Il suono dell'universo.

lunedì 16 febbraio 2009

Intervista ad Atucà, indio Guaranì.

di Chiara Madaro


Atucà Guaranì
Atucà è un indio Guaranì, uno dei più numerosi ed antichi popoli indigeni che da tempi immemorabili abitano la zona tra Paraguay, Brasile e Argentina, nei pressi delle cascate di Iguaçu. Oggi, in quelle terre sorge la diga di Itaipù, la più grande del Brasile, che è costata l’allagamento di terre indigene.
Dopo la cacciata forzata dalle proprie terre, i Guaranì della zona si dispersero nei territori circostanti. Atuca’ fu adottato da un altro popolo, quello degli Xavante. Come altri giovani indigeni fu introdotto in un programma di inserimento forzato nella società dominante ed è diventato architetto.
Ma non ha mai dimenticato le violenze che ha subito durante l’invasione delle terre che appartenevano al suo popolo né la foresta.
Oggi è uno dei pochi indigeni che, fatto tesoro di quello che ha imparato, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sui misfatti che avvengono nel folto della foresta.
Ho avuto modo di incontrare Atucà in più occasioni in cui mi ha concesso due lunghe interviste oltre che interessante materiale di studio.
Atucà vive oggi in Italia dove lavora, fa conferenze e propone le danze e la musica tradizionali. I suoi discorsi pubblici non sono graditi in Argentina e Brasile.
Ora sta tentando di avviare, tra mille difficoltà, un progetto di mercato equo e solidale nella foresta nel quale coinvolgerà altri indigeni che soffrono a causa dei cambiamenti improvvisi ai quali sono stati costretti con la forza .


* Come mai conosci lo spagnolo? Raccontami la Tua storia.

Conosco la mia lingua ma anche lo spagnolo, il portoghese, un po’ di italiano. Io ho studiato dopo che il mio popolo fu disperso per la costruzione della diga di Itaipù. Vennero e ci cacciarono: dicevano “Andate via! Chi vuole rimanga…fatti suoi…”.
Eravamo una piccola comunità indigena: alcuni sono andati in Paraguay, altri in Argentina, in Brasile… hanno sparpagliato tutti e dopo ci fu l’inserimento forzato nella società che per noi fu drammatico. Non è stato piacevole scoprire che cosa voleva dire la parola povero, perchè da noi non esisteva questa parola, e ho conosciuto l’umiliazione, la vergogna, che non esisteva da noi. Dopo di ciò, forzatamente, fui “integrato” nella società, andai a Buenos Aires e ho studiato ma costantemente, durante le vacanze, tornavo alla tribù, alla capanna; andavo e tornavo, andavo e tornavo … Poi sono diventato architetto ma non ho fatto niente con l’architettura: non puoi fare un progetto e dire “questo è un bel progetto, una bella costruzione…cosa vuol dire? Niente. Cosa può fare questo per il mio fratello indigeno? niente…niente”.
E ogni giorno uccidono bambine di 5 anni, le violano e le uccidono; non solo le bambine, anche i bambini, tanti bambini, e i responsabili sono i mercenari, i ladri e le organizzazioni che hanno contatti con entità governative.

* Cosa succede nelle terre indigene?

I ladri che rubano il terreno arrivano, fanno pressione per la soia anche se gli indios non vogliono vendere il terreno. Però disboscano ugualmente tutto il territorio attorno e ora non è rimasto niente, alberi alti 60 metri e larghi 5, antichissimi. Vengono le macchine, i pesticidi, gli elicotteri ed è tutto raso al suolo. Chi si preoccupa di queste famiglie [scacciate]? “Loro non sono niente”, dicono, dopo di ciò l’indio non ha la possibilità di spostarsi, diventa un invasore.
Per questo oggi non è facile, non è più il momento di essere delicati. Siamo arrivati ad una situazione brutta, climaticamente brutta.


* Quanti di voi hanno la possibilità di raccontare queste cose?

