La Monsanto, la più grande corporation produttrice di semi esistente al mondo, dovrà pagare circa 7.5 miliardi di dollari ai produttori di soia brasiliani. L’azienda, che in passato aveva colpito con sanzioni legali i contadini sospettati di pirateria, si ritrova ora dalla parte degli indagati, I contadini, infatti, hanno a loro volta fatto causa all’azienda e hanno vinto. La produzione di soia geneticamente modificata (GM) è iniziata nel 1998 con semi introdotti illegalmente dall’Argentina. Gli agricoltori avevano in un primo momento ben accolto il prodotto in quanto resistente all’erbicida ‘Roundup’, un altro prodotto Monsanto, rendendo la pianta più resistente. Questo aveva indotto il presidente Luiz Inacio "Lula" Da Silva a legalizzare la soia ‘Roundup Ready’ nel 2005 nonostante le proteste degli ambientalisti. Il Brasile è infatti il più grande produttore mondiale di soia. Il 26% delle esportazioni agricole del Brasile sono rappresentate dalla soia. Lo scorso anno si sono registrati ben 30,3 milioni di ettari di colture geneticamente modificate e la maggior parte di queste coltivazioni erano di soia. La soia viene poi esportata in Europa, dove viene usata per l’allevamento del bestiame e per i biocarburanti e in Cina, dove l’industria della carne diventa sempre più fiorente e cresce il fabbisogno di mangimi per animali. Dopo aver iniziato a fare affari con i produttori brasiliani, la Monsanto ha aumentato il prezzo dei semi del due per cento obbligandoli inoltre a firmare un contratto in cui si impegnano a non salvare le sementi prodotte dai loro campi per i futuri raccolti penalizzando poi gli agricoltori che non avevano tenuto rigorosamente separata la soia GM da quella tradizionale imponendo loro una ulteriore tassa del 3%. A questa mossa è seguito un dibattito per stabilire se i contadini avessero consapevolmente o meno mescolato i due ceppi finchè nel 2009 un gruppo di sindacati rurali del Rio Grande do Sul, ha trascinato la Monsanto in tribunale affermando che la separazione tra semente GM e non GM era praticamente impossibile a causa dei venti che trasportano i pollini ovunque e dunque la tassa che l’azienda aveva imposto non era corretta. Nell’aprile 2012 il giudice ha stabilito che le tasse Monsanto erano illegali rilevando inoltre che il brevetto del seme ‘Roundup’ era scaduto nel paese. In conseguenza di tale affermazione è stato stabilito che che l’azienda interrompa l’imposizione delle tasse, i guadagni che da essa ne derivano ma anche di restituire quanto già intascato dal 2004. L’importo dovrebbe ammontare a 2 miliari di dollari. La Monsanto si è quindi appellata contro la sentenza peggiorando tuttavia la propria posizione. Il 12 giugno 2012 la Suprema Corte del Brasile ha deciso all’unanimità che quanto stabilito dalla Corte del Rio Grande do Sul è estendibile e valido per l’intero paese. In conseguenza di ciò è aumentato il numero dei coltivatori coinvolti e con esso anche la cifra che Monsanto dovrà sversare: 7,5 miliardi di dollari. Inoltre il processo ha chiarito un ulteriore fatto ovvero che la legge brasiliana consente ai contadini di conservare i semi e moltiplicarli.
’D’altra parte - dice Jane Berwanger, avvocato difensore dei contadini – non esiste legge al mondo che imponga ai produttori di pagare sempre per le stesse sementi’. Ma Monsanto non si arrende e dichiara che ‘Fino al momento in cui la causa non avrà una fine e i giudici non avranno preso una decisione definitiva, il metodo delle royalties per il biotech continuerà a funzionare normalmente sulla base di garanzie giuridiche stabilite’. E’ interessante notare, comunque, che nel 2008 il Chemical Research in Toxicology ha pubblicato uno studio condotto da Gilles-Eric Seralini, docente presso l’Università di Caen, che indicava il Roundup è letale per le cellule umane. In base a queste ricerche dosi anche di molto inferiori rispetto a quelle utilizzate nelle colture di soia, causano la morte cellulare in poche ore mentre nel 2010 l’embriologo Andrès Carrasco, ricercatore presso il Consiglio nazionale della ricerca scientifica e tecnica e direttore del laboratorio di embriologia molecolare presso l'Università di Buenos Aires, ha dimostrato che il glifosfato, ingrediente attivo del Roundup, è estremamente tossico per gli embrioni di anfibi già a dosi 1.540 volte inferiori rispetto a quelle usate su terreni agricoli.
Jane Berwanger |
’D’altra parte - dice Jane Berwanger, avvocato difensore dei contadini – non esiste legge al mondo che imponga ai produttori di pagare sempre per le stesse sementi’. Ma Monsanto non si arrende e dichiara che ‘Fino al momento in cui la causa non avrà una fine e i giudici non avranno preso una decisione definitiva, il metodo delle royalties per il biotech continuerà a funzionare normalmente sulla base di garanzie giuridiche stabilite’. E’ interessante notare, comunque, che nel 2008 il Chemical Research in Toxicology ha pubblicato uno studio condotto da Gilles-Eric Seralini, docente presso l’Università di Caen, che indicava il Roundup è letale per le cellule umane. In base a queste ricerche dosi anche di molto inferiori rispetto a quelle utilizzate nelle colture di soia, causano la morte cellulare in poche ore mentre nel 2010 l’embriologo Andrès Carrasco, ricercatore presso il Consiglio nazionale della ricerca scientifica e tecnica e direttore del laboratorio di embriologia molecolare presso l'Università di Buenos Aires, ha dimostrato che il glifosfato, ingrediente attivo del Roundup, è estremamente tossico per gli embrioni di anfibi già a dosi 1.540 volte inferiori rispetto a quelle usate su terreni agricoli.
Fonte:Carmelo Ruiz-Marrero, 'Monsanto Faces $7.5 Billion Payout to Brazilian Farmers', CorpWatch Blog, June 28th, 2012.
Traduzione a cura di Chiara Madaro
Foto Jane Berwanger :http://sul21.com.br
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