntuale arriva
anche per Di Matteo un avvertimento di morte, il più grave
tra quelli fino ad oggi pervenuti. Tutto è troppo simile a
quanto avvenuto prima delle stragi del '92 e lo dice, come
monito, la stessa missiva che non è scritta da mano
mafiosa
ma di chi della mafia si è sempre servito: "Amici romani
di
Matteo Messina Denaro hanno deciso di eliminare il pm Nino
Di Matteo in questo momento di confusione istituzionale, per
fermare questa deriva di ingovernabilità. Cosa Nostra ha
dato il suo assenso". Gli "amici romani" sappiamo chi sono,
gli stessi che hanno condotto una scellerata trattativa
mafia-Stato e quelli che su questa trattativa hanno
mantenuto una congiura del silenzio durata venti anni. La
confusione istituzionale è eguale se non superiore a
quella
di quegli anni tragici e anche in questa occasione c'è da
eleggere un nuovo presidente della Repubblica.
Non dobbiamo permettere che la storia si ripeta.
Il nostro paese non ha bisogno di martiri. Il nostro paese
ha bisogno di magistrati vivi e non di magistrati qualsiasi
ma di magistrati veri, di magistrati come Nino Di Matteo.


Salvatore Borsellino (2 aprile 2013)





[Allegato : Giurisprudenza 18luglio2012.jpg]http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/01/17/news/borsellino_abbandona_ingroia_volevano_solo_la_mia_candidatura-50716254/