Siamo in pochi a fare questa vita di denuncia e siamo perseguitati; è logico che quello che sto dicendo qui non posso dirlo quando sono in Brasile e faccio conferenze sulle problematiche dei popoli indigeni e subito mi prendono subito… subito …subito!
Parlare di deforestazione, di indios, parlare di tutto questo è praticamente interminabile!
Qualcosa non ha funzionato con questa società; allora l’indio non era così stupido perché l’ambiente sta cambiando e l’acqua è importante, l’aria è importante quindi quando non ci saranno più uccelli nel cielo, quando non ci saranno più pesci nell’acqua, quando non ci saranno più alberi da tagliare, sapranno, allora, che il denaro non si mangia.

* Eppure esistono leggi in Brasile che proteggono gli indios…

No, no, ci proteggono alla vista degli altri. Dicono: ” abbiamo salvato comunità indigene, difeso i loro territori”, bello-bello-bello…ma quello è per mostrare al mondo che stanno facendo cose belle ma non è così…
E il governo fa progetti, progetti bellissimi, fantastici, di milioni. Un progetto di foresta per 40 milioni: le persone arrivano con questo progetto e questi personaggi del governo si mostrano veramente preoccupati, arrivano le televisioni, filmano e loro dicono di essere veramente preoccupati per la lingua, per la cultura, per gli indios, per la storia, per tante cose.
E filmano i politici mentre dicono: “faremo questo progetto, faremo questo, questo e questo”. Questi signori guadagnano almeno 300 dollari al giorno, questi signori stanno in hotel a 5 stelle, questi signori mangiano a 5 stelle, vanno in macchine a 5 stelle, tutto a 5 stelle e fanno progetti di inserimento nella società; ogni governo fa un progetto e per ogni progetto arrivano sempre tanti soldi e così [quelli del governo] se ne beneficiano, non so in che modo però veramente succede questo: questi soldi non arrivano agli indios perché se arrivassero agli indios ci sarebbero tante soluzioni.
Un altro problema: quando ti fanno un documento e ti dicono “eh? Ma tu ora non sei più un indio perché hai un documento” e ti fanno multe su cose di cui tu non sai niente e non puoi neanche lamentarti.

Atucà carica il suo arco.
http://atucaguarani.blogspot.it/
* Eppure, dopo che la Costituzione dell’88 ha dato agli indios pieni diritti civili e politici, è stato eletto come deputato il primo indio, Mario Juruna.

[Fa una risata] Mario Juruna…[ride ancora ] Mario Juruna era uno che andava in Parlamento col registratore. E poi ha incominciato a denunciare quello che sentiva. E allora gli dicevano:”ma no, chi ha detto queste cose?!” allora tirava fuori il registratore. A quel punto è stato cacciato via.


* E al suo posto è stato messo qualcuno?

Si, Marcos Terena. Ma lui non si è comportato bene ed è stato cacciato via. Questo quando c’era Collor, Collor de Mello.

* E ora che c’è Lula?

Nessuno! Non c’è nessuno.

* E l’ONU?

L’Onu? Cos’è l’Onu [ironico] non esiste proprio. Prima ti dirò che la multinazionale maggiore che distrugge la foresta è la Cargill …senza parlare della soia…senza parlare della soia…

