Autore: Ing. Chimico Marcos
Tomasoni
COLLETTIVO STOP AI
PESTICIDI CÓRDOBA
Traduzione: Chiara Madaro
Novembre 2013
Sommario
Il
fenomeno della diffusione dei pesticidi in atmosfera si chiama tecnicamente
‘deriva’. Esiste una modesta bibliografia che affronti questo fenomeno con un
approccio complesso, dato che è stato sviluppato solo lo studio della deriva
degli agrochimici al momento in cui vengono applicati generando quello che si
definisce Deriva Primaria. Questo lavoro procede ad un approccio ad ampio
raggio riguardo i movimenti dei pesticidi in atmosfera partendo da
considerazioni che investono gli effetti climatici e fisiochimici in tempi
successivi all’applicazione.
Le
evidenze di tali movimenti ci offrono elementi sufficienti per concludere che
le applicazioni di pesticidi sono incontrollabili, rendendo impossibile la
prevenzione dalla contaminazione rispetto all’ambiente e alle popolazioni
esposte nel tempo alle aspersioni.
Introduzione
Dal momento che i pesticidi
fin dalla metà del XX secolo hanno fatto parte delle strategie produttive
diventando strumento di uso quotidiano da parte dei produttori e dei lavoratori
agricoli e malgrado abbiano consentito un aumento dei rendimenti produttivi e
la qualità esteriore o ‘formale’ del prodotto, hanno generato notevoli effetti
dannosi: contaminazione di corsi d’acqua e suolo, scomparsa di specie animali e
vegetali e intossicazioni negli esseri umani (Souza Casadinho, 2013). E’
abbondante la bibliografia scientifica che evidenzia la relazione tra
agrochimici e il deterioramento della salute delle popolazioni esposte (Ntzani
y col., 2010). Vengono prodotti anche lavori scientifici sui meccanismi per i
quali questi composti favoriscono malattie tra le specie sperimentali (Paganelli
e col., 2010). Ma non sono comuni le informazioni tecniche sui meccanismi che
spiegano in che modo questi pesticidi arrivano alle popolazioni. Gli studi
sulla deriva considerano solo le possibilità di movimento dei pesticidi al
momento dell’applicazione, senza approfondire ciò che succede con le molecole
polverizzate generate dall’aspersione.
Prendendo
in considerazione la deriva limitatamente al momento dell’applicazione, i
tecnici specializzati raccomandano una serie di provvedimenti considerando
variabili climatiche e tecnologiche allo scopo di minimizzare questo fenomeno
indesiderato (Brambilla, sf).
Il
problema del controllo dei pesticidi nell’ambiente è al centro del dibattito
sulle normative che garantiscano i diritti costituzionali del vivere in un
ambiente sano, adatto ed equilibrato (Costituzione Nazionale Argentina, Art.
41). Un aggravante in questa tematica è l’aumento geometrico nei volumi di
agrochimici diffusi nell’ambiente della Repubblica Argentina, come corollario
di un modello agro produttivo basato sulle monocolture di semi transgenici
e additivi chimici.
Recentemente
CASAFE (Camera di Sanità Agricola e Fertilizzanti della Repubblica Argentina)
ha pubblicato delle informazioni sulla evoluzione del mercato argentino: il
consumo dei pesticidi è aumentato dell’858% negli ultimi 22 anni, mentre la
superficie coltivata ha subito un incremento del 50% e il rendimento delle
coltivazioni è aumentato solo del 30%. In Argentina esiste un grosso giro
d’affari per l’industria mondiale di veleni (capeggiata da Monsanto e Bayer) e
si genera, così, un problema per la salute collettiva (Red de Médicos dePueblos Fumigados de Argentina, 2013).
Componente Aria
Tra le
matrici ambientali studiate riguardo agli effetti dei pesticidi (carico dei
contaminanti, mobilità e degradazione degli stessi, danno alle specie) l’aria è
forse la meno indagata a causa delle difficoltà tecniche richieste dal
monitoraggio delle molecole di pesticida che vi sono contenute.
Questo
compito richiede sforzi tecnici e disegni di campionamento più complessi rispetto
al resto delle matrici ambientali (suolo, acqua). Anche così, l’aria è
l’elemento naturale principale attraverso il quale si disperdono i pesticidi
negli ambienti circostanti ai campi irrorati (Hang, 2010), portandoli a coprire percorsi tanto lontani
quanto quelli consentiti dai movimenti dell’atmosfera nel pianeta (Jacob,
1999). I pesticidi possono essere introdotti in atmosfera in seguito alla
deriva della polverizzazione, la volatilizzazione e l’erosione causata dal vento su particelle di suolo da cui sono assorbiti.
In
atmosfera i pesticidi sono distribuiti tra le particelle e le fasi del vapore
basato sulla pressione del vapore del prodotto chimico, la temperatura
ambientale e le concentrazioni di particelle in sospensione (Chang, 2011).
In un
lavoro precedente abbiamo concluso con la necessità di inserire le attività
agricole – oltre all’uso di pesticidi - durante il processo di Valutazione di
Impatto Ambientale, a causa della vasta bibliografia comprovante come sia
possibile modificare o alterare la composizione dell’ambiente durante lo
sviluppo delle parti che lo compongono, fatto che genera un impatto da
qualificare e/o quantificare in base ad ogni caso particolare. Nel caso
specifico della qualità dell’aria, questa alterazione richiede la necessità di
predire ed identificare tali impatti al fine di stabilire i procedimenti
operativi di controllo, mitigazione e prevenzione, che dovrebbero essere
dettagliati nello studio tecnico che si incorporerebbe al procedimento di
valutazione di impatto ambientale (Tomasoni, M., Actis., R.; 2013).
Cosa è la deriva
In
base alla norma ASAE S-572, si denomina deriva lo spostamento dell’aspersione
(di un pesticida) oltre l’obiettivo, determinato dalla capacità di trasporto di
masse d’aria o dalla mancanza di aderenza (American Society of Agricultural
Engineers, 2004). Da parte sua, la
National Coalition on Drift Minimization (Coalizione Nazionale sulla
Minimizzazione della Deriva, 1997), definisce deriva il movimento delle particelle
polverizzate e dei vapori oltre l’obiettivo, provocando minore capacità di
controllo e possibile danno alla vegetazione suscettibile, alla vita silvestre
e alle persone. Quando si parla di deriva, in genere, la si associa all’effetto
generato normalmente dal vento ma in realtà esistono altri tipi di deriva meno
visibili originati da umidità relativa e temperatura ambientale.
Tutti questi fattori sommati alla dimensione delle gocce asperse,
hanno molto a che vedere con l’aumento o la diminuzione della deriva (Ethienot,
2010). La frazione di una applicazione che possa derivare raggiunge valori che
arrivano fino al 90% del prodotto lanciato su di un campo coltivato (Hang,
2010). Le condizioni sfavorevoli al momento dell’applicazione non sono l’unica
causa di questa deriva, lo sono anche le condizioni climatiche che possono
verificarsi successivamente
all’aspersione.
Così la gamma di temperature ambientali superiori ai 25°C, con umidità
relativa tra il 60% e l’80%, velocità del vento tra i 5 e i 12 km/h, condizioni
atmosferiche in stato di inversione termica, forte radiazione solare, sono
alcuni dei parametri ambientali che aumentano la deriva di pesticidi (Leiva,
2007).
