di Chiara Madaro
Nel 1983, al termine della dittatura, il Governo argentino creò la Conadep,
Commissione nazionale sulla scomparsa di persone, con l’obiettivo di
investigare sulla sparizione forzata di persone operata durante la dittatura
militare. Grazie a Conadep, nel settembre del 1984 è stato pubblicato il
Dossier ‘Nunca màs’ che porta alla luce alcuni documenti segreti prodotti dai
golpisti poi pubblicati dal quotidiano ‘La Prensa’ di Buenos Aires il 24
settembre 1983. Tra questi documenti appaiono due decreti appartenenti al
governo costituzionale già prima del colpo di stato del 24 marzo 1976. Si
tratta del Decreto 261 del 5 febbraio 1975 nel quale si ordina di ‘effettuare le
operazioni militari necessarie a neutralizzare e/o annientare le azioni di
elementi sovversivi che agiscono in provincia di Tucumàn’ e il Decreto 2772 del
6 ottobre 1975 dove si va oltre e si stabilisce di ‘effettuare le necessarie
operazioni militari e di sicurezza allo scopo di annientare le azioni degli
elementi sovversivi su tutto il territorio del paese’.
Questi documenti furono diffusi al
termine della dittatura dando avvio ad un processo che avrebbe portato all’individuazione
dei colpevoli. Tuttavia solo pochi anni dopo furono promulgate due leggi. La
prima, conosciuta come la ‘legge del punto finale’ 823.492 del 24 dicembre 1986, risale alla presidenza
di Raùl Alfonsin e, di fatto stabilì che si fermasse il processo che avrebbe
smascherato i collaboratori del sistema dittatoriale decretando l’impunità di
coloro che si erano macchiati di gravi crimini ai danni di migliaia di persone.
Sullo stesso piano si pone una seconda legge emanata il 4 giugno 1987 e
conosciuta come la ‘legge dell’obbedienza dovuta’ (23.521). Questa legge, anch’essa
promulgata durante la presidenza Alfonsin, sollevava da ogni responsabilità,
senza possibilità di prova contraria, i rappresentanti delle forze armate che
durante la dittatura si erano macchiati di delitti contro i sovversivi.
Queste leggi furono al centro di
importanti contestazioni per anni e dunque considerate nulle dal Congresso
Nazionale nel 2003 mentre la Corte suprema di Giustizia le giudicò
incostituzionali nel 2005 sotto la presidenza Nèstor Kirchner.
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