Ogni volta che devo parlare di questo tema è un po’ doloroso per me perché subito mi viene alla mente tutto ciò che è brutto per un uomo che ha visto il suo popolo, la sua famiglia, che ha visto la sua cultura praticamente distrutta perché l’indigeno tentò di entrare in accordo con questa società dominante dove oggi abbiamo medici, avvocati, dottori… noi pensavamo di arrivare ad un accordo, prima non capivano il male che facevano alla nostra cultura e alla selva, alla foresta, alla natura… veramente non ha funzionato qualcosa per noi, veramente ci hanno avvelenati in ogni modo; l’indigeno è avvelenato e obbligato ad essere inserito in questa società senza alcun tipo di progetto o consiglio adeguato. Perché non è vero quello che si dice quando qualcuno del governo va alla televisione e dice ‘stiamo riconoscendo il territorio: non sapevamo che fosse degli indios perché avevamo documenti falsificati bla bla bla” e lo dicono al mondo intero a caratteri cubitali perché il mondo intero possa sapere quello che stanno facendo, quanto sono bravi loro che stanno riconoscendo queste cose agli indios e invece la realtà è un'altra, in questo momento è possibile che stiano uccidendo un indio o una donna india o violentando una bambina di 5 o 6 anni e poi la uccidono perché questa è la realtà! e sono protetti perché non è possibile che è da 50 anni che il mondo affronta questo tema con l’Onu e fanno documenti fantastici però là [nella foresta] non arrivano!! nella selva non arriva proprio! arrivano, sì, i mercenari con armi violentissime non come qui che arrivano con un documento, no, arrivano, tu non ne sai niente, calci e umiliazioni con armi alla nuca, è una umiliazione totale senza dimenticare, è logico, che questi bravi mercenari quando vedono queste bambine di 12, 13 anni, 14 con un corpo bellissimo non mancano di fare commenti sarcastici, si colpiscono col gomito l’uno con l’altro guardando nel fondoschiena di tua figlia, vi piacerebbe che succedessero cose si questo tipo? Che mercenari di qualsiasi tipo che rubano la tua terra, il tuo territorio, arrivano e guardano nel fondoschiena di tua figlia ridendo e sfruttandola nella loro immaginazione? Questo succede oggi, oggi continua a succedere e l’indio che non vuole andare via dal suo territorio, i poveri indios che sono rimasti perché hanno detto no a tutto questo, gli disboscano tutto intorno tutto, tutto, tutto, gli lasciano un pezzo di foresta così [mima con le mani], nel mezzo di un niente!

* Cosa succede alla foresta, ai villaggi?

Allora: la conseguenza del disboscamento è che mille serpenti vengono nel posto dove sta l’indio e lasciano 4 ettari, 3 ettari, niente più e il resto è tutto disboscato, non c’è più foresta per un raggio di 10 km per parte, entrano le macchine e gli aerei con i pesticidi tutto intorno e il territorio è inquinato e intanto ci sono questi pochi indios che hanno voluto resistere perché non capiscono il motivo del perché devono andare via tanto brutalmente.
Questi mercenari organizzano tutto per vendere queste terre a persone che hanno più potere, che fanno le grandi piantagioni di soia e questo non si dice perché non si può dire perché non puoi parlare in questo modo diretto ma chi beneficia in definitiva di tutto questo …è il grande re della soia, delle piantagioni [si riferisce a Blairo Maggi, di origini italiane, magnate della soia e governatore del Mato Grosso]. Disboscano tutto e l’indio non è rispettato… dopo si ammala la famiglia. Soffre. Ed è chiaro, normale, il cancro e tante altre cose e si vende tutto per niente: alberi fantastici di un diametro di 5 metri, alti 60, 70 metri, un pianeta di vita! li vendono per 70, 80 dollari.

* Cos’è che non vi permette di inserirvi?