Secondo i dati della bibliografia straniera (Law, SE. 1983) in
applicazioni post-emergenti, solo il 25% del volume totale asperso arriva alle
piante. Ciò sta ad indicare che ¾ della dose totale calcolata si disperde a
causa della deriva. Riguardo a questo aspetto dobbiamo considerare quello che
cade fuori dal lotto di terreno che è oggetto del trattamento fitosanitario
(esoderiva) e quello che cade all’interno del lotto, ma non sui parassiti
(endoderiva) (Leiva, 1995). Cavallo (2006) stima che approssimativamente solo
un 25% della polverizzazione di pesticidi colpisce nel segno; il resto colpisce
direttamente gli altri organismi, anche quelli verso i quali l’aspersione non
era diretta. Secondo studi pubblicati in Brasile, circa il 32% (dei pesticidi
polverizzati) vengono ritenuti dalla piante bersaglio; 49% arrivano al suolo,
19% si diffonde nell’aria e il resto nelle aree vicine. In questo modo, le aspersioni colpiscono le
coltivazioni vicine e le zone abitate (Chaim, 2004 – EMBRAPA). Parlando nello
specifico del Glifosato, l’agrochimico maggiormente usato in Argentina sulle
coltivazioni di soia transgenica, Nivia (1999) in Colombia, descrive come nelle
applicazioni da terra, una quantità tra il 14% e il 78% di questo composto
applicato esce dal sito descrivendo la morte delle piante a più di 40 metri e
se ne incontrano residui fino a 400 metri da una applicazione da terra. Nelle
applicazioni realizzate con l’elicottero descrive come la perdita del glifosato
spruzzato fuori dal sito oscillano tra il 41 e l’82%, e lo si trova a distanze superiori agli 800
metri dal punto di applicazione. Una situazione che si aggrava con gli aerei,
come dimostra uno studio californiano dove si incontrano residui a 800 metri
dal punto di applicazione, la maggiore distanza studiata (Comisión Científica
Ecuatoriana, 2007).
La Prof.ssa Dott. (Msc.) Ing. Agr. Susana Hang (Facoltà di Agronomia,
UNC) nella rivista del Collegio degli Ingegneri Agronomi della provincia di
Córdoba dell’ottobre 2010, dice:”Nel caso particolare degli erbicidi, è
dimostrato che l’efficienza d’uso è inferiore al 20%, vale a dire che buona parte
del prodotto non assolve la funzione specifica nemmeno quando l’applicazione
viene realizzata nel modo adeguato”. Mentre in un contesto successivo alla
pubblicazione chiarisce che il restante 20% può volatilizzarsi (tra lo 0 e il
90%), essere assorbito dal suolo (1-10%), scivolare (1-5%) o esssere trascinato
via dall’erosione (0-5%).

Figura 1: Principales formas en que un agroquímico puede convertirse en
contaminante del ambiente
(Martini, P. 2008). Tomado de Hang (2010).
Fattori che
condizionano la deriva
Prima di descrivere i tipi di deriva che si possono succedere in
termine di attimi al momento dell’applicazione di agrochimici sulle
coltivazioni, affronteremo i distinti
fattori che condizionano la generazione e la propagazione delle derive di
pesticidi. Etiennot (2010) citando Gil Moya (2003), dice che esistono tre
gruppi di fattori di base che condizionano la deriva:
o
Fattori climatici
o
Fattori fisici e chimici del prodotto applicato
o
Fattori tecnologici relazionati alle tecniche di
applicazione
In seguito svilupperemo questi fattori per una migliore comprensione
dei fenomeni di deriva di pesticidi.
Fattori Climatici
Elementi e processi naturali condizionano sia la quantità di pesticidi
nell’aria che i suoi movimenti in atmosfera. Essi sono:
a)
Velocità e direzione del vento
Il
fattore climatico maggiormente relazionato alla deriva dei pesticidi è il
vento, in quanto movimento dell’aria. I manuali di applicazione raccomandano di
evitare le aspersioni in presenza di vento diretto a luoghi abitati (FAO,
2002). Le raccomandazioni a proposito delle differenze riguardanti la velocità
del vento al momento dell’applicazione basano le proprie motivazioni su criteri
economici giacchè le alte velocità aumentano le perdite di pesticidi che non
centrano l’obiettivo. Secondo Cavallo (2006) la velocità del vento non dovrà
essere superiore ai 12-15Km/h dato che le gocce tendono a diffondersi ed
evaporare facilmente, fatto che aumenta il rischio a causa di formazioni
tossiche in atmosfera e della diminuzione dell’efficienza del trattamento.
La Comisión Científica Ecuatoriana (2007) nel suo dossier su “El
Sistema de
Aspersiones Aéreas del Plan Colombia y sus Impactos Sobre el
Ecosistema y la Salud en la Frontera Ecuatoriana”, riconosce che il rischio di
danno causato da Roundup[1] è
maggiore quando la velocità del vento supera gli 8Km/h. L’impresa Bayer
basandosi su proprie investigazioni suggerisce di non spruzzare con un vento la
cui velocità supera i 10-15 Km/h. Per l’impresa Syngenta, per quanto sia grande
la DVM[2], oltre i
6km/h è necessario fermare l’applicazione (Comisión Científica Ecuatoriana,
2007).
Con un certo grado di accordo tra gli autori in merito alla velocità
massima del vento oltre la quale non è il caso di realizzare applicazioni, non
c’è un limite definito in merito alla velocità minima del vento per una
aspersione sicura. Ciò è dovuto al fatto per cui un’atmosfera senza vento favorisce l’Inversione Termica fatto che
può aumentare considerevolmente la deriva di pesticidi
c) Inversione Termica
Alcuni
agrochimici espongono
sulle etichette la velocità minima di vento per le applicazioni di agrochimici,
come nel caso della formulazione commerciale Coragem[3] la quale consiglia
sull’etichetta di non fare applicazioni con un vento superiore agli 8-10Km/h o
inferiore ai 3Km/h.
Tali
velocità massime per una aspersione son, di solito, dedotte da simulazioni e
prove in presenza di condizioni climatiche e dimensioni della goccia
controllate.
Le
prove incrociano i diametri delle gocce, le temperature e le umidità relative e
le velocità unidirezionali del vento; tutte condizioni controllate in tunnel per
le simulazioni. Ma nella realtà, nel momento in cui viene realizzata
un’applicazione sul campo, queste variabili si alterano in modo costante e
incontrollato.
b)
Temperatura ambiente e Umidità relativa
Entrambe le condizioni
climatiche si presentano associate durante l’applicazione di pesticidi.
L’umidità e le temperature alte favoriscono la volatilizzazione di molti
prodotti, come gli organo fosforati, fatto che aumenta la sua tossicità per
inalazione (Cavallo, 2006).
Al fine di evitare che le
alte temperature aumentino la volatilità e dunque la tossicità del pesticida,
si deve aspergere durante le ore più
fresche, in particolare in estate. Aspergere nel corso della mattina presto e
al tramonto evitando le ore di maggiore insolazione (Cavallo, 2006).
Il grafico seguente è
utilizzato dai consulenti fitosanitari[4] nel prendere decisioni
sulle aspersioni a fronte di umidità relativa e temperatura ambiente rilevata
al momento dell’applicazione. In esso vengono rappresentate le combinazioni di
tali variabili climatiche propizie per la polverizzazione (Etiennot, 2010).

