Secondo la Prof.ssa Flàvia Barros, dell’Istituto per le Relazioni
Internazionali dell’Università di Brasilia il Brasile ha cmpiuto dei passi
avanti in occasione di Rio+20 a giugno 2012
con il suo patrimonio di questioni sociali e ambientali. Ma non ha
ancora lo status sufficiente per assumere un ruolo di primo piano nella
governance dello sviluppo sostenibile.
Secondo la ricercatrice, l’approvazione del nuovo Codice Forestale mostra l’incapacità
del Brasile rispetto alla gestione di tali questioni.
Secondo Ana Flavia, il mondo ha bisogno di un nuovo accordo per il consenso
globale perchè attualmente i negoziati non avvengono solo nella sfera pubblica.
“C’è un dislocamento delle negoziazioni che va dal pubblico al privato. E’
impotante che lo Stato negozi con entità non pubbliche e sappia convivere con
attori diversi” afferma la professoressa che questa settimana ha partecipato al
Congresso Brasiliano su diritto ambientale a San Paolo.
La ricercatrice difende una governance globale ‘senza multilateralismo
effettivo’ e con ‘un forte policentrismo legale’. Spiega:”Multilateralismo significa
che il riflesso delle crisi fa si che le potenze occidentali tradizionali
smettano di essre forti nelle questioni economiche in quanto lasciano spazio
libero alle emergenti potenze mentre dovrebbero esigere una riforma del
multilateralismo” citando con ciò la critica diffusa sulla mancanza di efficacia
del sistema delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda il ‘policentrismo legale’
la ricercatrice ci mette in guardia a proposito dell’insorgere di ‘nuovi
produttori di norme’, soparttutto in ambito regionale, come accade per il
Mercosul o l’Unasur, Unione delle nazioni sudamericane e alcune alleanze europee
e che non stanno assumendo un ruolo di leadership necessario per una governance
efficace.
La Cina invece suscita paura e sentimenti negativi. La dottrina cinese
chiede pacificamente di assumere un ruolo crescente perchè è già una potenza
mondiale. L’India non riesce ad assumere una funzione di leader perchè non
possiede un capitale istituzionale adeguato.. Anche il Brasile non può perchè
non è un modello per lo sviluppo sostenibile. Nonostante i punti di forza, il
Brasile non ha ancora lo status di leader sebbene abbia presiedeuto ad una
riunione così importante come quella di Rio
+20.
Rio
+20 è finito con punti di vista pessimistici e ottimistici ma con una certezza:
l’agenda socio ambientale non ha leader definiti nei prossimi anni. Secondo Ana
Flàvia i problemi derivanti dalla mancanza di governance derivano dal fatto che le istituzioni non
stiano funzionando bene soprattutto a livello delle Nazioni Unite. Inoltre vi è
una riorganizzazione del potere con la guida di alcuni Stati nel ruolo di ‘assi’
come Brasile e Argentina in America meridionale e Francia e Germania in Europa.
Ancora dieci anni a l’accordo sarà fatto.
La
grande sfida è costituita dalla leadership nell’ingegneria legislativa, nella
fiducia e nella costruzione di consenso. Ma al momento non c’è fiducia e questo
spiega i risultati limitati di Rio +20. La proliferazione di trattati, alcuni
in quanto strumenti giuridici, non saranno applicati se il contesto non
consentirà l’impegno di attori statali e non statali – conclude la
ricercatrice.
Traduzione
: Chiara Madaro
Foto: http://tg24.sky.it/tg24
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