Il
24 marzo 1976 Isabel Peròn, guida dell’Argentina al fianco del marito Juan
Peròn, fu catturata da una Junta de Comandantes. La giunta, costituita dal
Tenente Jorge Rafael Videla, l’Ammiraglio Eduardo Emilio Massera e il
Brigadiere Orlando R.Agosti, prese il potere fino al 1983 designando come
presidente di fatto Videla e avviando il ‘Processo di riorganizzazione
Nazionale’.
La
gestione dell’economia fu affidata a Josè Martinez de Hoz che, il 2 aprile,
annunciò il suo piano per contenere l’inflazione, la speculazione e stimolare
le esportazioni verso i paesi stranieri. Ma in questi anni il debito estero raddoppiò.
In questo clima economico la Giunta Militare impose il terrorismo di Stato, un
progetto pianificato volto a distruggere ogni forma di partecipazione popolare.
Il regime avviò un’implacabile repressione contro ogni forza democratica
politica, sociale e sindacale. L’obiettivo consisteva nella sottomissione della
popolazione attraverso il terrore e con ciò ottenere l’ordine. Studenti,
sindacalisti, intellettuali e persone comuni furono sequestrate, assassinate e
fatte scomparire nel nulla.
La
fine della dittatura avvenne nel 1983 dopo la sconfitta della guerra delle
Malvinas (Falkland), isole che rientrano
nell’area geografica argentina ma contese dal Regno Unito. A questo punto,
infatti, la giunta militare presentò le proprie dimissioni e il potere passò
nelle mani del generale Reynaldo Bignone il 1 luglio 1982. Ma il dissenso
nazionale ed internazionale nei confronti della dittatura cresceva con sempre
maggiore costanza e Bignone è costretto a indire libere elezioni.
Pinochet e Kissinger |
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