Figura 2. Combinazione di temperature e umidità
per determinare l’opportunità di realizzare l’aspersione (Etiennot, 2010).
Per questo, come misura di sicurezza, è stato stabilito che le
aspersioni aeree si realizzino con temperature inferiori ai 25°C o con umidità
relativa superiore al 60% (Comisión Científica Ecuatoriana, 2007).
Sebbene la maggior parte degli autori raccomandi di applicare
pesticidi con una umidità relativa superiore al 60%, si sconsigliano anche
valori superiori all’80% per l’aumento della deriva delle gocce piccole (Ozkan,
1998).
c) Inversione Termica
L’Inversione
Termica è un fenomeno atmosferico che produce una alta stabilità degli strati
d’aria a livello del suolo. L’inversione termica favorisce un fenomeno per cui
qualsiasi aspersione diffusa in atmosfera in queste condizioni non possa né
scendere né salire, rimanendo sospesa nei livelli più bassi dell’atmosfera, in
sostanza, quelli che sono maggiormente in contatto col suolo.
In
atmosfera la temperatura diminuisce approssimativamente di un grado ogni 100m
di altezza; ciò fa si che l’aria fredda, scendendo, aiuti le aspersioni a
stabilirsi. Nelle inversioni termiche, quando gli strati di aria calda si
mantengono alti, le aspersioni possono permanere sospese nell’aria per periodi
prolungati e coprire lunghi tragitti in presenza di piccole brezze (Comisión
Científica Ecuatoriana, 2007).
Questo
fenomeno si manifesta in genere durante le prime ore del mattino, dal sorgere
del sole e nelle prime ore della sera, con venti inferiori a 7Km/h (Fritz e
col., 2008). La presenza di venti accorcia la stabilità atmosferica e minimizza
gli effetti dell’inversione termica. Dati comparativi sperimentali realizzati
con gocce della stessa dimensione, aspersa con aerei verso l’atmosfera normale
e inversa, dimostrano un incremento della deriva di 7-8 volte in condizione di
inversione termica e fino a 5 volte per trattamenti da terra (Leiva, P. 2010).
Ozkan (1998) riconosce nei suoi studi che l’intensità della turbolenza,
fenomeno associato all’Inversione Termica, è un fattore importante che
influisce sulla deriva, ma non è qualcosa che i ricercatori possono valutare
facilmente e la sua magnitudine può variare rapidamente a differenza dei
cambiamenti in altre condizioni atmosferiche come l’umidità relativa e la
temperatura.
Osserviamo
che gli orari ottimali per l’applicazione di pesticidi rispetto a tale
fenomeno, sono contrari in relazione alle condizioni di Temperatura-Umidità
Relativa, generando che la relazione tra esse diminuisca la finestra[5] di
aspersioni durante il giorno.
d)
Altri fattori climatici
Ai
fattori fin qui elencati devono sommarsi effetti fisiochimica sui pesticidi che
generano la pressione atmosferica e la radiazione solare. Entrambe influenzano
i processi di evaporazione delle gocce asperse. Non approfondiremo gli effetti
di tali fattori dato che sono relazionati ai precedenti.
II. Fattori fisiochimici del prodotto applicato
Menzioniamo
tre tra i fattori fisiochimica più importanti sulle gocce asperse, che hanno
maggior incidenza sulle derive dei pesticidi.
a) Misura della goccia
Si
definisce Diametro Volumetrico Medio (DVM) il diametro del 50% delle gocce
asperse, dato che il resto varierà in misure maggiori o minori. Esiste una
relazione nella misura della goccia desiderata dagli applicatori dato che:
o
Minore è il diametro della goccia e maggiore sarà
il tempo di permanenza nell’aria della stessa, e maggiore sarà la superficie di
evaporazione , entrambe fattori indesiderati;
o
Ad un maggior diametro della goccia, l’aumento
della rapidità di caduta produce un maggior rimbalzo sulla foglia e, con ciò,
un maggior scorrimento, anche questi fenomeni indesiderati per una applicazione
ottimale.
Pérez, per l’impresa Syngenta, ha testato velocità terminali[6] di gocce
di diversi diametri per valutare a quale altezza nella sua caduta la goccia
rimanga sospesa in aria riportando difficoltà nel toccare il suolo (Comisión Científica Ecuatoriana, 2007).
Misura
delle gocce
in
micron (μ)
|
Velocità
terminale (cm/seg)
|
1.000
= 1mm
|
400
|
500
|
220
|
200
|
72
|
150
|
48
|
100
|
26
|
90
|
21
|
50
|
7
|
20
|
1,2
|
10
|
0,3
|
Tabla 1: Velocidad de sedimentación de las gotas en
función de su tamaño Fuente:
Pérez, Horacio. Syngenta
(Comisión Científica
Ecuatoriana, 2007).
L’impresa avverte che queste sono le caratteristiche di una goccia
lanciata in condizioni di aria calma e senza evaporazione; e ciò che intende
dimostrare è che le gocce inferiori a 100μm[7]
raggiungono l’equilibrio tra la forza di gravità e l’attrito con l’aria in meno
di 25cm di caduta, mantenendo una velocità costante, mentre nelle gocce
superiori a 500μm la velocità finale si
raggiunge a 70 cm (Comisión Científica
Ecuatoriana, 2007). Studiando la dimensione delle gocce, Ozkan (1998) dice che
la deriva è molto meno probabile che sia un problema quando si polverizza con
un diametro di 200μm e gocce più grandi.
b)
Evaporazione della goccia
L’evaporazione
della goccia polverizzata è il fenomeno per il quale parte della stessa passa alla
fase gassosa prima che tocchi l’obiettivo. In base al mix applicato, la
vaporizzazione può consistere nella gassificazione dell’acqua che viene
aggiunta come solvente, dei coadiuvanti e/o dei tensioattivi e perfino degli
stessi principi attivi (vedere iii) fattori tecnologici relazionati alle
tecniche di applicazione.
Il
fenomeno della evaporazione della goccia al momento della polverizzazione è
forse uno dei fattori principali di contaminazione atmosferica con pesticidi.
L’evaporazione dipende, nei mix con acqua, dalle alte temperature, dalla bassa
umidità relativa e dalla dimensione della goccia, come abbiamo visto nel punto
precedente.
Syngenta
riconosce che “anche l’evaporazione porta come conseguenza la diminuzione della
dimensione della goccia, fatto che permette un maggior trasporto e può
occasionare contaminazione umana ambientale e danno alle coltivazioni
suscettibili” (Comisión Científica Ecuatoriana, 2007). Per dare una dimensione
agli effetti della dimensione della goccia nelle contaminazioni atmosferiche
abbiamo osservato esperimenti sul tempo di permanenza nell’aria, valutati con
gocce d’acqua in diverse condizioni climatiche da parte di Perez per l’impresa
Syngenta (Comisión Científica Ecuatoriana, 2007).
