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domenica 13 gennaio 2013

Brasile: Índios denunciano dispersione di veleno in prossimità di un’aldeia Xavante



Traduzione di Chiara Madaro
http://correiodobrasil.com.br/meio-ambiente/energia/indios-denunciam-despejo-veneno-proximo-aldeia-xavante

11/1/2013 13:24
Por Redação, com Brasil de Fato - de Marãwaitsédé (MT)


Gli indios Xavante che abitano un’aldeia nel Nord del paese stanno subendo una serie di attacchi da parte di fazendeiros (impresari agricoli ) che intendono ampliare le proprie terre. L’ultimo di questi attacchi riguarda il tentativo di avvelenamento di massa degli xavante che vivono nella regione.





“Si è trattato di un attacco visibile, io ho visto un piccolo aereo che rilasciava veleno all’incirca alle 8 del mattino del 26, ad una distanza ravvicinata rispetto all’aldeia; io stesso ho attualmente problemi alla vista e mal di testa dopo la dispersione di quel materiale”, afferma il sacerdote cattolico Xavante Aquilino.

Egli afferma che non si tratta del primo caso di diffusione di veleni e che sono già avvevnute le prime morti tra gli xavante in seguito allo spargimento di queste sostanze in luoghi prossimi all’aldeia. La fazenda adiacente la terra indigena è costituita da piantagioni di soia e si trova a meno di 10Km dalla Terra Indigena Marãwaitsédé. Cosme Xavante, uno dei leader Marãwaitsédé, afferma che l’aereo è passato velocemente sull’aldeia.

“Abbiamo delle coltivazioni al confine con la fazenda (fattoria). Sono passati a spargere veleno anche la scorsa settimana, sempre micronizzato, ma non erano mai arrivati così vicini, la nostra salute è compromessa”, denuncia.

Il leader indigeno afferma che la Funai si è fatta presente e che gli organi competenti presenteranno il caso ad Ibama per le investigazioni. In un’intervista al Cimi, l’organo indigenista ha affermato che non esiste prova di intossicazione o dispersione di agrotossici ma che stanno verificando la denuncia.

Secondo una dichiarazione della Funai, l’operazione di rimozione degli invasori della TI (Terra Indigena) è stata avviata, “chi non andrà via avrà la confisca dei beni dai giudici e dovrà rispondere al crimine della disobbedienza”. Gli invasori tentano di intimidire gli indigeni in seguito al mandato di sgombero inviato il 18 ottobre a chi occupa illegalmente i territori in questione dal ministro Carlos Ayres Britto, allora presidente del Supremo Tribunale Federale (TFS).

Da allora le intimidazioni e gli attacchi da parte dei fazendeiros sono stati costanti. Il 3 novembre 2012, un indio è stato inseguito nella città di Agua Boa da due macchine a bordo delle quali si trovavano persone che ha riconosciuto appartenenti ad un nucleo che aveva invaso il territorio indigeno Marãiwatsédé e capovolto il suo veicolo riportando alcune escoriazioni.

Un altro caso di intimidazione con ripercussioni è stato perpetrato contro il vescovo emerito di São Félix do Araguaia, Dom Pedro Casaldáliga, che si è ritirato all’inizio del dicembre 2012 da São Félix. Il vescovo è stato accusato di essere responsabile della decisione del SFT. Le minacce erano diventate sempre più insistenti e pericolose: “Il vescovo non vedrà la fine della settimana”.

Invasione.

L’aldeia di Marãwaitsédé è situata nel municipio di Alta Boa Vista e São Félix do Araguaia nello stato del Mato Grosso e iniziò ad essere invasa negli anni ’50, dopo essere stata acquisita in maniera irregolare dall’azienda agricola Suià-Missu. Gli indigeni furono costretti alla migrazione forzata verso la Missione Salesiana di São Marcos, a 400Km da Marãiwatsédé, dove si diffuse un’epidemia di morbillo. Circa 150 indigeni morirono e nel 1980, la terra è stata venduta all’impresa italiana Agip.

Nel corso della Conferenza sull’Ambiente realizzata all’inizio degli anni ’90 a Rio de Janeiro, la Eco92, l’Agip annunciò , sotto pressione, che avrebbe restituito la Marãiwatsédé agli Xavante. Dei 165 mila ettari omologati e registrati dall’Unione , appena 20mila sono occupati dagli indigeni. La terra è stata approvata dalla Giunta nel 1998 e malgrado il riconoscimento, gli indigeni soffrono grandi pressioni da parte dei latifondisti e del potere politico locale affinchè la Marãiwatsédé rimanga nelle mani dei fazendeiros.

 

 

 

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