Non è che l’indio sia stupido, abbiamo tutti la capacità di capire, abbiamo tutti le capacità.
Io ho imparato ad usare la forchetta, a stare a tavola, a dormire sul letto, l’indio non ha problemi a dormire a terra. Poi: che esistono registi di cinema bravissimi, scienziati…noi rispettiamo questo. Tu hai la televisione a casa? Frigorifero? Tutti ce l’hanno; è una cosa normale e logica che tutti hanno in questa società, noi le rispettiamo così come vogliamo che quello che abbiamo noi non ci venga tolto da nessuno. Noi vogliamo gli uccelli, il pesce, l’acqua dolce, non inquinata, logico. Non vogliamo i territori vicini totalmente avvelenati, non vogliamo essere umiliati costantemente discriminati proprio in Sud America dove l’indio è uno straniero. Questo che porto io [un nastro di stoffa rossa al polso sinistro] è una cosa stupida, sembra; questo rosso è il dolore di un popolo, questo blu [al polso destro] è il nostro sangue, il fiume, questa [la piuma che porta al collo] la porto perché è un simbolo tanto raro, siamo liberi come gli uccelli. Noi volevamo che tutto questo rispetto che abbiamo noi per voi fosse ricambiato. Invece succede che l’indio tante volte viene costretto a questo inserimento forzato. Fanno progetti [il governo] per cui costruiscono case; nel Mato Grosso do Sul ci sono tanti indigeni, purtroppo stanno cancellando la loro cultura, le loro radici a causa di questo inserimento bruto, di progetti vergognosi che fanno vedere che veramente vogliono risolvere i problemi degli indios e che vogliono far pensare che stanno facendo cose serie per gli indios. Questi progetti… sono così brutti… fanno case con televisori, col telefono e tutte le comodità ma a chi telefona l’indio? Con chi va a parlare? Va a vedere la televisione per cosa? Perché? Perché dovrebbe guardare la televisione quando tutta la sua vita, tutta la sua vita! l’ha vissuta in foresta, bene, tranquillo! Con i suoi riti spirituali belli, dignitosi, semplicissimi… l’indio ha altri interessi. E poi queste case costruite dopo che sono state filmate, fotografate in modo che tutti possano vedere il progetto fantastico con politici e tutti quelli che lavorano per il governo, che sono molto preoccupati per questo progetto per gli indios, tutti a posare, a farsi fotografare, tutto documentato…tre giorni dopo quella costruzione è venuta giù, tutto distrutto perché il materiale non serviva. Però quello non si sa (…) Tutti guadagnano da queste cose, all’indio arriva quello che non serve. Al massimo fanno una piccola scuola così… ma con tutti quei soldi potrebbero fare bellissimi progetti per l’indio soprattutto un progetto dovrebbe esser adattato ai casi specifici. Invece per la prima volta va a conoscere ciò che è la povertà, l’indio non sa cos’è la povertà, non sa neanche cos’è l’umiliazione però con questa società lo abbiamo imparato.

* Cosa ti ha fatto sentire povero?

Quando era a scuola senza progetto di adattamento…”dove andiamo? [mi chiedevo]”. Per andare a scuola si cammina per chilometri anche nel fango, nell’acqua e prima di quello non sapevo l’esistenza della parola povero e nemmeno il suo significato.
Però quando l’abbiamo imparato abbiamo capito che non è bello, non è bello…non è bello, no. Tutti ti guardano i piedi e tu fai tutto quello che puoi per avere anche le scarpe più brutte del mondo ma che siano scarpe perché andare scalzo con un po’ di cuoio così come vado io, non va bene.

* Quali sono le conseguenze del disboscamento?

Quando un albero di quelle dimensioni, fantastico, viene distrutto rimane un buco di 6-7 metri. E in quel buco di 6-7 metri viene la pioggia. Quel buco rimane tutto coperto di acqua del colore della terra e l’indigeno che vive in quell’ambiente, in quella comunità, con quel problema di deforestazione deve uscire per cacciare per potersi alimentare in orari diversi [da quelli di qualche anno fa] perché adesso l’ecosistema è cambiato, ci hanno lasciato quasi senza niente e [l’indio] deve uscire la notte ma senza lanterna, senza fuoco, niente, deve uscire perché deve prendere l’alimento. Logicamente non ci sono più quegli alberi che differenziavano il settore dove lui sapeva che cosa c’era perché è da tanti anni che ci è nato e conosce tutto ma all’improvviso sono rimasti senza niente. Però è necessario uscire e così, purtroppo, con quella pioggia torrenziale, feroce, [l’indio] deve uscire per prendere l’alimento, ha il bambino che deve mangiare, ci sono persone che devono mangiare e qualche volta non si vede quel buco che la pioggia ha colmato e basta solo fare un passo ed è sparito, quello è fango morbido [sabbie mobili] non ha possibilità assoluta di salvarsi, non è possibile. Non è un film di Indiana Jones dove uno cade, arriva la musica, arrivano i soccorsi e lo tirano fuori con l’illuminazione appropriata; no, non è così. Nella realtà si muore.

Contatti: atuca.guarani@libero.it

cell.: 0039.339.4425638

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