Tamaño
de la gota en
μm
(micrómetros)[8]
|
Temperatura
20ºC – 22ºC y
Humedad
Relativa 80%
|
Temperatura
30ºC y
Humedad Relativa 50%
|
50
|
15sec
|
3,5sec
|
100
|
50sec
|
14sec
|
200
|
200sec
|
56sec
|
Tabla 2: Tiempo de duración de las gotas de agua en el aire en diferentes
condiciones. Fuente: Perez,
Horacio. Syngenta
(Comisión Científica Ecuatoriana, 2007)
Nella Tavola 2 osserviamo i tempi impiegati da gocce di tre dimensioni
diverse nell’evaporazione totale in due scenari di temperatura-umidità
relativa. Se combiniamo questi valori con quelli della Tavola 1, concludiamo
che entrambe gli effetti si potenziano dato che ad una minore dimensione della
goccia si raggiungono velocità terminali inferiori, fatto che produce un tempo
maggiore nella caduta della goccia e questo favorisce il tempo per evaporare
totalmente la stessa.
In questo modo, le gocce più piccole possono evaporare totalmente al
momento dell’applicazione. A causa di questi criteri Leiva (2007) consiglia che
con temperature superiori ai 25°C e con un umidità inferiore al 70%, si sospendano
le aspersioni a causa della forte perdita di prodotto divuto ad evaporazione.
Syngenta consiglia che per assicurare copertura nelle aspersioni a
temperature che vanno tra i 28 e i 32°C e in presenza di umidità relativa
inferiore al 70%, non si debbano utilizzare volumi di applicazione sotto i 9
galloni/ha (34L/ha), per lo stesso criterio (Comisión Científica Ecuatoriana,
2007).
iii. Fattori
tecnologici relativi alle tecniche di applicazione
Esiste una serie di fattori tecnologici e metodologici che influenzano
la deriva come: la taratura dei team applicativi; tipo, dimensione e
orientamento delle pillole irroratrici, altezza e pressione dell’aspersione,
velocità della macchina, coperture desiderate (quantità di gocce per unità
dell’area); uso di coadiuvanti e tensioattivi, per citarne alcuni (Leiva,
2007). Non svilupperemo i dettagli e i risultati delle investigazioni che
contemplano questi fattori, l’obiettivo di questo lavoro consiste nell’indagare
i fattori incontrollabili delle applicazioni di pesticidi in relazione alle
condizioni climatiche in particolare.
Su questi fattori tecnologici menzioneremo l’uso di coadiuvanti,
sostanze che diluite e aggregate nel serbatoio usato per lo spraying, in modo
separato alla formulazione dei pesticidi, aiutano a migliorare la qualità
dell’applicazione.
Un’ampia gamma di prodotti si possono inquadrare in questo concetto:
tensioattivi, penetranti, aderenti, emulsionanti, antiderivanti, compatibilizzanti,
detergenti, coloranti, antischiuma ecc. (Masià, 2010).
Tra questi, i surfattanti
(tensioattivi) si aggregano con l’obiettivo di diminuire la tensione
superficiale del liquido spruzzato in modo da ottenere una migliore bagnatura
della superficie foliare. Nella stessa categoria rientrano gli antiderivanti
che incrementano il Diametro Volumetrico Medio (DVM) delle gocce in modo che
abbiano minore occasione di essere trascinate dal vento (Cid e col., sf). Le prove di diversi tipi di
polimeri antiderivanti aggregati ai pesticidi, indicano che l’effetto nella
dimensione delle gocce dipende dal tipo di polimero. Ad esempio, i polimeri di
vinile e poliacrilammide si mostrano più efficienti rispetto al polimero epossidico
di alchilo lineare o ai copolimeri di poliammide nell’aumento di diametro
volumetrico medio (Masià, 2010).
Malgrado in termini generici gli studi affermino che ad una maggiore
concentrazione del prodotto utilizzato (antideriva) corrispode una minore
deriva prodotta durante la polverizzazione (Smith e col., 2001), esistono
interazioni tra i coadiuvanti e i composti che formano i mix di pesticidi
commerciali, che rendono gli effetti complessi, non prevedibili e in alcuni
casi contraddittori (Masià, 2010).
TIPI DI DERIVA
Secondo Etiennot (2010) esistono vari tipi di deriva, originati da
diversi tipi di causa. In genere possiamo parlare di:
a) Deriva di vapore: associata alla volatilizzazione direttamente relazionata alla
pressione del vapore, allo stato fisico del prodotto e alla temperatura
ambiente;
b) Deriva di particelle: movimento di particelle polverizzate durante e dopo l’applicazione,
associata alla dimensione della goccia emessa durante la polverizzazione e
dalle condizioni ambientali. In base a questa differenziazione realizzata da
Etiennot e alle osservazioni dei fenomeni di deriva, incluse le investigazioni sulla
contaminazione atmosferica e esperimenti di ‘vicinx intossicax’[9] nel
nostro paese (Gruppo di Riflessione Rurale. 2009), definiamo una
categorizzazione del tipo di deriva in funzione del momento in cui la stessa si
produce:
1) deriva
primaria, è quella
che si produce al momento della
2) deriva secondaria,
è quella che si genera nelle ore successive
3) deriva terziaria,
è quella che si può verificare settimane, mesi o anni successivi
all’applicazione
Deriva primaria
Come
abbiamo specificato precedentemente, la Deriva Primaria (DP) è quella che si
può produrre al momento dell’applicazione, mentre si sta aspergendo il
pesticida. Questa è la deriva maggiormente studiata dalla bibliografia
scientifica (Leiva, 2007; Etiennot, 2010). La DP può essere minimizzata
ottimizzando i diversi fattori che condizionano la deriva di pesticidi e in
questo è fondamentale seguire le variabili climatiche in quanto fattore
esternoal controllo dell’operatore della macchina applicatrice (Leiva, 2007;
Etiennot, 2010).
Una vasta
bibliografia di consigli sull’applicazione di pesticidi, progressi tecnologici
(tipi di picchi polverizzati, caratteristiche delle macchine, uso di
coadiuvanti antideriva, tra gli altri), e la capacità di chi applica, hanno
come obiettivo la minimizzazione della deriva primaria (FAO, 2002).
La Comisión Científica Ecuatoriana (2010) riporta la seguente scheda
elaborata da Perez per conto dell’impresa Syngenta dove vengono riportate le
distanze da cui possano derivare gocce di diversa dimensione nel momento in cui
vengono spruzzate da un’altezza media di 3m, come nel caso di una applicazione
aerea.
Misura della goccia
(μm)[10]
|
Tempo necessario per una caduta da tre metri
|
Trasporto con una velocità di 4,8 km/h
|
5
|
66
minuti
|
4.827 m
|
20
|
11,58 min
|
338,2 m
|
50
|
72,8 sec
|
54,29 m
|
100
|
11 sec
|
14,64 m
|
400
|
4 sec
|
2,59 m
|
1000
|
0,75 sec
|
1,48 m
|
Tabla 3: Arrastre o Deriva de una gota lanzada a 3 metros de altura (Comisión
Científica Ecuatoriana, 2007)
La scheda 3 è stata elaborata a partire dalla seguente equazione
D = H × U / Vt
|
dove D è la deriva in metri, H è l’altezza dell’aspersione, U è la
velocità orizzontale del vento e Vt è la velocità finale della goccia. Malgrado
le informazioni precise riportate da questa tabella in quanto a dimensioni
delle distanze delle derive primarie, l’equazione non tiene conto della
temperatura ambientale né dell’umidità relativa, non misura il processo di
evaporazione né la velocità dell’aereo in funzione, fattori che influiscono
molto nella dimensione delle gocce e nella velocità iniziale della goccia; e
non considera nemmeno l’inversione termica che potrebbe aumentare la deriva di
5-8 volte, come è stato scoperto più di recente (vedere c)
Reversione Termica).
