Gesuivan Potiguara |
E’ morto nella notte di domenica 5 agosto il cacique Potiguara Geusivan Silva de Lima, 30 anni, dopo aver passato gli ultimi 6 giorni di vita in stato grave nell’Ospedale per le emergenze e i traumi ‘Humberto Lucena’ di João Pessoa nel Paraìba.
Il leader indigeno è stato vittima di un attentato avvenuto nella notte del
31 luglio nell’aldeia Brejinho, sul litorale settentrionale della regione. La
lesione riportata è stata talmente violenta da causare una perdita della massa
cerebrale rendendo impossibile un recupero dello stato di salute.
Nel corso dell’imboscata i killer hanno colpito anche Claudemir Ferreira da
Silva, non indigeno e guardia del corpo di Gesuivan, che si è scagliato invano
contro gli assassini nell’intento di proteggere il cacique. Con Gesuivan sono
già sei i leader indigeni ad aver denunciato minacce presso gli organismi
federali; altri tre hanno poi denunciato ma non sono stati registrati
ufficialmente.
L’attentato.
Gesuivan è stato colpito con due colpi di pistola alla testa mentre giocava
a domino in una piazza dell’aldeia Brejinho. Secondo una testimone, due uomini
armati hanno avvicinato Gesuivan intimandogli di gettarsi a terra. Prima di
ucciderlo gli assassini erano stati affrontati da Claudemir Ferreira da Silva, raggiunto da
diversi spari e morto sul posto. I killer hanno poi colpito tre volte alla
testa il cacique. Secondo la testimone, prima di andare via, gli assassini
hanno detto: “Adesso ne mancano solo due”.
Secondo informazioni ufficiose i killer hanno utilizzato revolver calibro
38. Inoltre sembra che l’uomo che pilotava la moto ha tenuto il casco nel corso
dell’intera azione mentre l’altro aveva il viso scoperto.
Secondo il cacique generale del popolo Potiguara, Sandro Gomes Barbosa,
l’attentato non sarebbe un fatto isolato e si deve aggiungere alle minacce,
alle aggressioni ed ai tentativi di omicidio di cui sono stati vittima 7
cacique Potiguara e denunciati presso la Polizia Federale dal 2011 ad oggi.
La questione fondiaria.
Nel mese di aprile la comunità dell’aldeia Brejinho si è nuovamente
impossessata di 90 ettari di terra occupata da un fazendeiro della canna da
zucchero. Questa terra era già stata registrata e demarcata come terra indigena
ma la Funai, Fondazione nazionale dell’indio ha operato delle estrusioni.
Il cacique Gesuivan ha quindi guidato gli indigeni all’occupazione di
quelle terre malgrado le difficoltà dovute al fatto di aver riportato
l’amputazione di una gamba in seguito ad un recente incidente automobilistico e
iniziando la costruzione delle abitazioni.
Quelle canne non sarebbero dovute essere piantate nelle terre indigene e la
natura sarebbe dovuta rimanere inalterata.
Ma la ‘presa’ di aprile ha provocato numerose minacce telefoniche negli
ultimi mesi. E anche agli altri cacique non va meglio.
Ferite riportate in seguito ad un attentato subito a marzo |
Nel mese di maggio, uomini armati si presentarono alla casa del cacique
Sandro ma non lo trovarono. Il figlio disse loro che non viveva più lì e con
ciò si salvò. “Se io fossi stato li in quel momento, adesso sarei morto – dice
il cacique generale – A luglio sono stato seguito da altri motociclisti. Non
abbandoniamo la lotta ma solo Tupã potrà proteggerci”.
Assenza dello Stato
Nella notte del 22 marzo 2009, una domenica, alcuni uomini amati si
presentarono alla porta del cacique Anibal Cordeiro Campos, dell’aldeia
Jaguarà. Il tentativo di difendersi non andò a buon fine e fu raggiunto da 5
colpi. Sopravvissuto all’attacco, continua nella lotta contro la canna da
zucchero e i latifondisti che occupano irregolarmente le terre indigene e porta
con sé le conseguenze di quell’attacco: un proiettile conficcato nella testa.
La polizia ha aperto un’inchiesta ma nessuno è mai arrivato ai killer e ai
possibili mandanti. Quest’anno Anibal è stato nuovamente raggiunto da altre
minacce così come il cacique Josè Roberto dell’aldeia Três Rios, il vice
Josesi, il cacique Pintado dell’aldeia Capoeira, Alcides, dell’aldeia São
Francisco, Capitão dell’aldeia Forte e Oliveiros dell’aldeia Ibykuera.
Il clima di tensione e insicurezza tra i Potiguara è forte. Perfino la
notte in cui Gesuivan è stato sotterrato ci sono stati degli spari.
In alcuni casi c’è il coinvolgimento di indigeni corrotti dai latifondisti
della canna da zucchero e non indigeni che risiedono nei territori indigeni e utilizzano
la terra per la coltivazione della canna da zucchero.
“E’ difficile dire chi stia facendo tutto questo contro il nostro popolo –
dice Capitão – La polizia deve investigare per scoprirlo. Intanto dobbiamo
combattere contro la canna da zucchero, la violenza, lottare per la terra e
impedire i contratti di locazione, ma non possiamo dire con certezza chi
sia”.
Cacique Sandro Potiguara |
Situazione delle terre indigene
I territori del litorale settentrionale dei Potiguara si dividono in 32
aldeias tra le tre terre indigene registrate e dichiarate dal governo: Jacaré
do São Domingos, Potiguara de Monte Mor e São Miguel.
Insieme, queste terre misurano 35.328 ettari. L’occupazione non indigena in
questi territori è particolarmente elevata. A
São Miguel un campo di canna
occupa un’area di 14.000 ettari tagliando in due il fiume del territorio e
rendendolo inutilizzabile per la pesca, pratica tradizionale dei Potiguara per
sei mesi all’anno.
Anche nelle aldeias che compongono la terra del Monte Mor, la presenza non
indigena oltrepassa i 7mila individui in 1653 siti, senza contare le
coltivazioni di canna.
“Non ho paura dei banditi e se devo morire difendendo il mio popolo, se
questa è la volontà di Tupã, che sia fatta. Non abbandonerò la lotta” dice il
cacique generale Sandro Potiguara.
Autore: Renato Santana
Traduzione: Chiara Madaro
http://www.cimi.org.br/site/pt-br/http://agenciabrasil.ebc.com.br/noticia/2012-08-06/morre-cacique-potiguara-baleado-na-paraiba
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