Deriva secondaria
Terminata l’applicazione, gli effetti dei fattori climatici come le
alte temperature, la forte irradiazione , la bassa umidità relativa, il
cambiamento di velocità e la direzione del vento e la reversione termica
possono provocare una rivolatilizzazione e evaporazione degli agrochimici
sparsi.
Questa nube chimica che compare sul campo polverizzato, può registrare
maggiori livelli di concentrazione grazie ai pesticidi che evaporano e alle
gocce che non sono ancora cadute durante la deriva primaria (in particolare le
gocce di minore dimensione), e può muoversi on ogni direzione anche fuori dal
campo asperso generando la cosiddetta Deriva
Secondaria (DS).
Il fenomeno può estendersi anche fino alle 24h successive
all’applicazione, se le condizioni climatiche sono favorevoli. Questo effetto si
potenzia in quanto il primo periodo di applicazione in Argentina è la stagione
calda (primavera-estate).
Un apporto alla comprensione di questo tipo di deriva, è l’effetto di
generazioni di aerosol atmosferici. Si considera aerosol il mix eterogeneo di
particelle solide o liquide sospese in un gas (nel nostro caso l’atmosfera).
Queste particelle hanno dimensioni che vanno tra lo 0,001 μm (clúster molecolare)
ai 100μm (piccole gocce di pioggia).
Il seguente schema di Jacob (1999) rappresenta la sequenza di processi
che generano aerosol atmosferici a partire dai gas precursori inorganici
(solfati, nitrati) e organici, tra quelli che si trovano nei pesticidi. Se
consideriamo come precursori i pesticidi rivolatilizzati al momento della
polverizzazione, osserviamo che se limitiamo il processo alla tappa della
formazione dell’aerosol fine (fine aerosol, 0,01 – 1 um), cioè prima della tappa di spazzamento/evaporazione (scavenging/evaporation) fino alla formazione
di nubi, ciò che può accadere per effetto della reversione termica o dei venti,
siamo di fronte ad una Deriva Secondaria. Il processo completo mostrato da
Jacob, ci aiuta a comprendere ciò che abbiamo denominato qui di seguito come
Deriva Terziaria (vedere Deriva
Terziaria).

Figura 3: Produzione,
crescita e rimozione di aerosol atmosferici (Jacob, 1999).
Uno studio di simulazione sul movimento delle masse gassose realizzato
sulla base di condizioni climatiche reali, ha evidenziato questo fenomeno come
aggravante della contaminazione del Quartiere Ituzaingò, nella zona meridionale
della Città di Córdoba. A partire da un punto di emissione situato al centro
del terreno polverizzato, lo studio realizzato da Bonaparte (2012) ha
registrato il movimento dei contaminanti per effetto dei fattori climatici fino
ad un’ora dopo l’applicazione. Il risultato del programma mostra una
rappresentazione grafica a forma di piuma che demarca l’area di dispersione
della sostanza. Ogni area colorata rappresenta la probabilità di incontrare il
contaminante nella stessa.

Figura
4. Simulazione della dispersione
dell’erbicida post-semina sul Quartiere Ituzaingó Anexo, Córdoba Capital, sviluppato
con software HYSPLIT (Bonaparte, 2012).
I vicini (x) delle località fumigate denunciano di frequente questo
fenomeno in relazione ad affezioni alla salute manifestatesi nelle ore
successive alle applicazioni in campi adiacenti ai quartieri abitati e per la
presenza di ‘odori’ diffusi nell’aria soprattutto nel corso delle prime ore
della giornata e delle ultime ore della sera in coincidenza del fenomeno di
reversione termica (Grupo de Reflexión Rural, 2009; Sentencia Gabrielli Jorge
Alberto y otros, 2012). Questo movimento dei pesticidi fino ai centri abitati è
conseguenza della Deriva Secondaria, più che la Primaria. E’ possibile citare
un caso concreto tra i tanti verificatisi tra i popoli fumigati, che si è
presentato nella città di Marcos Juárez, nel sudest cordovese nel 2012 e fu
rilevato da membri del Médicos de Pueblos Fumigados[11] di
questa località.
Il 30 marzo di quell’anno, una famiglia denunciò una intossicazione a
causa di una polverizzazione in un campo adiacente alla sua abitazione. Il
campo era stato fumigato il giorno prima in condizioni climatiche ottimali e
raccomandate dalla legislazione vigente[12].
Il giorno seguente si produssero correnti di aria che arrivarono fino
all’abitazione, probabilmente in condizioni di reversione termica, fatto che
trascinò una parte di pesticida che era tornato in sospensione sul campo,
generando la Deriva Secondaria.
La famiglia dovette abbandonare la propria abitazione riportando
affezioni respiratorie, fatto che venne registrato nel commissariato del luogo
insieme al rispettivo bollettino medico.
Nella quasi totalità delle investigazioni sulle derive di pesticidi
non si considera il fenomeno delle derive secondarie. La Deriva Secondaria è
incontrollabile in quanto funzione dell’interazione dei fattori climatici con i
pesticidi e non è possibile controllare il clima.
Deriva terziaria
Chiamiamo Deriva Terziaria la diffusione di pesticidi e i relativi residui
al di fuori del campo polverizzato in tempi successivi all’applicazione; qui si
ragiona in tempi lunghi settimane, mesi o anni a causa di diversi fenomeni.
Tutti i pesticidi che non sono andati a segno durante l’applicazione,
possono comportarsi in base ai seguenti fenomeni:
o
Decomposizione chimica in molecole minori
(considerati metaboliti o residui)[13]
o
Reazione chimica con molecole ambientali, in
particolari quelle del suolo;
o
Adsorbimento[14] e
assorbimento con sottostrati del suolo
o
Lisciviazione in correnti d’acqua
o
Accumulazione di microorganismi, insetti o specie
maggiori
o
Cambiamento di fase in stato gassoso
Ognuno di
questi fenomeni, la combinazione o la sinergia tra di essi, fa si che i
pesticidi[15]
o i loro residui derivino a distanze tanto lontane dal loro punto di
applicazione quanto i movimenti degli strati atmosferici più alti facilitino la
loro movimentazione.
Jacob
(1999) riconosciuto scienziato nordamericano, nel suo libro Introduction Atmospheric Chemistry, sul trasporto di sostanza dalla troposfera[16], ha
elaborato un grafico sul tempo necessario affinchè un contaminante arrivi da un
punto di emissione a un qualsiasi luogo del pianeta.
Osserviamo
che questo trasporto non è isotropico cioè dipende dalla direzione del
trasporto: se sia un trasporto meridionale o se sia latitudinale, se sia
all’interno dello stesso emisfero o si diriga da un emisfero all’altro. I
valori a livello temporale oscillano tra le due settimane e un anno in base al
verso delle correnti che hanno un movimento orizzontale in questa regione
atmosferica.
A mero
esempio, possiamo aspettarci che un contaminante impieghi due settimane per
arrivare dal Sudamerica all’Australia a causa di questo fenomeno.
Figura 5: Escala de tiempo típica para transporte horizontal en la
troposfera
(Jacob 1999).
Dobbiamo anche considerare il mescolamento verticale dell’atmosfera
per comprendere il movimento dei pesticidi in essa. Come è possibile osservare
nella seguente figura pubblicata da Jacob (1999), il mescolamento dello strato
più basso dell’atmosfera (tra 1 e 3 Km), dove i pesticidi vengono emessi, può
rimanere per 1-2 giorni. Affinchè un contaminante superi questa altezza deve
trascorrere del tempo pari circa ad una settimana.
Figura 6: Escalas de
tiempo características para el transporte vertical de
sustancias en la
atmosfera (Jacob, 1999)16

Figura 6: Escalas de
tiempo características para el transporte vertical de
sustancias en la
atmosfera (Jacob, 1999)[17]
Le conseguenze di questi fenomeni, quanto a dispersione di pesticidi,
sono stati rivelati da diversi studi dove, ad esempio, sono state quantificate
concentrazioni di pesticidi nell’aria (Astoviza y col., 2012; Lorenzatti y
col., 2008), residui di pesticidi in spazi urbani (Sentencia Gabrielli Jorge
Alberto y otros, 2012), residui di pesticidi in acqua piovana (Chang y col.
2011), agrochimici nel pulviscolo degli aspiratori delle abitazioni vicine ai
campi coltivati (Ward y col., 2000; Ward y col. 2006), contaminazioni di specie
sensibili (Esteban, 2011), residui di pesticidi in ambienti acquatici (López-Fernández, 1984; Relyea, R.A., 2005).
Alcuni pesticidi così come i COPs[18] si
diffondono in base alla temperatura in un processo conosciuto come ‘effetto
cavalletta’. Questi prodotti chimici ‘saltano’ intorno al pianeta, evaporano
nei luoghi caldi, si lasciano trasportare dal vento e le particelle di polvere
si posano sulla terra in luoghi temperati per poi da qui evaporare e continuare
a disperdersi.
Chang (2011) ha misurato il glifosato nell’aria dell’atmosfera e
nell’acqua della pioggia in zone agricole in cui si registra un forte utilizzo
del glifosato come l’Iowa e il Mississippi. La frequenza del rinvenimento era
tra il 60% e il 100% delle misurazioni dove le concentrazioni di glifosato
erano in un range di 0,01 a 9,1ng/m3 per l’aria e tra lo 0,1 al 2,5 μg/L nei campioni di pioggia.
Nel suo lavoro Chang (2011) ha provato che una pioggia settimanale di
30ml rimuove il 97% del glifosato dall’aria atmosferica.
Lo stesso autore spiega nel suo lavoro che la presenza di glifosato
nell’aria si deve alla deriva o all’erosione eolica giacchè questo composto non
ha tendenza alla volatilità a causa della bassa pressione di vapore e al
carattere ionico che possiede nei suoli umidi. Per i pesticidi volatili come
gli organoclorurati e gli organofosforici, lo schema della figura 3 di Jacob
(1999) sulla generazione di aerosol, aiuta a comprendere uno dei processi per i
quali alcuni agrochimici possono finire per far parte dell’acqua piovana, oltre
ai processi di spazzamento di sostanze atmosferiche al momento della precipitazione.
In un altro studio Minar (2007) ha riportato che in studi recenti in
Costa Rica e California si sono riscontrati residui di pesticidi in zone
boschive piovose a più di 20Km di distanza da dove si trovano le aziende
agricole. Gli studi hanno trovato non solo livelli 10 volte più alti di
pesticidi negli stagni delle rane ma anche nei corpi delle stesse, fatto che si
suppone procuri la morte a più del 90% della popolazione di questi animali.
Questo si spiega con l’evaporazione di questi prodotti che nell’utilizzo,
arrivando fino agli strati più alti dell’atmosfera, tornano in forma liquida e,
con la pioggia, si concentrano in luoghi in cui abitano questi anfibi (Comisión
Científica Ecuatoriana, 2010).
Modi per polverizzare
Esistono tre modi principalmente per polverizzare in funzione
dell’equipaggiamento utilizzato: manualmente (si realizza con l’uso di uno
zaino azionato da una leva manuale), la terrestre, attraverso veicoli auto
propellenti (chiamati volgarmente ‘mosquitos’) o il cui impulso è dato un’altra
macchina (chiamata ‘di trascinamento’) e l’aerea che si realizza mediante un
aereo.
A causa della minore capacità di carico degli aerei rispetto ai
polverizzatori terrestri, la concentrazione del pesticida che viene lanciato è
4 volte maggiore e in questo caso le gocce che vengono spruzzate possono essere
1/8 volte più piccole rispetto a quelle prodotte dalla polverizzazione
terrestre (Comisión Científica Ecuatoriana, 2007).
Queste condizioni, sommate alla maggiore altezza dell’aspersione,
fanno si che una frazione considerevole dei pesticidi spruzzati dagli aerei si
volatilizzino completamente senza toccare il suolo o viaggino a distanze
maggiori a causa della deriva della goccia, aumentando la probabilità che si
verifichino i tre tipi di deriva.
A causa di queste caratteristiche, le applicazioni aeree producono
derive maggiori rispetto quelle da terra. Gli studi che danno supporto a questi
fondamenti e considerazioni, hanno spinto nel 2009 la Comunità Europea a
suggerire agli Stati Membri la proibizione totale delle polverizzazioni aeree
nell’Art9 del Capitolo IX (Direttiva 2009/128/CE del Parlamento Europeo e del
Cosiglio d’Europa. L 309/71, 21 ottobre 2009).
Fascia di protezione
per le popolazioni.
I progressi quanto alla creazione di fasce di protezione per le
popolazioni, ha avuto come motore propulsore le lotte dei vicini dei popoli
fumigati più che le discussioni della comunità scientifica rispetto al
problema.
In questo senso, nella provincia di Córdoba almeno una ventina di popolazioni ha fatto
progressi nella creazione di Zone Buffer[19] di
proibizione totale dell’applicazione di pesticidi a partire dalle ordinanze
(ndr. insieme di norme elaborate per il buongoverno di una comunità)(La Voz,
2012). Su queste discussioni che si verificano nei territori fumigati[20], i
tecnici, i funzionari e gli attori sociali che difendono e promuovono il
settore agroindustriale, negano la necessità di creare zone buffer o ne
minimizzano le dimensioni (Ministerio de
Agricultura, Ganadería y Pesca, 2013) nell’inconsistenza di fondamenti
scientifici (Revista Chacra, 2013).
In questo schema vi è l’abitudine ad usare espressioni peggiorative per
riferirsi elle proposte delle comunità vicine, stigmatizzando attraverso bassi
termini dequalificanti come ‘fondamentalisti’, ‘ignoranti’, ‘ambientalisti’, o
‘ecologisti’ (Marca Líquida, rivista, novembre 2010, luglio e ottobre 2012).
Si negano a partire da questi discorsi l’autentica difesa dei diritti
costituzionali a vivere in un ambiente sano, adatto ed equilibrato (CostituzioneNazionale,
articolo 41°). Ma al di là dei dibattiti pubblici e mediatici di coloro che
promuovono una agricoltura chimica-transgenica, nelle comunità si verificano
esperienze arricchenti di partecipazione di vicinato con vasti supporti
scientifici e tecnici che hanno basato le fondamenta con ampiezza di criteri le
zone di protezione (Ordenanza N°5531, San Francisco), dove tra l’altro si
promuovono con agricolture in armonia con un ambiente salubre come
l’agroecologia (Ordenanza N°2671/2010, Cañuelas), una delle tante forme di
produzione agricola che tra l’altro può generare maggiori volumi di alimento
per unità di area (Altieri, 1998).
Le esperienze delle legislazioni municipali in questo senso
(proibizione di pesticidi sintetici) possono inquadrarsi in alcune tra queste 3
situazioni concrete:
o
Proibizione in tutti gli ejido comunali (ndr.
terreni esterni a unità abitate, adibiti a usi comuni come il pascolo) (ad esempio ad Anisacate, provincia di Córdoba);
o
Proibizione in un raggio di distanza rispetto al
centro abitato (ad esempio a San Francisco, provincia di Córdoba);
o
Proibizione in terreni particolari in seguito ad
accordi con privati (ad esempio ad Oncativo, provincia di Córdoba).
Il dibattito fondamentale in tutti questi casi è il seguente: qual è
la distanza minima di applicazione terrestre e aerea di pesticidi per garantire
i diritti costituzionali di non contaminazione? Come osserviamo in questo
lavoro, molte sono le variabili che influiscono sulla deriva essendo
estremamente difficile predire con precisione la distanza della deriva delle
goccioline per le condizioni del campo (Ozkan, 1998). A partire dal
riconoscimento delle 3 derive fin qui sviluppato, la definizione di una
distanza minima delle polverizzazioni dai centri urbani deve portarci a
considerare le distanze superiori ai 4800 metri che è la distanza massima che
può percorrere la goccia più piccola di un’applicazione (Tavola 3), in
condizioni climatiche ottimali. Ricordiamo che in condizioni di reversione
termica la deriva può potenziarsi a distanze fino a 9 volte superiori per le
applicazioni aeree. Sebbene questo valore garantirà la minimizzazione di
contaminanti a causa delle Derive Primarie, la protezione non risulterà
completa davanti alla Deriva Secondaria soprattutto per gli effetii della
reversione termica.
Per garantire concentrazioni di pesticidi in ambiente minori rispetto
a quelle prese in considerazione dalla Legge Nazionale sui Residui Pericolosi
(Legge 24051), malgrado la distanza della zona buffer, dei provvedimenti per la
protezione delle popolazioni, le garanzie sulla salute devono essere
accompagnate da disegni di queste aree a partire da criteri ambientali (rosa dei venti, asperità geografiche,
topografia, correnti d’acqua, forestazione ecc) per minimizzare ancor di più le
possibilità di deriva delle applicazioni di pesticidi nelle vicinanze di spazi
umani ed elementi naturali sensibili alle contaminazioni con gli agrochimici,
come le scuole rurali, corsi d’acqua superficiali, bacini idrici, boschi
nativi, altre attività agricole (apicoltura, agro ecologia, biodinamica,
produzioni organiche), tra le altre. Riguardo alle contaminazioni che possono
essere prodotte dalla Deriva Terziaria distanze niente può essere fatto in
termini di creazione di zone buffer, posto che le distanze che possono essere
coperte dagli agrochimici a causa della somma dei fenomeni che la definiscono,
sono tante quanto è grande il pianeta.
Come abbiamo visto nel punto precedente, progredire nella proibizione
totale delle polverizzazioni aeree potrebbe diminuire considerevolmente gli
effetti delle Derive Terziarie.
Critiche alle Buone
Pratiche Agricole
Secondo un documento dell’Officina Regionale della FAO per l’America
Latina e i Caraibi (FAO, 2004), le Buone Pratiche Agricole consistono
nell’applicazione delle conoscenze disponibili all’uso sostenibile delle
risorse naturali basilari per la produzione, in maniera benevola, di prodotti
agricoli destinati alla’alimentazione e non innocui e salubri, mentre si
stimola la vitalità economica e la stabilità sociale. Nelle parole della stessa
FAO (2004) le BPA costituiscono la ferramenta il cui uso persegue la
sostenibilità ambientale economica e sociale dello sfruttamento agricolo
specialmente dei piccoli produttori di sussistenza, fatto che deve tradursi nell’ottenimento
di prodotti alimentari e non più innocui e salutari per l’autoconsumo e quello
del consumatore. In seno alle BPA, le Buone Pratiche per l’Applicazione dei
Pesticidi sono un insieme armonico di tecniche e pratiche applicabili alla
distribuzione di fitosanitari tendenti a fare in modo che il prodotto possa
esprimere la sua massima capacità per cui è stato concepito diminuendo al
massimo qualsiasi forma di deriva evitando anche i possibili danni emergenti a
salute e ambiente (FAO 2002). I criteri abbozzati da coloro che promuovono le
applicazioni di pesticidi in quanto tecnologia indispensabile per la produzione
di alimenti, sono supportati dalle BPA. Alcuni tra questi criteri sostengono
che : a) esiste un modo responsabile per usare i pesticidi; b) la ricerca e lo
sviluppo forniscono nuove molecole con un minore livello di tossicità; c) i
pesticidi si applicano con livelli di concentrazione sempre minori; d) i
pesticidi sono sempre più specifici e controllano solo un parassita senza
colpirne altri.
In termini di contaminazione, le BPA assicurano protezione al
consumatore a partire dal rispetto dei tempi di carenza[21] e delle
tolleranze ammissibili[22] per i
pesticidi rispetto agli alimenti trattati. In questo senso il principale
obiettivo delle BPA è garantire che la produzione non contenga residui oltre quei
limiti che la rendano inappetibile nel mercato di destinazione e quindi
continua con raccomandazioni riguardo ‘un tempo specifico’ di applicazione per
il ‘residuo più basso possibile’. Le norme contemplano depositi e
immagazzinamento e rischio di incidente, protezione dei lavoratori che
manipolano i pesticidi, tecniche di prevenzione (procedimento di lavoro e
formazione) e protezione. Rispetto alla protezione ambientale, le BPA
sviluppano una serie di raccomandazioni per la calibratura delle macchine
applicatrici, delle condizioni ambientali, del trattamento degli effluenti e
dei contenitori vuoti in seguito alle attività svolte. Ma in tutto il loro
sviluppo le BPA considerano solo la possibilità e in essa la minimizzazione di
ciò che qui consideriamo deriva primaria, senza considerare le altre
potenzialità della diffusione dei pesticidi. Malgrado le carenze precedenti, le
BPA non considerano nei loro enunciati i rischi di colpire le popolazioni vicine
ai luoghi di applicazione. I rischi ricadono su esseri umani, lavoratori e
consumatori dei prodotti trattati. In ciò le norme considerano l’attenzione
all’ambiente ma non approfondiscono i rischi concreti che stanno affliggendo le
popolazioni vicine ai luoghi di sfruttamento agricolo a partire dai pesticidi.
Altre attività che
producono Deriva di agrochimici
Le applicazioni dei pesticidi nella produzione agricola non sono
l’unica fonte di deriva di questi composti tossici verso la popolazione. La configurazione
urbana che richiama il modello di agro negozio imposto nel nostro paese
nell’ultimo ventennio, richiede che nello stesso centro popolato si sviluppino
attività che sovraccaricano l’ambiente di agrochimici e pongono in serio
rischio di incidente chimico i caseggiati circostanti. Tra queste attività, le
seguenti rappresentano i rischi maggiori di contaminazione da agrochimico per i
vicini che vi convivono:
o
Impianti per l’approvvigionamento di semi
(semenzai)
o
Impianti per la raccolta dei cereali (silos)
o
Depositi per i pesticidi
Le prime due, considerate come attività industriali, utilizzano volumi
di pesticida proporzionali alla misura delle raccolte, generano emissioni
gassose a causa del movimento dei cereali al loro interno.
La maggior parte delle popolazioni che si trovano nella parte più
interna della provincia e la cui economia è basata sull’agricoltura, posseggono
una fisionomia ereditata dalla costruzione delle ferrovie, dove le bottinatrici
di cereali si trovano attraversano longitudinalmente le stesse. Rispetto ai
depositi di agrochimici, la normativa provinciale di Córdoba (Legge 9164,
decreto 132/05) esige una distanza minima di 10 metri. Alla luce di
questo criterio, non viene riconosciuto alcun rischio di fuga chimica dai
bidoni di pesticida per la vendita né riconosce il rischio di incendio per
questa attività, fatto che laddove dovesse verificarsi, provocherebbe una
catastrofe per la popolazione esposta.
Conclusioni
Vari principi dimostrano la mobilità a grandi distanze degli agrochimici.
La vasta quantità di studi che rilevano la contaminazione ambientale di questi
composti, dimostrano che le molecole d pesticida viaggiano per molti chilometri
nell’aria, si infiltrano nei corsi d’acqua, viaggiano attraverso i fiumi, si
scaricano attraverso la pioggia, si diffondono nel pulviscolo ambientale, e
trovano molti modi per arrivare nelle nostre vite.
Le raccomandazioni per minimizzare le contaminazioni dovute alla
deriva dei pesticidi finiscono per essere sterili rispetto alla pratica dell’attività
agricola e ciò perché non è possibile controllare le molecole degli agrochimici
nel momento in cui si sperdono nell’ambiente. I produttori nei campi, hanno
finestre di applicazioni molto piccole, che arrivano ad annullarsi nel momento
in cui devono configurare le variabili climatiche che la normativa esige, con i
tempi di comparsa dei parassiti e i tempi nella disponibilità delle imprese che
applicano i pesticidi per fornire i loro servizi. Un aggravante delle
concentrazioni di contaminanti derivati dai pesticidi che vengono riportate si
trova nelle maggiori quantità di pesticidi che si applicano in ogni nuova
campagna a causa delle resistenze che sviluppano i parassiti (Souza Casadinho,
2009), e i cocktel che si improvvisano da parte dei produttori al momento della
polverizzazione i cui effetti sinergici non sono stati ancora studiati. Queste
situazioni aumentano i rischi di contaminazione di questa attività e spingono
le popolazioni esposte a fornire una soluzione per un quadro sanitario e
ambientale deteriorato come mai prima d’ora era successo (Colectivo Paren
de Fumigar Córdoba).
In base ai temi
sviluppati possiamo affermare che non esistono applicazioni di pesticida
controllabili perché fondamentalmente ciò che non si può controllare è la
interazione tra il clima e i fenomeni fisiochimica dei pesticidi, dei loro
residui e dei coadiuvanti e tensioattivi.
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”. Enviro
[1]
Nome commerciale della formulazione del Glifosato dell’impresa Monsanto.
[3] Marca commerciale di
insetticida il cui principio attivo è il clorantraniliprole,
dell’impresa DuPont. Iscritto al SENASA (Servicio Nacional de Sanidad y Calidad
Agroalimantaria) con il numero 35444.
[4] Consulenti Fitosanitari sono
gli Ingegneri Agronomi con titolo universitario abilitante per
la gestione e la prescrizione di prodotti chimici o biologici di uso agrario
(Art. 39, Legge 9164, Provincia di Córdoba).
[5]Si
considera finestra di aspersione o di polverizzazione il lasso di tempo
propizio alla polverizzazione in modo da evitare la deriva.
[6] Si considera velocità
terminale una velocità di caduta costante, come prodotto dell’equilibrio tra
forze di gravità e quella di attrito con l’aria. I risultati di questa tavola rispondono all’Equazione
della Legge di Stoke.
[8]
Esta dimensión expresa el diámetro
de la gota.
[9] La lettera ‘X’ al posto della ‘a’ o della ‘o’ in queste
parole propongono un tipo di scrittura che abbraccia le accezioni generiche
possibili. In questo lavoro utilizziamo questa espressione in rispetto
dell’adesione alle organizzazioni sociali che la propongono e che sono
collegate tra loro attraverso questo tema in particolare.
[10] La dimensione espressa si riferisce al
diametro della goccia.
[11]
http://www.reduas.fcm.unc.edu.ar/
[12]
Ley provincial 9164, decreto
reglamentario Nº 132/05, artículo 24º.
[13] Todos los agroquímicos
tienen distintos tiempos en que se descomponen sus moléculas. Este tiempo
se mide en días, semanas, o meses. Pero
aun cuando algunos principios activos se descomponen, no
necesariamente pierden peligrosidad, sino
que pueden transformarse en moléculas tan peligrosas como
su precursora. Este es el caso del
glifosato y su principal metabolito, el AMPA, que presenta mayor
toxicidad sobre células humanas que su
precursor (Benachour y Séralini, 2009).
[14]
(ndr) Fenomeno per cui un solido o un liquido attrae e ritiene sulla sua
superficie gas vapori liquidi o corpi disciolti
[15] En el concepto de plaguicidas consideramos
al producto comercial, lo que implica los principios
activos
más los coadyuvantes y surfactantes.
[16] Strato dell’atmosfera in
contatto con il suolo.
[17] PBL top: limite superiore dello strato
planetario a livello della terra (dalla sigla inglese planetary
boundary layer).
[18] Compuestos Orgánicos Persistentes (COP)
sono un gruppo di composti organici fabbricati artificialmente sebbene ne esistano di naturali. Si tratta di
composti molto tossici che hanno un tempo di persistenza nell’ambiente molto
ampio a causa delle sue caratteristiche fisiochimiche.
[19] Áreas periurbanas de prohibición de
aplicaciones de plaguicidas sintéticos, donde incluso se estimulan
alternativas productivas que no demanden
el uso de agroquímicos.
[20] Reconocemos que el término técnico
correcto para referirse a las aspersiones de plaguicidas en la
agricultura es “pulverización”, aquí y en
otros apartados usamos el término “fumigación” y sus
derivados, por ser una palabra identitaria
de las luchas de vecinxs y organizaciones sociales.
[21]Si considera tempo di carenza la quantità
di giorni che devono trascorrere dal momento dell’applicazione di un prodotto a
quello di raccolta o utilizzo del prodotto trattato(Brambilla, sf).
[22] Il termine ‘limite
massimo di residuo pesticida’ (LMR), conosciuto anche come ‘limite di tolleranza’,
‘quantità residuali permissibili’ o ‘livello massimo permissibile’, si può
definire come la concentrazione massima di residui di un pesticida o suoi
prodotti degradati (metaboliti), o entrambe, che si possano tollerare negli
alimenti senza aspettarsi rischi diretti per la salute dei consumatori o nelle
generazioni successive. Si esprime in mg dei residui definiti in Kg di alimento
(mg/kg).